CORRISPONDENZA FAMILIARE

Michela Murgia e Madre Elvira: storie diverse del protagonismo femminile

21 Agosto 2023

Due donne hanno concluso la loro esperienza terrena: madre Elvira (il 3 agosto), fondatrice della Comunità Cenacolo e Michela Murgia (il 10 agosto), scrittrice. Lo spazio che i media hanno dedicato alla loro storia è sbilanciato. Poco si è detto di una suora, Elvira, che nella sua esistenza, con grande audacia, ha generato nel cuore centinaia di giovani persi nella droga a vita nuova. 

In questi giorni tanto si è parlato di Michela Murgia, morta a 51 anni. Esaltata dal mondo laico e da una parte non marginale del mondo cattolico. Una donna che ha partecipato attivamente al dibattito politico e culturale degli ultimi anni. Una donna che sapeva parlare e far parlare di sé. Ci sono quelli che sono pronti a giurare che la sua vita è una testimonianza profetica, un nuovo modello di fede, di quella fede che sposa la modernità e si libera di un cattolicesimo ormai anacronistico fatto di divieti e proibizioni. Una fede perfettamente integrata con quella cultura che esalta l’individuo e fa dei suoi desideri la chiave della felicità. Fu vera gloria? 

Agli inizi di agosto un’altra donna ha concluso i suoi giorni terreni: suor Elvira, anzi Madre Elvira. La sua morte non ha trovato sui media un’eco adeguata alla sua vita lunga e operosa. I mezzi di informazione del mondo laico, quelli che ogni giorno aprono la finestra sul mondo, quelli che usano titoloni quando si tratta di evidenziare gli scandali della Chiesa, avevano altro a cui pensare. Anche i media cattolici, salvo le solite eccezioni, hanno dedicato uno spazio fin troppo misurato rispetto ad una vicenda in cui la fede risplende in tutta la sua bellezza e mostra tutta la sua straordinaria fecondità. 

Madre Elvira aveva 86 anni e tutti spesi, goccia a goccia, per il bene dei più poveri. Giovanissima era entrata nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, un nome che racchiude l’anima caritativa di questa Comunità religiosa. Non aveva studiato, non abbastanza per assumere posti di responsabilità. Ma Dio, che ama sorprendere e mostrare che è Lui il vero protagonista della storia, mette nel cuore di questa giovane suora il desiderio di prendersi cura dei giovani sbandati, in particolare di quelli che cadevano nella dipendenza delle droghe. Erano gli anni Settanta, gli anni della contestazione rabbiosa poi sfociata nella ribellione armata. 

In quegli anni, segnati dal riflusso e dalla tendenza al disimpegno sociale e politico, come una novella Giovanna d’Arco, suor Elvira inizia una nuova esperienza ecclesiale, l’ha chiamata Comunità Cenacolo perché, come amava ripetere, il Cenacolo è il luogo in cui Maria si trova con gli apostoli, ancora paurosi e timidi, proprio come tanti giovani del nostro tempo. Con la sua presenza materna la Vergine Maria “raduna gli apostoli e li fa pregare, e poi scende lo Spirito Santo, la forza di Dio, ed essi si trasformano in testimoni coraggiosi”. Una comunità orante e missionaria. Una famiglia ecclesiale intensamente apostolica. 

Una comunità che trova nella fede non solo la sua premessa ma il suo permanente principio e la sua costante forza vitale. Una comunità che trova nel Vangelo il coraggio per affrontare i grandi problemi di un sistema economico e sociale che crea ricchezza ed emarginazione, favorisce il progresso tecnologico e accresce la solitudine. Madre Elvira sentiva il grido di dolore dei giovani, li vedeva abbandonati a sé stessi, pieni di illusioni e di delusioni. Giovani sbandati e disperati. Non li giudicava ma li amava. Soffriva con loro e per loro come solo una madre sa fare. 

La Comunità Cenacolo non è un’opera sociale e non nasce da un progetto sociale ma dall’amore. Madre Elvira diceva con tutta convinzione di essere “felicemente sposata, ormai da tanti anni, con il Figlio del falegname di Nazaret, di professione anche lui carpentiere”. L’amore di Lui e per Lui ha permesso di sognare e realizzare un’opera che nessuna persona di buon senso avrebbe sponsorizzato. Le opere di Dio sono quelle che appaiono impossibili agli occhi degli uomini, quelle che mettono in crisi la ragione o, per meglio dire, quelle che chiedono alla ragione di riconoscere i suoi limiti e di fare alleanza con la fede. 

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Nella vicenda della Comunità Cenacolo non è solo l’audacia a sorprendere ma anche il metodo. In effetti, Madre Elvira propone un progetto educativo in cui alla terapia farmacologica e psicologica si preferisce una vita comune ritmata dal lavoro e dalla preghiera. Erano questi i pilastri riabilitativi. La Fondatrice non si accontentava di liberare i giovani dalla droga, voleva dare un senso alla vita e renderli capaci di amare e di fare della vita un dono. I fatti le hanno dato ragione. La Comunità è cresciuta come un albero rigoglioso ed oggi è presente in tanti Paesi del mondo. Una donna che ha scelto la maternità e ha generato tanti figli alla vita. 

Non ha scritto libri di successo, ha fatto della sua vita, e della vita di migliaia di altri giovani, un libro in cui è possibile leggere le note fondamentali della fede, quella che da secoli fa risplendere il Vangelo, quella che genera la carità più eroica, quella che non pretende di scrivere un nuovo catechismo per compiacere i potenti ma, in nome dell’Onnipotente, si prende cura dei più deboli. Durante la sua vita suor Elvira non ha calcato le scene della vita pubblica, non ha partecipato ai talk show, non ha ricercato né ricevuto premi… ma sono certo che di lei si parlerà ancora. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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