17 Luglio 2023

La peggio adultità, i baby stupratori di Firenze

Capodanno 2021, nove ragazzi e otto ragazze festeggiano il nuovo anno nella casa di uno di loro, in Mugello, senza la presenza degli adulti. Hanno tutti 14 anni tranne due ragazzine di 12. Hanno trascorso la notte a bere alcolici, fumare hashish e fare sesso. Il tutto filmato attentamente con i loro telefonini. Da quei video, diventati talmente virali da arrivare sotto gli occhi di una mamma di uno di loro, è partita un’inchiesta della polizia postale di Firenze e la Procura dei minori contesta ora a 6 ragazzini under 18 violenza sessuale su due dodicenni e produzione e divulgazione di materiale pedopornografico; ad altri tre la sola produzione/divulgazione. Altri minorenni, anche se non presenti, sono stati denunciati per aver contribuito a diffondere il contenuto del file. Complessivamente, i ragazzi denunciati, a vario titolo, tutti minorenni sono 24 e tutti figli di genitori “normali”, così definiti dai giornali.

La giustizia farà il suo corso ma la notizia sconcertante deve farci fare assolutamente due domande. La prima è così ovvia quanto ignorata. Gli adulti dov’erano? Come è possibile che dei ragazzini di 14 e 12 anni festeggino il Capodanno tutta la notte alla loro età da soli come se fossero dei trentenni? Ci sono delle regole di buon senso da rispettare, dei confini che vedo oltrepassare tranquillamente e beatamente che purtroppo stanno distruggendo il processo di crescita dei nostri figli. Se a 14 anni possono stare fuori tutta la notte a bere, a fumare erba perché ci sorprendiamo che ci siano anche episodi di sesso a gruppo?

La seconda osservazione riguarda l’uso dei telefonini. La spasmodica attenzione a racchiudere tutto ciò che si vive in quella infernale scatoletta è la manifestazione più chiara di come si percepiscono i nostri ragazzi. “Io esisto perché ho un social, e sono presente in quel social”. Dipendono dai likes che ricevono, dai followers che li seguono. Se oggi si domanda ad un adolescente qual è il suo sogno, risponde fare l’influencer per guadagnare facilmente tanti soldi. È chiaro, sono questi gli esempi che hanno davanti. Non più professioni come l’insegnante, il medico che salva le vite delle persone, l’astronauta che tocca la luna…L’apparenza, il successo, i likes sono i nuovi valori in cui credere. Ma chi ha lasciato che le cose degenerassero fino a questo punto se non noi adulti consenzienti? Anche noi schiavi degli algoritmi dei social?

Risultato: nessuno più accetta la fatica di educare. I nostri ragazzi sono orfani di genitori viventi. Sono smarriti, non hanno condottieri, non hanno ideali, non hanno testimoni, non hanno chi dice loro dei “no” giusti per farli crescere. Rinunciando a far comprendere loro il valore del sacrificio, dei doveri anche minimi ma che aiutano a forgiare lo spirito e a interiorizzare valori. Sacrificando tutto al dio dell’apparenza, ci ritroviamo figli con un ego smisurato. Questa forma di ripiegamento su se stessi impedisce loro di assumere atteggiamenti altruistici, per favorire solo quelle azioni che accrescono il loro piacere.

Non sono una psicologa e non entro nei meccanismi che scatenano poi queste forme di violenza estrema ma se vogliamo veramente leggere questi fatti con onestà e non archiviarli come qualcosa che a noi non potrà mai accadere, dovremmo avere il coraggio di fare riflessioni serie. Chi educa più al pudore? All’abbigliamento sobrio e adatto alla propria età? Sulla spiaggia in estate vediamo bambine piccole di cinque o sei anni, indossare costumi a perizoma uguali alle mamme. Chi scrive non è una bigotta, anzi amo le cose belle e i bei vestiti ma c’è un gusto e un’azione educante anche nella scelta degli abiti. È vero che non è un centimetro in meno della gonna a decretare la disponibilità o meno di una donna ma è lo sguardo che deve cambiare. Ma se lo sguardo poi è vuoto, se non ci sono valori a filtrare gli istinti, se tutto è affidato all’apparenza, se a 14 anni penso che “posso fare quello che voglio, prendere una ragazzina di dodici anni e passarmela con gli amici”, poi perché ci scandalizziamo se vengono fuori solo le passioni e le emozioni più barbare? Abbiamo alzato bandiera bianca e intanto i nostri figli…


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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