L’amore monogamo non esiste? Una lettera per rispondere ad Enrico Papi
Il conduttore televisivo Enrico Papi, in un’intervista ripresa da più giornali, ha dichiarato che l’amore monogamo non esiste e che la moglie è stata molto “comprensiva con lui”. Cosa pensa di chi crede che la passione duri nel tempo? Beh, che è un “pazzo”. Pur rispettando il noto conduttore, crediamo che sia il caso di replicare a queste dichiarazioni che possono confondere.
Signor Enrico,
noi non ci conosciamo. O meglio, lei, di sicuro, non conosce me. Mentre io l’ho seguita in tanti suoi programmi, soprattutto da ragazzina. È amato da molti: per questo le sue parole hanno un peso enorme. Ecco perché mi permetto di parlarle o, meglio, di risponderle, pubblicamente…
Ho letto che ha dichiarato in un’intervista che “l’amore monogamo non esiste”. Marito e moglie, prima o poi, diventano fratello e sorella… e “gli incesti non li vuole”. Così, di fronte alla sua esigenza di esplorare, di provare emozioni nuove, sua moglie è stata “molto comprensiva”.
Ha affermato anche che, se le dicono che negli anni la passione non si spegne, ma resta la stessa dei primi tempi… lei non ci crede. Coloro che affermano simili cretinate li considera semplicemente dei matti. Anzi, “da ricovero”. Ha usato queste parole.
A me piace identificarmi in san Tommaso: se non vedo non credo. Dunque, se ho pensato di scriverle queste poche righe è perché io, l’amore vero (monogamo, sì, perché senza esclusività e fedeltà non si può proprio parlare di amore sponsale…) l’ho visto con i miei occhi, l’ho toccato, l’ho riconosciuto non solo nella relazione tra me e mio marito, ma anche in tante altre vite, in tante altre coppie, in tanti meravigliosi (seppur imperfetti) matrimoni.
Potrei farle nomi e cognomi, potrei raccontare le loro storie a menadito, per quanto mi sono rimaste dentro, con la loro bellezza e autenticità.
La monogamia non esiste, dice… o forse è lei che non l’ha saputa accogliere nella sua vita?
È davvero “pazzo” chi parla di un amore che matura nel tempo, o semplicemente non lo capisce, perché viaggia su una diversa altezza, perché ha trovato un segreto che ancora, lei, non conosce?
Non voglio giudicarla, sia chiaro. Gesù stesso ha detto che la Parola sul matrimonio può essere dura da comprendere.
La monogamia è stata compromessa dal peccato originale. Forse non ne ha mai sentito parlare, ma ha tanto a che vedere, purtroppo, con la vita di ognuno di noi.
Anche i discepoli credevano fosse assurdo pensare ad una sola donna per sempre. Proprio per questo Cristo ci ha dato il sacramento del matrimonio: un aiuto per tornare ad amarci come Lui ama. In modo totale, senza compromessi. Che sia difficile, da soli, con le nostre forze, è vero… ma senza una reale comunione, come facciamo a parlare di amore?
Dunque, per chi vuole riuscire nell’impresa, una strada c’è.
È Lui il segreto dell’indissolubilità. È Lui che dona a quei “pazzi” di cui parla una gioia, una forza, una costanza nell’amare che lei non conosce.
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Forse non lo sa, anzi, se parla così, sicuramente non lo sa, ma l’amore, con Dio, negli anni, davvero migliora si purifica, si intensifica.
Oppure dovremmo dire che è fuori di testa anche chi crede che, lasciando per anni del vino in una bottiglia, esso possa diventare più buono. Eppure, è risaputo: nel tempo il vino non invecchia, non ammuffisce, diventa sempre più gradevole al palato. Sembra assurdo, no? Invece è così (Non so se bevi; io per esempio sono astemia, ma mi fido di tanti buoni intenditori).
Bene, deve sapere che il primo miracolo operato da Gesù avvenne proprio a un matrimonio. E indovini un po’ quale simbolo ha usato il Signore per mostrare il dono che vuole fare a chi si sposa nel suo nome? Sì, proprio così: il vino.
Mi creda, non parlo per astratto, per sentito dire, per concetti. Parlo per esperienza. Io e mio marito, in questi sette anni di matrimonio, ci siamo uniti molto di più dei primi tempi. La nostra relazione è diventata sempre più solida, sempre più feconda, e siamo certi di essere solo all’inizio. Chissà quanto ancora potrà crescere il nostro amore!
E mentre le scrivo questi brevi pensieri, ho in testa davvero tanti altri pazzi – per usare le sue parole – come noi. Quanta gente da ricovero, grazie a Dio!
No, non voglio ridicolizzare le sue parole. Credo di aver capito cosa intendesse… Se per lei la passione si esaurisce nelle classiche “farfalline sullo stomaco”, beh, allora sì, ha ragione: quelle col tempo volano via.
Lo credo bene che non batte più il cuore a mille ogni volta che entri nella stanza dove sta tua moglie o tuo marito, dopo venti o trenta anni di matrimonio.
Ma la passione è molto di più.
È crescere insieme, è complicità, è tenerezza, è riconoscere l’unicità dell’altro, anche nei momenti in cui ti fa imbestialire.
La passione è avere un’amicizia unica ed insostituibile (vivere l’amicizia coniugale non significa avere un rapporto incestuoso!), è conoscersi sempre di più nell’intimità, è perdonarsi e imparare ogni volta qualcosa di nuovo da ogni litigio.
La passione è comprendere cose del coniuge che nessun altro vede. È asciugarsi le lacrime a vicenda, quando la vita colpisce forte.
È sapere che ti puoi fidare, che ti puoi consegnare, perché l’altro custodirà il tuo cuore, ti difenderà, ti proteggerà (e non ti metterà alla berlina su tutti i giornali, per esempio, dicendo che in fondo è comprensibile stufarsi di te dopo qualche anno…).
Le scappatelle, mi perdoni la franchezza, non c’entrano nulla con la passione. Almeno non per come la intendo io.
Davvero, non la giudico, ma mi dispiace che lei non abbia potuto gustare tutto questo.
Glielo ripeto, sono come san Tommaso: se non vedo non credo. Però, avendo visto e toccato con mano ciò di cui parlo, mi rattrista vedere persone che offendono l’amore – e la persona che dovrebbero custodire – in questo modo, solo perché non ne hanno fatto esperienza.
Io, personalmente, leggendola, ho solo tanta tristezza nel cuore e un augurio da farle: che possa scoprire l’amore vero, perché la gioia sia in lei e nella sua famiglia e la vostra gioia sia piena.
Con sincero affetto,
Cecilia
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