Nel Duomo di Modena gremito di persone domenica 25 giugno sulle note di “In the morning when I rise” suonata dalla figlia Emma di 11 anni entra la bara rossa di Alessandra Pederzoli, 48 anni nata al Cielo dopo una malattia per un tumore raro durata 15 anni. Sposa del sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, madre, Alessandra era commercialista e docente universitaria. Molto presente nella sua comunità parrocchiale dove era catechista, animatrice liturgica e membro del coro.
Lo scorso anno aveva pubblicato un libro “Al volante della mia vita” nel quale aveva ripercorso il suo viaggio interiore caratterizzato dalla forte volontà di essere, nonostante la malattia, protagonista della propria esistenza. E così il vescovo. Mons. Erio Castellucci, che ha seguito Alessandra fino alla fine, ha voluto ricordarla: “L’inno all’amore di san Paolo era una delle pagine bibliche preferite di Alessandra. Ed è stato proprio l’amore che l’ha sostenuta nei momenti più difficili della sua vita. Guardava tutte le cose dal punto di vista dell’amore, creava relazioni significative, studiava, scriveva, telefonava con una vitalità sorprendente”. Le ultime parole che consegna al vescovo sono davvero cariche di fede: “Non chiedo al Signore perché sono ammalata, questo lo scoprirò quando sarò davanti a Lui, chiedo di amare fino alla fine”. E poi aggiungeva: “Io continuerò ad amare anche dal Cielo perché non posso fare altrimenti”.
Alla fine della celebrazione, Gian Carlo, il marito di Alessandro parla di lei, della donna che ha amato, quella donna “dallo sguardo profondo e dal sorriso ammaliante, pieno di gioia”. “Nella nostra casa era vietato pronunciare la parola ‘sfortuna’…Quando ha scoperto di essere in attesa nonostante la malattia ha esultato di gioia. Desiderava un figlio e quando io le ho detto che forse questo metteva a rischio tutto lei ha risposto: Se vivo, questa creatura sarà la nostra gioia. Se muoio, sarà il mio dono. E a quel punto, non c’era altra strada che proseguire diritto”.
Gian Carlo sottolinea anche la forza e la fede profonda della moglie: “Tutti i sabati invitava gli amici a recitare il Rosario, e quando le dicevo ‘Ma quante Ave Maria…’, lei rispondeva ‘Non sono mai abbastanza’. Allora pregavo anch’io. Sapeva ribaltare la fragilità in felicità”. Gli amici sabato 24 giugno hanno continuato a recitare il Rosario accanto a lei non più presente nel corpo ma viva più che mai. Alessandra “ha creato nel tempo una catena d’amore”, con quell’energia replicante “che fa aumentare il sorriso e il battito del cuore”. E alla fine solo un grazie rotto dalle lacrime mentre si è avvicinato alla bara per baciarla in un saluto che è compimento e pienezza di vita.
Per vedere il video dell’omelia del Vescovo e del saluto di Giancarlo:
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