CHIESA SINODALE

Quali cambiamenti nella Chiesa per annunciare il Vangelo oggi? Verso l’Assemblea Generale…

La Chiesa si prepara all’Assemblea Generale che si terrà sul tema della sinodalità. Lo scorso martedì 20 giugno è uscito l’Instrumentum laboris: documento che servirà come base per i lavori. La prima sessione è prevista ad ottobre 2023, l’altra nel 2024. Moltissimi i temi: dalle guerre agli abusi nella Chiesa; dal ruolo della donna all’approccio con chi ruota attorno al mondo lgbt+…

Il filo conduttore del documento che guiderà la riflessione dell’Assemblea Generale in ottobre è la comunione con Cristo: l’essere uniti a Gesù, infatti, ci fa Chiesa. E solo dalla comunione con Cristo può nascere una fruttuosa attività missionaria. Perché ci sia vera sinodalità, anzitutto, laici, ministri e consacrati devono camminare assieme. Un recente provvedimento di Papa Francesco ha stabilito che proprio durante l’Assemblea voteranno anche laiche e laici: un passo, questo, decisivo. 

Il documento comprende un testo e quindici schede di lavoro, che fanno emergere una visione variegata del concetto di “sinodalità”. 

Troviamo due “macro sezioni”: nella prima vengono messe in evidenza l’esperienza di questi due anni e il modo di procedere per diventare sempre più Chiesa sinodale; nella seconda si affronta la questione di come crescere nella comunione accogliendo tutti, nessuno escluso; di come riconoscere e valorizzare il contributo di ogni battezzato in vista della missione; di come identificare strutture e dinamiche di governo perché tutti possano partecipare alla missione evangelizzatrice. 

I temi esposti nel testo, che saranno poi oggetto di discussione, sono numerosi: dalle guerre, ai cambiamenti climatici, dai sistemi economici che producono sfruttamento alle sfide culturali e pastorali in contesti sociali di grande impoverimento spirituale.

Non si evita, ma al contrario si affronta apertamente, il tema degli abusi nella Chiesa: “sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali”; perciò, si richiama alla continua necessità di conversione del popolo di Dio. 

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Un altro argomento, delicato ma urgentissimo, è quello dell’affettività: ci si chiede, infatti, come andare incontro a chi non si sente accolto per le proprie scelte di vita. Come raggiungere “coloro che non si sentono accettati nella Chiesa, come i divorziati e risposati, le persone in matrimonio poligamico o le persone Lgbtq+?”; “Quali passi concreti sono necessari per andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa in ragione della loro affettività e sessualità?”. Le polarizzazioni sono distruttive. – questa è la premessa – Perciò bisogna saper trasformare le tensioni in fonti di energia.

Si ribadisce un “No” fermo e deciso a un linguaggio divisivo. Si va affermando, infatti, una visione della Chiesa sempre più aperta al dialogo, all’ascolto, proattiva e non autoreferenziale. 

Emerge anche un “no” chiaro al clericalismo: si sottolinea “la richiesta di superare una visione che riserva ai soli Ministri ordinati (Vescovi, Presbiteri, Diaconi) ogni funzione attiva nella Chiesa, riducendo la partecipazione dei Battezzati a una collaborazione subordinata”. 

Grande attenzione, poi, è riposta sulle donne, che devono avere un ruolo sempre più centrale nella vita della Chiesa. Non bisogna parlare della donna in modo generico ed astratto: bensì dar spazio ad ognuna di esse in modo concreto e vitale.

Altra la questione presentata è quella dell’autorità: come va vissuta, nella Chiesa? Deve essere esercitata secondo parametri mondani o nella logica del servizio? Come insegnare ad esercitare una sana autorità nella Chiesa? 

Infine, ma non per importanza, il tema di come innovare il linguaggio utilizzato nella liturgia, nella predicazione, nella catechesi, così come in tutte le comunicazioni ecclesiali. Come fare perché la Chiesa sia sentita più vicina dalle nuove generazioni?

Il rinnovamento del linguaggio non è qualcosa di secondario: a volte, infatti, usare un linguaggio poco comprensibile per il mondo di oggi allontana le persone dalla Chiesa, diventa un vero ostacolo. Rinnovare il linguaggio non significa tradire la Tradizione, ma intercettare i cuori; non significa annacquare i contenuti, ma renderli accessibili. 

Non è uno sforzo di poco conto, questo, ma è inevitabile: c’è in gioco la felicità di molti.




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