14 Giugno 2023

Sopravvivere alla foresta, il miracolo dell’amore e dell’educazione

Era il 1° maggio 2023 quando il Cessna 206, sul quale volavano 4 fratellini insieme alla loro madre, è precipitato nel Sud della Colombia. Il pilota è morto sul colpo, la madre è sopravvissuta per quattro giorni prima di morire, i bambini sono tutti salvi nonostante abbiano trascorso 40 giorni nella fitta foresta amazzonica. Come questo sia stato possibile ha del miracoloso ma non solo, c’è molto di più. E questo di più fa a pugni con il nostro modo di educare i figli. Non si tratta solo di culture e ambienti diversi, abbiamo completamente perso di vista l’orizzonte genitoriale concentrati a soddisfare tutte le richieste che la società impone.

Madre e figli si erano messi in volo per ricongiungersi al padre, Manuel Ranoque, ex governatore della riserva indigena di Puerto Sabalo, che era già fuggito in seguito alle minacce di morte ricevute dei guerriglieri, ma a metà strada, mentre l’aereo stava sorvolando Caquetß, il pilota aveva lanciato un mayday, avvertendo di un guasto al motore. Poi le comunicazioni si erano interrotte. Il velivolo era stato ritrovato il 15 maggio schiantato. Dentro e intorno, i cadaveri di tre adulti ma nessuna traccia dei fratellini. I ragazzi sono Lesly di 13 anni, Soleiny 9, Tien Noriel 4, e la piccola Cristin, che il 26 maggio ha compiuto un anno mentre si trovava nella selva. 

È commovente la notizia che la più grande Leisly ha raccontato al padre dopo il loro ritrovamento. La mamma, Magdalena, è sopravvissuta quattro giorni dopo l’incidente. Durante lo schianto ha stretto a sé la più piccola di un anno per proteggerla. Gravemente ferita è stata accudita e protetta dai suoi figli. Ad un certo punto prima di morire ha detto loro: “Forse dovreste andare. Ragazzi, vedrete che tipo di uomo è vostro padre e vi mostrerà lo stesso tipo di grande amore che vi ho mostrato io”. Quale grande eredità lascia questa mamma: li ha incoraggiati a resistere, ha donato loro la prospettiva di un amore forte e tenace. Una madre questo fa, dona la vita, mette al mondo con l’esempio e le parole.

I ragazzi si sono così spinti nella foresta per cercare di salvarsi. Ma non stiamo parlando certo di un bosco italiano. La foresta amazzonica è un inferno di vegetazione e predatori. Pioggia per una media di 16 ore al giorno, insetti, piante velenose, alberi alti fino a 50 metri che non permettono ai raggi solari di penetrare. Per sopravvivere, Lesly, Soleiny, Tien, e Cristin, si sono lasciati guidare dalla voce della loro nonna che aveva insegnato loro tutto riguardo alla sopravvivenza in situazioni difficili. Hanno così improvvisato bende per proteggersi i piedi e costruito capanne di fortuna per ripararsi dalle piogge. Conoscevano i frutti selvatici da poter mangiare, sapevano come muoversi nella fitta selva del Guaviare. Hanno lasciato lungo il percorso tanti piccoli indizi: resti di frutti, impronte dei piedini, un paio di forbici viola, un biberon, un elastico per capelli, un pezzettino di metallo in modo che i soccorritori potessero seguire le loro tracce. E tutto questo per 40 lunghi giorni fino a che un soccorritore con il suo cane li ha ritrovati, stanchi ma vivi e sani.

Sono salvi grazie all’educazione indigena che hanno ricevuto. I nostri figli saprebbero sopravvivere a noi, senza la nostra costante e protettiva presenza? È una domanda non banale. Sorrido quando sento parlare di giovani “bamboccioni”, cioè ragazzi che a 30 anni vivono ancora con i genitori sostenuti economicamente e accuditi in tutto. Non è solo un problema di mancanza di sussidi economici o di lavoro. C’è un vuoto educativo in un tempo in cui pensiamo che non facendo mancare niente ai nostri figli, siamo dei buoni genitori. È la mancanza invece che li fa crescere. È un’educazione che tende all’autonomia.

Quando è andato via di casa per studiare, nostro figlio aveva compiuto 18 anni da due mesi. Ricordo il pianto che ci siamo fatti la sera prima della partenza sulle scale di casa, abbracciati l’uno all’altro e consapevoli di quel momento così doloroso ma carico di futuro. I primi tempi sono stati durissimi, specialmente per lui. Noi da lontano abbiamo cercato di dargli tutto l’amore, parole buone da mangiare e preghiera assidua e continua. So che anche quelle prove dei primi tempi sono stati utili per la sua crescita. Da madre avrei voluto evitare quelle difficoltà ma sapevo nel mio cuore che erano necessarie e così mi armavo di tutta la serenità possibile nei nostri colloqui telefonici mentre dentro il mio cuore era frantumato. La legge è quella che ci ha insegnato il nostro Maestro, dare la vita sempre, ogni giorno.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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