Come pensiamo di poter educare i nostri figli alla fede se alla nostra vita manca il respiro della preghiera vissuta insieme? Oggi nella nostra famiglia ricordiamo l’anniversario della Prima Eucaristia di nostro figlio. Non è una scelta improvvisata, siamo stati educati e accompagnati nel porre attenzione a dare a Dio il posto che merita in quegli appuntamenti che caratterizzano la vita familiare. Così fin da quando Luca era piccolo, festeggiamo l’onomastico e il compleanno dei membri della famiglia o un anniversario sacramentale o una necessità di uno di noi, andando a Messa tutti insieme quando è possibile o separatamente se lontani.

Fin da piccoli bisogna che i nostri figli maturino la certezza che tutto proviene da Dio. Per esempio il giorno in cui si ricorda il battesimo di un figlio, riprendiamo la veste battesimale per porla nell’angolo di preghiera di casa. Sono gesti che servono per maturare una coscienza di appartenenza. Così come i tempi forti, l’Avvento e la Quaresima o il mese di maggio, devono avere un respiro familiare. Per tempo, lasciandosi aiutare dai bambini anche quando sono piccolissimi, si può preparare un segno da porre in casa durante quei giorni e lì riunirsi insieme per pregare. Ogni famiglia può decidere i tempi e i modi, l’importante è caratterizzare quel tempo, far comprendere loro anche la differenza della liturgia. In questo modo i bambini imparano che i giorni non sono tutti uguali, che il tempo di Dio è caratterizzato da colori, parole, gesti specifici.

Soprattutto la domenica non può essere un giorno come gli altri. Non può essere il momento in cui andiamo al supermercato o ci affanniamo per fare tutte le faccende in casa per recuperare il tempo della settimana. Se ci comportiamo così cosa capiranno i nostri figli? Fermarsi, pregare, andare a Messa insieme, leggere, passeggiare insieme, parlare di Dio, vedere un film anche a cartoni animati sulla vita dei santi….non è tempo perso. È il tempo di Dio.

Nel giorno in cui Filippo, il primogenito dei Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi riceveva la prima Comunione a poco più di sei anni e mezzo, la madre così scriveva in una lettera indirizzata al figlio: “O mio Dio, salva quest’anima da impurità; fa’ che non sia mai profanata, col contatto del mondo; fa’ che resti sempre così come in questo giorno, come sino a questo giorno mio Dio…Piuttosto riprenditelo prima che ti tradisca… […] Era una preghiera suggerita al momento? No figlio mio. È la preghiera sorta dal mio cuore nel giorno della tua nascita e che ripeterò per te finché vivrò”. Maria e Luigi sono stati genitori preoccupati che il figlio salvasse la sua anima anche a costo della vita. Genitori con un orizzonte di realizzazione dei propri figli un po’ diverso dal nostro e dai quali possiamo imparare tanto.

Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"