Emanuela racconta: “Vivo al buio per motivi di salute, ma scrivo articoli e ho più amici di quando uscivo”

scrivere per il web

di Emanuela Molaschi

Una giovane donna racconta la sua malattia e il ruolo che ha avuto la speranza: “A causa della mia malattia vivo al buio. Sono crollata all’inizio, ma poi mi sono rialzata grazie a degli amici. Ora so che, seppure il buio ci sia sempre, loro mi pensano e mi vogliono bene. Ho conosciuto testate cattoliche, oggi scrivo articoli. Un’ipovedente che scrive: è un paradosso, lo so… la speranza fa miracoli!”

So cosa vuol dire soffrire. Non mi ritengo fortunata per questo, ma è servito a qualcosa provare dolore. 

Fin da piccola scrivevo storie per sfogare il mio dolore e avevo la speranza che, ovunque fosse, chi aveva i miei stessi problemi potesse trovare quel racconto, leggerlo e comprendere di non essere solo. Ero la classica bambina allegra che andava a scuola cantando, prima che iniziassero a bullizzarmi. Ero un tipo che si faceva i fatti suoi, ma poi si metteva tra i piedi per dare consigli. 

È stato così fin dall’asilo. All’epoca, una volta, ho incontrato un bambino che piangeva disperato sul passeggino. Io camminavo già, ma non so quanti anni di differenza avessi rispetto a lui. L’ho fermato e gli ho chiesto il motivo per cui stesse piangendo. Ho cercato di fargli capire di non farlo più, perché “la vita è bella, nonostante tutto”. 

La mamma del bambino è rimasta molto colpita, soprattutto perché ha funzionato. Non avevo ricevuto risposta, ma il bambino aveva smesso di piangere. Io lo guardavo e gli sorridevo, parlandogli. 

Ora sono io nella prova. Ora sono io che piangerei disperata, se non avessi nel cuore la speranza.

Il dolore, per me e chi mi sta attorno, è aumentato ed è difficile restare la solita persona allegra e positiva. Crolliamo tutti, crollo anche io. La verità non va nascosta, si può crollare, ma dopo un crollo ci si rialza e si imparano nuove cose

Mi rendo conto che la mia vita si è sempre basata sulla Speranza, sia umana che di Fede. Grazie ad essa ho superato, con grandi salti, uno degli ultimi crolli e so che, sempre per merito suo, mi rialzerò dai futuri. 

Non servono cose grandi per recuperare la Speranza. Viene lei da te. Ho capito, proprio mentre sto scrivendo, che è questo il meccanismo che utilizza. È lei a sapere quando tu hai bisogno davvero della sua presenza. A volte ti senti scoraggiato, ma la speranza è ancora con te. Si mette in movimento quando hai davvero bisogno di capire che lei c’è e vuole scuoterti.

Non scegli tu la speranza, è lei che sceglie te e si manifesta nelle forme più impensabili. Può nascondersi in una canzone di un musical, in un film fantasy religioso che ti cambia l’esistenza, in un’amicizia inaspettata ma sperata.

Leggi anche: Cosa tiene lontani i giovani dalla Chiesa? La testimonianza di Emanuela (puntofamiglia.net)

La mia vita si basa su questo desiderio di amore e speranza. Nel mio caso sono spesso strettamente collegati. 

L’amore che cerco io è molto più profondo di quello che si nomina di solito. Io desidero un amore spirituale che leghi le anime fin nel profondo. Ho sempre cercato questo, ecco perché per me è sempre stata importante l’amicizia

Sono certa che esistano ancora amicizie così. L’ho vissuto personalmente. 

Ci ho messo tempo per trovarle, ma ci sono riuscita proprio ora. La cosa incredibile è che quando avrei potuto trovarle (ovvero quando potevo uscire di casa normalmente) non ci riuscivo e ora, che sembrerebbe impossibile incontrarle, ho avuto tutto. 

Immagina un dolore che senti solo tu, forte e inspiegabile, che ti colpisce occhi, naso, bocca e gola, orecchie e tutta la pelle. Immagina di dover uscire e non poterlo fare a causa di questo problema. Immedesimati in una giovane che deve stare al buio quasi sempre; la semioscurità è ammessa raramente in casa. Poi prova a pensare di poter uscire solo al buio e per pochi mesi. Tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera non puoi più farlo perché ti dà fastidio anche il calore. Io sto vivendo questo dall’agosto del 2020. 

Con l’arrivo del Covid ho perso il lavoro, l’unico che avevo trovato perché, a causa della mia disabilità visiva, non volevano darmene uno. 

Lì avevo trovato un po’ di quella speranza e di quell’amore che cercavo. Quel posto ha chiuso e io non potrei più lavorarci comunque. 

Mi piaceva andare alle fiere dei cosplay, anche se i miei costumi erano amatoriali e non avevo molte possibilità per migliorarli. Con la malattia ho perso anche questo. 

Gli ‘amici’ sono scomparsi ed è rimasto solo il buio

Il mio corpo è cambiato a causa della malattia

Quando potevo ‘godermi la vita’, perché sapevo che patologia mi divorava e avevo la facoltà di combattere contro di lei, è comparsa una nuova sintomatologia. Non so ancora cosa sia e come curarla. Per lungo tempo, la mia compagnia è stato il buio. Poi, in un momento difficile, perché non ero più l’unica ad essere gravemente malata, è saltata fuori la speranza. 

Ho messo piede nel mondo cattolico in modo più deciso, sebbene lo facessi solo con le nuove tecnologie. Ho conosciuto la storia di un ragazzo speciale, il Beato Carlo Acutis, e da lì è partito tutto. 

Se non avessi incominciato da lì non avrei mai conosciuto i miei nuovi amici, tutti del mondo cattolico. Mi hanno supportata, consolata, fatta sentire una persona. Non lo dicevo più solo io, erano loro che me lo ripetevano. “La tua vita vale ancora!”. Testimoni di fede, Beati, Servi di Dio sono diventati miei nuovi compagni di viaggio: ognuno dei ragazzi che ho conosciuto durante le mie letture mi ha portata verso una Persona Vivente e alla realizzazione dei miei sogni

Ora so che, seppure il buio ci sia sempre, ho molti amici veri che mi pensano. A volte la distanza non conta. Se i sentimenti sono sinceri si può andare avanti. Ci si confida, consola, aiuta… si vive. E la vita di una reclusa, la quale non ha commesso reati punibili dalla legge dello stato, è diventata un segno importante per quelle persone. 

Io sono fragile, molto più di quanto pensino e tutto il bene che ho viene da loro. Sono riusciti a tirare fuori dal mio cuore ferito tutto quello che era rimasto. Ho sempre amato scrivere e grazie a loro, oggi, posso perfino scrivere su un giornale, cosa che per me era impossibile, perché mi dicevo: “Da quando una ipovedente può scrivere articoli?” 

La verità è che la speranza, prima o poi, si avvera. E nel buio si accende una luce. 

Contatto Coaching: Emanuela Lea Mol (Facebook) Playlist da ascoltare sdraiati con gli occhi chiusi: Playlist canzoni speranza (canale YouTube Lana Lia) Contatto autrice di libri e saga delle Befane- speranza e virtù: Emanuela Mol Per l’agenda: Agenda di una vera Befana: appunti di Speranza Amazon e librerie digitali)




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