VIA CRUCIS
Gesù soffre con noi? Sì: ecco le testimonianze lette durante la Via Crucis al Colosseo
Settimana Santa, venerdì della Passione. Per ogni stazione della Via Crucis al Colosseo si sono susseguite delle testimonianze. Come ogni anno, abbiamo ricordato che Gesù continua a soffrire in tutte le nostre croci. Riportiamo, qui, solo tre delle testimonianze che sono state lette.
Il Santo Padre non ha partecipato, per precauzione, alla Via Crucis che si è svolta come da consuetudine nella capitale, al Colosseo, nel giorno del Venerdì Santo (7 aprile). Dalla sua abitazione di Santa Marta, ha seguito tuttavia l’evento raccogliendosi in preghiera con quanti partecipavano.
Varie sono state le testimonianze che, come ogni anno, si sono susseguite nelle diverse stazioni. Ripercorrendo la sofferenza di Gesù e la sofferenza del mondo, vediamo come davvero nella sua croce sia ogni nostra croce.
Riportiamo soltanto tre delle numerose testimonianze che sono riecheggiate in mezzo a una folla gremita, in un clima di profondo raccoglimento.
All’odio si risponde con l’amore: la testimonianza di un padre
Nel 2012 l’esplosione di un ordigno piazzato dai guerriglieri mi devastò una gamba. Le schegge mi provocarono decine di ferite sul corpo. Di quel momento ricordo le urla della gente e sangue ovunque. Ma ciò che più mi terrorizzò fu vedere la mia bimba di 7 mesi, coperta di sangue, con molti pezzi di vetro conficcati nel suo visino. Cosa dev’esser stato per Maria vedere il volto di Gesù tumefatto e insanguinato! Io, vittima di quella violenza insensata, all’inizio provai rabbia e risentimento, ma poi scoprii che se diffondevo odio creavo ancora più violenza. Capii che dentro di me e attorno a me c’erano ferite più profonde di quelle del corpo. Compresi che tante vittime avevano bisogno di scoprire, come me e attraverso di me, che non era finita neanche per loro e che non si può vivere di risentimento. Così cominciai ad aiutarle: ho studiato per insegnare a prevenire gli incidenti dovuti ai milioni di mine disseminate nel nostro territorio. Ringrazio Gesù e sua Madre per aver scoperto che asciugare le lacrime degli altri non è tempo perso, ma la migliore medicina per curare sé stessi.
La provvidenza di Dio ci raggiunge anche in situazioni disperate: la testimonianza di un prete
Ero un parroco di 40 anni quando arrivò la guerra: degli agenti armati entrarono in casa parrocchiale e mi portarono in un campo dove trascorsi quattro mesi. Furono terribili: privi delle minime condizioni igieniche, pativamo fame e sete, senza poterci lavare e rasare; venivamo maltrattati fisicamente, picchiati e torturati con vari oggetti. Mi portavano fuori, anche cinque volte al giorno, soprattutto di notte, chiamandomi parroco e colpendomi. Mi ruppero, tra l’altro, tre costole e mi minacciarono di strapparmi le unghie, di mettermi sale sulle ferite, di scorticarmi vivo.
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Una volta fu talmente difficile resistere che pregai la guardia di uccidermi, convinto com’ero che l’avrebbero fatto lo stesso. La guardia mi rispose: “Non morirai così facilmente, per te riceveremo in cambio 150 dei nostri”. Quelle parole ridestarono in me la speranza di sopravvivere. Ma non sarei stato in grado di sopportare tutto quel male da solo, senza Dio: la preghiera, ripetuta nel cuore, fece meraviglie. E la Provvidenza arrivò, sotto forma di aiuti e di cibo, tramite una donna musulmana, Fatima, che riuscì a raggiungermi facendosi largo in mezzo all’odio. Fu per me come la Veronica per Gesù. Ora, fino alla fine dei miei giorni, testimonio gli orrori della guerra e grido: Mai più la guerra!
Nemmeno la morte può toglierci la speranza: testimonianza di un uomo che ha scelto la strada di Maria
Era il 7 settembre 2022, giorno in cui nel nostro Paese ricordiamo l’Accordo con il quale finalmente si è riconosciuto al nostro popolo il diritto alla piena indipendenza, quando improvvisamente accadde qualcosa che frantumò la gioia: una consorella, da sempre missionaria nelle nostre terre, fu uccisa. I terroristi erano entrati in casa e senza pietà le avevano tolto la vita. Il giorno della vittoria si tramutò in sconfitta: la paura e l’incertezza inondarono i nostri cuori. L’esperienza di centinaia di famiglie che hanno visto la tragica morte dei loro cari è diventata realtà: tra le nostre braccia giaceva il corpo senza vita della consorella. Non è facile assistere alla morte violenta di un familiare, di un amico, di un vicino di casa, come non è facile vedere la propria casa e i propri averi ridotti in cenere e il futuro farsi oscuro. Ma questa è la vita del mio popolo, è la mia vita. Però, come ci è stato testimoniato e come impariamo alla scuola della Vergine di Nazareth, che ha accolto tra le braccia Gesù esanime e lo ha contemplato con l’amore illuminato dalla fede, non bisogna mai smettere di trovare il coraggio di sognare un futuro di speranza, pace e riconciliazione. Perché l’amore di Cristo Risorto è stato riversato nei nostri cuori, perché Lui è la nostra pace, Lui la nostra vera vittoria. E niente ci separerà mai dal suo amore.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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