Il Sabato santo mi ha insegnato quanto sia difficile l’arte dell’attesa. Con gli anni ho tramutato i sentimenti e i moti del cuore in pensieri più pacati – forse a tratti più razionali – ma sempre in bilico tra l’ansia e la speranza. In questi giorni ci siamo messi in cammino con Gesù. Abbiamo sostato nel cenacolo con Lui e i suoi amici. Lo abbiamo visto chinarsi sulle nostre puzzolenti miserie e lavarle con il balsamo della sua tenerezza. Lo abbiamo contemplato mentre spezzava il pane e benediceva il vino nutrendo i suoi discepoli. Lo abbiamo seguito da lontano sulla via dolorosa della croce, ad ogni schiaffo, ad ogni colpo di frustra, ci coprivamo sempre di più il volto, mentre i peccati risalivano la china e sgorgavano dagli occhi in copiose lacrime.
Mentre veniva issato sul legno della croce, un terremoto interiore ha squarciato il velo che copre ogni giorno la nostra timida fede mettendo a nudo la tiepidezza e la pochezza del nostro vivere per Lui. Quando il suo grido, “è compiuto”, ha raggiunto come freccia il centro della nostra solitudine abbiamo quasi tirato un sospiro di sollievo. Il dolore innocente ci inquieta e ci scandalizza ma quasi mai abbiamo il coraggio di farci avanti e fare la nostra parte. Restiamo immobili, incapaci di muovere un solo muscolo per fare il bene, perché è faticoso perdonare che ci ha fatto del male, è faticoso chiedere scusa, è faticoso dire “grazie” per quello che ci hanno donato.
La vista di quella pietra rotolata davanti al sepolcro ci ha però messo un’agitazione più grande. No, non volevamo che finisse coì. Non doveva finire così. La morte di una relazione, l’assenza di un’amicizia, la privazione di un volto che nonostante i conflitti ti donava tanta dolcezza…Eppure la storia del mondo e anche la nostra è piena di questi tradimenti, di queste assenze, di queste morti. Perché sorprendersi? Perché restare ancora sbigottiti di fronte al male? Perché siamo così incapaci di stanare le distanze, appianare le incomprensioni?
“Capite ciò che ho fatto per voi?”. No, Signore. Non abbiamo ancora compreso. Siamo stolti nel riconoscere che quei colpi li hai subiti per liberare le nostre spalle dal peso dei nostri peccati, che quelle mani inchiodate alla croce hanno sanato le mani allungate maldestramente per cogliere il frutto del peccato. Siamo tardi a capire che quella lancia conficcata nel tuo costato ha guarito il dolore del nostro fianco da cui è nato ogni nostro fratello. E ora Signore siamo incapaci di capire che il tuo silenzio, il tuo sonno, il Sabato Santo ci libererà dal sonno dell’inferno.
Non è questo il momento di rimettere i remi in barca. Dopo una grande delusione, un’assenza, una morte siamo tentati di arrenderci. Stremati diciamo a noi stessi che abbiamo già sofferto troppo. E invece è proprio qui il giro di boa. Proprio oggi. Proprio questo silenzio, quest’attesa a tratti snervante, questa pazienza da esercitare, proprio questo è il tempo della fedeltà. È il tempo di restare. Restare nelle nostre croci, restare sotto le croci dei fratelli, restare quando tutti sono andati via. È questo il segreto dell’amore. Quando tutti fuggono e restiamo da soli a chiederci con la testa perché anche noi non ci troviamo una via di fuga, l’amore ci suggerisce piano, quasi come un sussurro: “Il trono celeste è pronto. È preparato per te il regno dei cieli”. E sentiamo da lontano già i suoi passi, il suo profumo inebria già le nostre narici… l’Amato sta per tornare. Lui torna sempre.
Buona Pasqua di luce a tutti.
Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento