EDUCAZIONE DEI BAMBINI

Come giocare con i bambini? Alcuni consigli

genitore

di Francesco Arnaldi

Ci sono due modi di passare il tempo con i propri figli: fare insieme ciò che piace a loro, e fare insieme ciò che piace a me. Fermo restando l’importanza di giocare con loro alle bambole, ai soldatini, costruzioni, nascondino, ecc., è anche fondamentale imparare a condividere con i figli le proprie passioni. Ad esempio, aiutare la mamma a cucinare una torta, aiutare il papà a prendersi cura del giardino…

Dopo essere miracolosamente riusciti a ritagliarsi del tempo di qualità per stare con i propri figli, potrebbe sorgere spontanea una domanda: “E ora cosa faccio con loro?”. Ci sono persone che hanno un talento innato nell’intrattenere i bambini: si inventano giochi, storie, scenari. Quasi che si divertano più loro dei bimbi. E poi ci sono io. Poca inventiva nei giochi, poco spirito di iniziativa e, purtroppo, anche poca pazienza… Quindi, ogni volta, il dilemma su che cosa fare con loro mi assale e mi fa sentire anche un po’ in colpa, come se non fossi un buon padre. 

Poi, però, un po’ per esperienza e un po’ perché ne ho parlato con tanti genitori più navigati di me, ho capito una cosa. Ci sono due modi di passare il tempo con i propri figli: fare insieme ciò che piace a loro, e fare insieme ciò che piace a me. 

La seconda può sembrare un po’ egoistica, della serie “non so che fare con loro, mi faccio i fatti miei”. Invece ha una lunga sfilza di effetti positivi. Fermo restando l’importanza di giocare con loro alle bambole, ai soldatini, costruzioni, nascondino, ecc., è anche fondamentale imparare a condividere con i figli le proprie passioni. 

Certo, il tutto va commisurato all’età dei bambini. Se la mia passione è il poligono di tiro, magari è meglio che scelga un’altra cosa da condividere… Ma per loro essere “tirati in mezzo” a ciò che ci piace fare è già di per sé una cosa che li fa sentire importanti. Così come si sentono importanti quando ci chiniamo sui loro bisogni e desideri, allo stesso modo – se non di più – si sentono tali quando vedono che vengono portati nel nostro mondo, nelle nostre passioni. 

Aiutare la mamma a cucinare una torta, aiutare il papà a prendersi cura del giardino, o guardarlo fare un puzzle da 1.000 pezzi contribuendo magari solo passandogli pezzo dopo pezzo e divertendosi a vedere dove il papà lo piazzerà. 

Leggi anche: “È amando mia moglie, che insegno ai miei figli l’amore” (puntofamiglia.net)

Questo modo di fare, aprire il proprio mondo e le proprie passioni ai figli, aiuterà noi e insegnare meglio loro qualcosa, e aiuterà loro a crescere piano piano. E aiuterà anche la nostra salute mentale. Se ogni volta che stiamo con loro facciamo “cose da bambini”, rischiamo innanzitutto di innervosirci più di frequente, agognando il momento in cui loro saranno andati a letto per poter finalmente dedicarci alle cose che ci piacciono. In secondo luogo, aiuterà noi genitori a vivere più serenamente ogni momento con loro, alternando in modo sano il gioco insieme (di cui ovviamente hanno bisogno) alle attività più “da adulti” che amiamo fare noi

Ultimo grande vantaggio: il bambino impara piano piano che non è lui il centro di tutto. I bambini piccoli, si sa, sono egocentrici. Non per cattiveria, ma per natura. 

Il loro mondo si esaurisce con loro, e vedono tutto in funzione di loro stessi. Allora è importante far capire, nei modi e nei tempi giusti, che papà ha anche altre passioni, cose che gli piacciono, che loro, man mano che crescono, devono imparare a conoscere e rispettare, e lo stesso vale per la mamma. 

Non dobbiamo limitare le nostre passioni a quando siamo liberi dai nostri figli, come per esempio la sera quando dormono. Altrimenti, rischieranno di crescere pensando che non ci sia nulla che ci piaccia oltre al giocare con loro. E non li aiuteremo a passare da una visione egocentrica della loro vita a una visione altruistica. Il bambino semplicemente penserà che tutto il mondo giri intorno a lui… e lo penserà anche crescendo, perché è effettivamente così che gli abbiamo fatto intendere!

Portiamo infine questo ragionamento sul tema della preghiera, dove vale la stessa “regola”. Anche i modi di pregare si evolvono e crescono con le età. Per i miei figli adesso la preghiera si limita al Padre Nostro o all’Ave Maria, naturalmente, ma questo non vuol dire che io debba nascondermi o aspettare che loro non ci siano per fare preghiere più – passatemi il termine – “complesse”: la liturgia delle ore, il Rosario, leggere il Vangelo, una lettura spirituale. È importante fare anche queste cose davanti a loro, così che vedano e imparino innanzitutto a rispettare una persona che sta pregando e che magari ha bisogno di silenzio. E in secondo luogo vedano qualcosa che magari ancora non capiscono, ma che pian piano li possa incuriosire e affascinare. 

L’impegno, la costanza e l’amore che mettiamo nel dialogo con Gesù saranno percepiti dai nostri bambini e, anche se non arriveranno a comprendere la profondità di quello che stanno vedendo, la sentiranno. Potranno iniziare a sperimentare una cosa così bella e grande anche loro. 
Quindi, ricordiamoci di essere noi stessi anche davanti ai nostri figli, senza nascondere le nostre passioni e la nostra preghiera. Noi genitori saremo meno stressati e loro si sentiranno più coinvolti, più fiduciosi e più sereni.




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