“Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri centri di umanità”, Papa Francesco e la famiglia

È entrato nel cuore della Chiesa e di tutti i credenti come un ciclone. Da quel candido “Fratelli e sorelle buonasera”, sono trascorsi dieci lunghi anni. Punto Famiglia che con attenzione ha seguito il percorso del pontificato di Bergoglio, oggi lo vuole ricordare così, come il papa della famiglia e della vita nascente con un particolare amore per Maria e la Santa Famiglia. 

Ero nella Cappella dedicata ai Santi Luigi e Zelia Martin, adiacente alla nostra redazione quando dagli schermi della TV il movimento delle tende della loggia di san Pietro, preannunciava il primo incontro con i fedeli del nuovo vescovo di Roma, la folla esultava e finalmente subito dopo la croce, il viso sorridente di Jorge Mario Bergoglio, si rivelava agli occhi del popolo di Dio. 

Francesco: un nome, una garanzia, un programma.  “Fratelli e sorelle, buonasera!” queste le sue prime parole seguite dal commovente grido di giubilo dei fedeli. Lui, l’uomo venuto dalla “fine del mondo”, ereditava una Chiesa in crisi, fortemente segnata da scandali e controversie, che ha saputo affrontare con la semplicità dei forti, e la fiducia dei credenti. Fin dai primi istanti del suo pontificato dà segni chiarissimi sulla linea di condotta che intende adottare: è il Papa dei poveri, della gente comune. Vuole sentirsi un uomo come tanti altri che bussa alle porte delle case, entra nelle famiglie, telefona personalmente alle persone che gli scrivono e porta parole di pace e consolazione, lì dove l’uomo soffre, lotta e spera.

Dieci anni intensissimi, in cui non sono mancati viaggi Apostolici, Motu Propri, un Giubileo dedicato alla Misericordia. Ma lo sguardo per noi, non può che cadere sul Sinodo per la famiglia e sull’Esortazione Amoris laetitia due scelte che gettano una luce importante ed eloquente su questo pontificato e non possono che lasciarci grati a Dio per questo dono. Se diamo uno sguardo preciso a questi dieci anni ci accorgeremo che il cammino è seminato di luci sulla famiglia.

Innanzitutto la convocazione di un Sinodo sulla famiglia è stata una delle prime scelte del nuovo pontefice, esattamente otto mesi dopo la sua elezione. Inoltre il papa ha voluto che la riflessione sulla famiglia durasse un anno, convocando prima un Sinodo straordinario e successivamente un Sinodo ordinario. Ha voluto rendere pubblica la Relatio Synodi. Di per sé era diretta a lui però il Papa ha voluto che fosse conosciuta e divulgata. Con sano realismo e pragmatismo, Papa Francesco si è posto una domanda molto interessante alla fine dei lavori sinodali: “Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?”. “Non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia” risponde e in secondo luogo: “non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia”. 

Quindi il Sinodo è stata una statio, una sosta nel cammino della Chiesa, un’istantanea necessaria ma non esauriente. Sicuramente dice papa Francesco questo Sinodo è servito a rimettere al centro dell’attività pastorale la famiglia: “significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo”; “significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani”; “significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite”; “significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori”.

È molto interessante la prospettiva che papa Francesco ci ha offerto a partire dal Sinodo ma che ha adottato anche come linea del suo ministero petrino e cioè ci ha invitato e ci invita continuamente a custodire uno sguardo dove misericordia e verità si rincorrono, si abbracciano e diventano il metro di misura, gli occhiali attraverso cui leggere la realtà. Non solo. In questi cinque anni è interessante anche notare come papa Francesco abbia introdotto la categoria della tenerezza come stile nelle relazioni. Potremmo dire che mentre coniugare verità e misericordia significa vivere il cuore del messaggio evangelico, la tenerezza è la modalità attraverso la quale passa l’annuncio della fede. “La tenerezza dei rapporti familiari” dice nel testo sinodale “è la virtù quotidiana che aiuta a superare i conflitti interiori e relazionali”.

Un altro criterio metodologico che papa Francesco ci ha offerto in questi primi dieci anni ed è quello che precede tutti gli altri e cioè la sinodalità che un modo antico ma nuovo perché costante nell’atteggiamento di questo papa che rappresenta un modo di essere Chiesa quello cioè di camminare insieme, di decidere insieme senza che nessuno si senta escluso perché, e questo per me è molto chiaro, non è la dottrina che esclude qualcuno piuttosto la prassi, il modo, l’atteggiamento. È stato lui stesso a definire il Sinodo, cioè il convenire intorno al vescovo di Roma come: “un evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale”.

Come non ricordare allora che durante il Sinodo sulla Famiglia, papa Francesco ha canonizzato Luigi e Zelia Martin (18 ottobre 2015), genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino la prima coppia ad essere canonizzata in quanto di sposi? Una consolazione per tanti sposi e un monito a ridare centralità alla santità coniugale e familiare.

Durante il Viaggio apostolico a Cuba, il 22 settembre 2015, disse: “Certamente non esiste la famiglia perfetta, non esistono sposi perfetti, genitori perfetti né figli perfetti, e, se non si offende, io direi suocera perfetta. Non esistono. Ma questo non impedisce che siano la risposta per il domani. Dio ci stimola all’amore e l’amore sempre si impegna con le persone che ama. Per questo, abbiamo cura delle nostre famiglie, vere scuole del domani. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri spazi di libertà. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri centri di umanità”.

Difficile sintetizzare tutte le parole dette, le azioni, gli sguardi, gli abbracci. Tra tutte le istantanee di questi dieci anni resta nel mio cuore una carezza, quella data ai bambini accolti nelle Oasi della Fraternità di Emmaus nella Basilica della Santa Vergine a Pompei. Bambini accuditi da famiglie: papà, mamma e i loro figli naturali. Un’istantanea che forse è l’immagine più bella di una Chiesa a servizio della famiglia.

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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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