DISFORIA DI GENERE Cinque motivi per non dare farmaci bloccanti a bambini che presentano disforia di genere Autore articolo Di Gabriele Soliani Data dell'articolo 18 Febbraio 2023 Nessun commento su Cinque motivi per non dare farmaci bloccanti a bambini che presentano disforia di genere di Gabriele Soliani L’Institute for Research & Evaluation (USA) ha pubblicato un documento sui danni dei trattamenti ormonali per la disforia di genere. Cinque motivi per non darli: 1. Non ci sono prove di effetti benefici, 2. Non diminuiscono i rischi di suicidio, 3. La disforia di genere spesso scompare spontaneamente, 4. A volte è legata a influenze culturali, 5. Non ci sono evidenze per dire che educare al transgenderismo sia un bene per i ragazzi. Il “Protocollo olandese”, dicitura sconosciuta ai più, è il trattamento di bambini e adolescenti con presunta o reale disforia di genere mediante i cosiddetti bloccanti della pubertà (la triptorelina). Questo lo si fa quando un bambino dice di sentirsi femmina, mentre biologicamente è maschio, e viceversa. Recentemente, l’Institute for Research & Evaluation (USA) ha pubblicato un documento sui danni dei trattamenti ormonali per bambini e adolescenti. Inoltre, il giornalista Jan Kuitenbrouwer e il sociologo Peter Vasterman sul quotidiano NRC Handelsblad (quotidiano olandese) hanno svelato che il “Protocollo olandese” si fonda su un unico studio del 2006, impreciso, superficiale e senza riscontro (tra l’altro lo studio è stato finanziato dalla Ferring Pharmaceuticals, proprio l’azienda che commercializza la triptorelina!). Nello studio è assente il gruppo di controllo (cioè i bambini a cui non è stato dato il farmaco blocca-pubertà), e il follow up – ossia il periodo successivo alla sperimentazione, utile per verificare gli effetti avversi. Si è trattato di uno studio troppo breve. Inoltre, molti partecipanti non sono stati più intervistati ed esaminati durante il follow up. Insomma, senza usare mezzi termini, si tratta di una bufala. Il documento di cui sopra dell’Institute for Research & Evaluation americano di Salt Lake City, elenca cinque punti molto critici che dovrebbero mettere in allarme genitori, medici, politici. Primo: «Le evidenze scientifiche non hanno dimostrato che i trattamenti cross-sex abbiano effetti benefici su bambini o adolescenti. Le ricerche che lo affermano non sono scientificamente affidabili, anzi emergono danni. E per questo un numero crescente di organizzazioni scientifiche non consigliano questi trattamenti. Raccomandano invece il counselling e una vigile attesa per i giovani che hanno una confusione di genere». Infatti, questo è lo stile che sta prendendo piede in Svezia, Finlandia e Inghilterra. Leggi anche: Disforia di genere negli adolescenti? Lo psicanalista avverte: “è presto per intervenire” (puntofamiglia.net) Secondo: «La ricerca non dimostra che la transizione di genere medica sia necessaria per prevenire i suicidi. Anzi ci sono evidenze che le procedure di transizione medica possano aumentare il rischio suicidario nei giovani con confusione di genere». Terzo: «Le ricerche mostrano che, se non viene incoraggiata la “transizione”, la disforia di genere si risolve spontaneamente nei bambini prima che raggiungano l’età di giovani adulti». Quarto: «Le evidenze scientifiche indicano che le cause della disforia di genere sono complesse. I fattori sociali e culturali possono influenzare in modo significativo l’identificazione transgender di un giovane». Quinto: «Non ci sono evidenze scientifiche che mostrino che i bambini traggano beneficio da insegnamenti scolastici sulla sessualità, sull’identità transgender o sull’omosessualità, o che mostrino che questi insegnamenti non siano dannosi». Il documento è sviluppato su un ricchissimo apparato bibliografico che viene citato per validare queste conclusioni. In televisione vengono presentati dei personaggi forse per fare audience o per mostrare trasgressività, quella che Papa Francesco bolla spesso come “mondanità”, ma la questione è seria, per non dire tragica. I genitori e gli educatori hanno il compito sacrosanto di vigilare e di educare verso il vero bene dei figli. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag adolescenza, BLOCCANTI DELLA PUBERTÀ, CONFUSIONE DI GENERE, DANNI DEI BLOCCANTI, Disforia di genere, educazione sessuale, IDENTITÀ SESSUALE, ORIENTAMENTO SESSUALE, PROTOCOLLO OLADESE, RESEARCH AND EVALUATION, RICERCA, teoria gender, TRATTAMENTI NEI BAMBINI, Triptorelina Gabriele Soliani Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. 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