COMUNICARE IN FAMIGLIA

“Comunicando davvero con mia moglie sto scoprendo di più me stesso”

coppia

di Francesco Arnaldi

Ho letto che la comunicazione non verbale incide per circa il 55% sul totale della comunicazione. Quando vostra moglie vi accusa di comunicare poco con lei, potete sempre risponderle che per il 55% state già comunicando senza proferire parola. Non garantisco però su quella che potrebbe essere la reazione di vostra moglie a un simile stratagemma dialettico…

Comunicare è importante, ma, come in ogni cosa, “non nasciamo imparati” (mi si perdoni l’espressione colloquiale). Spesso pensiamo che comunicare i nostri pensieri sia semplice, se solo lo vogliamo. 

Magari siamo tipi silenziosi, poco propensi alla condivisione, ma traiamo conforto nel sapere che, se volessimo, potremmo farlo senza problemi. E che il giorno che ci andrà di condividere qualcosa dovremmo solo aprire la bocca e magicamente il nostro flusso di pensieri si trasformerà in suoni che esprimeranno perfettamente quello che abbiamo in testa.

Purtroppo, però, non funziona così. 

Mia moglie, che è ormai diventata un’esperta in questo tipo di problematiche, me l’ha fatto capire l’altro giorno con un esperimento. Mi ha chiesto come stessi e di essere il più sincero possibile. Dopo qualche secondo, non ho potuto far altro che rispondere: “Bene!”. Dal mio punto di vista era una risposta più che esaustiva. Invece lei mi ha chiesto di essere più preciso. Ha iniziato a farmi domande specifiche: “Cosa vuol dire bene? Sei contento, sereno, in pace? Sei emozionato? Soddisfatto per qualcosa che è successo? Sei felice per qualcosa che dovrà accadere nei giorni a venire? E una volta risposto a questo, una volta capito cosa vuol dire davvero il tuo “bene”, come ti senti a riguardo?”.

In quel momento il mio cervello è entrato in modalità risparmio energetico, come quando usi troppo il telefono e lui si spegne da solo per evitare un sovraccarico. Credo che se mia moglie avesse potuto guardare dentro alla mia testa, avrebbe visto la rotellina che gira come quando i video su YouTube si bloccano perché non c’è abbastanza connessione internet.

Perché la verità è che non è semplice analizzare sé stessi. Non è facile verbalizzare, non è facile dare un nome a ciò che sentiamo dentro, e che spesso resta in strati profondi della nostra mente. 

Leggi: “È amando mia moglie, che insegno ai miei figli l’amore” (puntofamiglia.net)

Ci vuole allenamento, per queste cose. Uno deve abituarsi a fare questo tipo di lavoro, e i coniugi possono essere personal trainer l’uno dell’altra. Definire con parole chiare e precise le nostre sensazioni ci permette di fare chiarezza in noi stessi sui motivi e sulle origini di tali sensazioni.

Se vogliamo diventare santi, conoscere noi stessi è un elemento imprescindibile. E con il matrimonio, Dio ci ha donato una persona posta lì accanto a noi proprio per aiutarci in questo compito. Comunicare non è un favore che facciamo all’altro. Comunicare è un favore che facciamo a noi stessi, per mettere ordine nella nostra mente e nella nostra vita. 

Questo vale anche per la vita spirituale. Vi capita mai di non aver voglia di pregare? Vi capita mai che anche solo dire un rosario o andare a Messa sia uno sforzo incredibile? A me sì. Bene, verbalizzatelo! Dite al vostro coniuge di questa vostra difficoltà, e poi provate a spiegare perché. Il più delle volte non ne sarete in grado. 

Vi renderete conto che le vostre sensazioni sembrano quasi venire dal nulla, dal di fuori di voi. Come se non fossero vostre, come se fossero loro a possedere voi. 

E allora parlate, parlate, parlate. Perché parlando riuscirete a distinguere le tentazioni e le suggestioni, riuscirete a scovare i motivi profondi di cosa sentite.

È come quando a scuola studiavamo fisica o filosofia: non potevi essere certo di sapere un argomento, finché non riuscivi a spiegarlo a un tuo compagno che ancora non lo aveva capito. Quando riuscivi a spiegarlo a qualcuno – quando insomma riuscivi a verbalizzarlo – allora possedevi il concetto. Altrimenti, erano solo sensazioni superficiali che però non eri ancora riuscito a interiorizzare bene.
Fidatevi del vostro coniuge. Ditegli tutto, come state, se state bene, se state male, e provate a dirgli perché. Scoprirete che la giungla dei vostri pensieri è molto meno ingarbugliata di quanto pensavate, e che la persona che avete accanto Dio l’ha messa lì per un motivo: aiutarvi a essere, ogni giorno, sempre più voi stessi.




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