Udienza del papa

“S’arrangi”: rispondiamo così se qualcuno ha un problema? Le provocazioni del papa all’udienza

Papa Francesco all’udienza: “Quante volte viene gente che è un po’ difficile, difficoltosa per noi: ‘Ma è un problema suo: che si arrangi’. Gesù mai ha detto questo – ‘che si arrangi’ – è andato Lui a trovarla. Stava con tutti gli emarginati, con tutti i peccatori. Era accusato di quello: stare con i peccatori. Perché portava proprio ai peccatori la salvezza di Dio”.

“Quanti cristiani soffrono sulla propria pelle la violenza: preghiamo per loro!”: sono parole pronunciate da papa Francesco, al termine dell’udienza di mercoledì 18 gennaio, esprimendo dolore per il sacerdote morto nella casa parrocchiale incendiata in Nigeria, padre Isaac Achi.
Prima di chiedere preghiere per il sacerdote e di unirsi alle sofferenze dei cristiani perseguitati in tutto il mondo, il Papa ha dedicato ancora una volta la catechesi allo zelo apostolico e al modello cristiano dell’Annuncio. 

“Gesù non fa un grande prodigio, – afferma Francesco – non lancia un messaggio ad effetto, ma si mischia con la gente che andava a farsi battezzare da Giovanni; Gesù è in contatto col Padre nella preghiera e con tutta la gente per la missione, per la catechesi, per insegnare la strada al Regno di Dio”.

Come essere immagine dello stile di vita di Gesù? “Gesù stesso ce la offre, parlando di sé come del buon Pastore, colui che – dice – dà la propria vita per le pecore. Questo è Gesù”. Lui ha trascorso la vita a “spendersi per i peccatori, facendosi solidale con noi senza distanze”, è venuto “non per farsi servire, ma per servire”.

Insiste Francesco: “Gesù non fa qualcosa per noi, ma dà tutto: dà la vita per noi. Il suo è un cuore pastorale. Fa il pastore con tutti noi”. Perciò, “per riassumere in una parola l’azione della Chiesa si usa spesso proprio il termine pastorale. E per valutare la nostra pastorale, dobbiamo confrontarci con il modello, confrontarci con Gesù buon Pastore”.

Il santo Padre offre degli spunti concreti per interrogarci: “Anzitutto possiamo chiederci: lo imitiamo abbeverandoci alle fonti della preghiera, perché il nostro cuore sia in sintonia con il suo?”. Scopriamo se abbiamo un cuore pastorale dal fatto che esso “palpita sempre per chi è smarrito, perduto, lontano”.

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“Quante volte – ha proseguito a braccio – viene gente che è un po’ difficile, difficoltosa per noi: ‘Ma è un problema suo: che si arrangi’. Gesù mai ha detto questo – ‘che si arrangi’ – è andato Lui a trovarla. Stava con tutti gli emarginati, con tutti i peccatori. Era accusato di quello: stare con i peccatori. Perché portava proprio ai peccatori la salvezza di Dio”.

Da qui, il richiamo alla pecora smarrita, contenuta nel capitolo 15 del Vangelo di Luca, in cui Gesù parla anche della moneta perduta e del figlio prodigo: “Leggetelo spesso: lì potete capire cosa sia lo zelo apostolico”.

Poi, il cuore pastorale soffre, il cuore pastorale rischia: “Il Signore soffre quando ci distanziamo dal suo cuore. Soffre per quanti non conoscono la bellezza del suo amore e il calore del suo abbraccio”. Un cuore pastorale, dunque, “ha nostalgia di chi se n’è andato”. “Gesù ti insegna la nostalgia di coloro che se ne sono andati. Gesù ha nostalgia di noi, e questo è lo zelo di Dio: non rabbia o risentimento, ma un’irriducibile nostalgia di noi. È lo zelo di Dio”. 

Il papa mentre in guardia da un altro atteggiamento: il proselitismo. “Non si tratta di fare proselitismo perché gli altri siano dei nostri – questo non è cristiano – ma di amare perché siano figli felici di Dio”. 

Il papa, alla fine dell’udienza, non trattiene la commozione pensando all’attacco di Dnipro: “Non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, tanto bisognosa di vicinanza, di conforto e soprattutto di pace. Sabato scorso un nuovo attacco missilistico ha causato molte vittime civili, tra cui bambini. Faccio mio il dolore straziante dei familiari. Le immagini e le testimonianze di questo tragico episodio sono un forte appello a tutte le coscienze. Non si può rimanere indifferenti!”.




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