Papa Francesco all’Udienza: “Preghiamo per papa Benedetto”

Benedetto XVI

FOTO: Kancelaria Prezydenta RP (GFDL 1.2 or GFDL 1.2 ), via Wikimedia Commons

Papa Francesco: “Tanti sforzi, tante ricerche per la vanità; mentre Gesù ci fa vedere l’umiltà”. “Stiamo attenti a non scivolare nella caricatura mondana del Natale. C’è anche un ‘altro Natale’ tra virgolette, è la caricatura mondana del Natale, che riduce il Natale a una festa consumistica e sdolcinata”. E alla fine l’invito a pregare per il Papa emerito per accompagnarlo nell’ultimo tratto della sua esistenza terrena. 

Papa Francesco ha dedicato l’Udienza di mercoledì 28 dicembre ai pensieri di San Francesco di Sales, nel giorno in cui ricorreva il quarto centenario della morte di questo Vescovo e Dottore della Chiesa che ha scritto tanto sul Natale.

“Ho il piacere di annunciare che oggi viene pubblicata la Lettera Apostolica che commemora tale anniversario. – ha esordito il papa – Il titolo è Tutto appartiene all’amore, riprendendo un’espressione caratteristica di San Francesco di Sales. Infatti, così egli scriveva nel Trattato dell’amore di Dio: «Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore» (Ed. Paoline, Milano 1989, p. 80). E magari tutti noi potessimo andare su questa strada dell’amore, tanto bella!”

Con questa premessa, il santo Padre ha poi cercato di approfondire il mistero della nascita di Gesù, “in compagnia” di San Francesco di Sales.

“San Francesco di Sales, in una delle tante lettere indirizzate a Santa Giovanna Francesca di Chantal, scrive così: «Mi pare di vedere Salomone sul grande trono d’avorio, dorato e scolpito, che non ebbe uguale in nessun regno, come dice la Scrittura (1 Re 10,18-20); di vedere, insomma, quel re che non ebbe uguale in gloria e magnificenza (cfr 1 Re 10,23). Ma io preferisco cento volte vedere il caro piccolo Bambino nella mangiatoia, piuttosto che tutti i re sui loro troni»”. 

“Gesù, il Re dell’universo, non si è mai seduto su un trono, mai: è nato in una stalla”. La mangiatoia, secondo Francesco, è “molto importante non solo come dettaglio logistico, ma come elemento simbolico per capire che? per capire che genere di Messia è Colui che è nato a Betlemme, che genere di Re: chi è Gesù. Guardando la mangiatoia, guardando la croce, guardando la sua vita di semplicità, possiamo capire chi è Gesù”. “Quando gli angeli annunciano la nascita di Gesù: ‘Andate a trovarlo’; e il segno è: troverete un bambino in una mangiatoia. Quello è il segnale. Il trono di Gesù è la mangiatoia o la strada, durante la sua vita quando predicava, o la croce alla fine della vita: questo è il trono del nostro Re”.

Dunque, il papa si domanda: qual è lo stile di Dio? “Non dimenticarlo mai: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Il nostro Dio è vicino, compassionevole e tenero. In Gesù si vede questo stile di Dio. Con questo suo stile, Dio ci attira a sé. Non ci prende con la forza, non ci impone la sua verità e la sua giustizia, non fa proselitismo con noi, no: vuole attirarci con l’amore, con la tenerezza, con la compassione”. 

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Di nuovo, il Papa cita San Francesco di Sales, che scrive: “La calamita attira il ferro e l’ambra attira la paglia e il fieno. Ebbene, sia che siamo ferro per la nostra durezza, sia che siamo paglia per la nostra debolezza, dobbiamo farci attirare da questo celeste piccolo Bambino”. 

Il papa ne è sicuro: “Le nostre forze, le nostre debolezze, si risolvono soltanto davanti al presepio, davanti a Gesù, o davanti alla croce: Gesù spogliato, Gesù povero; ma sempre con il suo stile di vicinanza, compassione e tenerezza. Dio ha trovato il mezzo per attirarci comunque siamo: con l’amore”. 

E com’è l’amore di Dio? “Non un amore possessivo ed egoistico, come purtroppo è tanto spesso l’amore umano. Il suo amore è puro dono, pura grazia, è tutto e solo per noi, per il nostro bene. E così ci attira, con questo amore disarmato e anche disarmante, perché quando vediamo questa semplicità di Gesù, anche noi buttiamo fuori le armi della superbia e andiamo lì, umili, a chiedere salvezza, a chiedere perdono, a chiedere luce per la nostra vita, per poter andare avanti”.

Un altro aspetto che risalta nel presepe, secondo il pontefice, è la povertà, intesa come rinuncia ad ogni vanità mondana

“Quando noi vediamo i soldi che si spendono per la vanità: tanti soldi per la vanità mondana; tanti sforzi, tante ricerche per la vanità; mentre Gesù ci fa vedere l’umiltà”. Poi avverte: “Sì, stiamo attenti a non scivolare nella caricatura mondana del Natale. E questo è un problema, perché il Natale è questo. Ma oggi vediamo che c’è anche un ‘altro Natale’ tra virgolette, è la caricatura mondana del Natale, che riduce il Natale a una festa consumistica e sdolcinata. Ci vuole fare festa, ci vuole, ma che questo non sia il Natale, il Natale è un’altra cosa”. “L’amore di Dio non è un buonismo ipocrita che nasconde la ricerca dei piaceri e delle comodità. I nostri vecchi che avevano conosciuto la guerra e anche la fame lo sapevano bene: il Natale è gioia e festa, certamente, ma nella semplicità”.

Il Papa durante la sua Udienza ha ricordato anche di pregare per il papa emerito Benedetto XVI, le cui condizioni di salute si sono rapidamente aggravate.




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