Udienza del papa

Che cos’è la “consolazione spirituale” e quando si prova? Papa Francesco risponde

Papa Francesco all’Udienza: “Che cos’è la consolazione spirituale? È un’esperienza di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose”. Ma “la consolazione spirituale è un’iniziativa di Dio, non è “pilotabile”, non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo.

In data mercoledì 23 ottobre, durante l’udienza generale, il Santo Padre Francesco ha ripreso la sua catechesi sul discernimento: “Dopo aver considerato alcuni aspetti della desolazione – quel buio dell’anima – parliamo oggi della consolazione, che sarebbe la luce dell’anima, e che è un altro elemento importante per il discernimento”. “Che cos’è la consolazione spirituale? È un’esperienza di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; essa rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene. La persona che vive la consolazione non si arrende di fronte alle difficoltà, perché sperimenta una pace più forte della prova”. 

Il papa poi spiega che cosa sia, in concreto, questo “movimento intimo, che tocca il profondo di noi stessi”. Infatti, “Non è appariscente ma è soave, delicata, come una goccia d’acqua su una spugna”; “la persona si sente avvolta dalla presenza di Dio, in una maniera sempre rispettosa della propria libertà. Non è mai qualcosa di stonato che cerca di forzare la nostra volontà, non è neppure un’euforia passeggera”.

Per spiegarsi ancora meglio, Francesco cita alcune esperienze di santi riferendosi a “Sant’Agostino quando parla con la madre Monica della bellezza della vita eterna” o “alla perfetta letizia di San Francesco – peraltro associata a situazioni molto dure da sopportare”.

I santi, a detta del papa, non hanno fatto cose grandi perché “più capaci”, ma “perché conquistati dalla dolcezza pacificante dell’amore di Dio”. Dunque “Essere consolato è stare in pace con Dio, sentire che tutto è sistemato in pace, tutto è armonico dentro di noi”. 

Anche Edith Stein sperimenta questa consolazione e il papa riporta le sue parole: “Mentre mi abbandono a questo sentimento, a poco a poco una vita nuova comincia a colmarmi e – senza alcuna tensione della mia volontà – a spingermi verso nuove realizzazioni. Questo afflusso vitale sembra sgorgare da un’attività e da una forza che non è la mia e che, senza fare alla mia alcuna violenza, diventa attiva in me” (Psicologia e scienze dello spirito, Città Nuova, 1996, 116). 

Secondo Francesco “La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino, consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate, come il Battesimo per Edith Stein. La consolazione è una pace tale ma non per rimanere lì seduti godendola, no, ti dà la pace e ti attira verso il Signore e ti mette in cammino per fare delle cose, per fare cose buone”. 

Leggi anche: “Mi sento desolato: che fare?”, la parola a Papa Francesco (puntofamiglia.net)

Quando si vive in tempo di consolazione, – sottolinea il pontefice – quando si è consolati, viene infatti la voglia di fare tanto bene, mentre quando c’è il momento della desolazione, ci viene la voglia di chiuderci in noi stessi e di non fare nulla. “La consolazione ti spinge avanti, al servizio degli altri, alla società, alle persone”. Ma la consolazione spirituale è un’iniziativa di Dio: “non è “pilotabile” – tu non puoi dire adesso che venga la consolazione, no, non è pilotabile – non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo: consente una familiarità con Dio che sembra annullare le distanze”. 

“La consolazione è spontanea, ti porta a fare tutto spontaneo, come se fossimo bambini. I bambini sono spontanei, e la consolazione ti porta ad essere spontaneo con una dolcezza, con una pace molto grande”.

Occorre però stare attenti. “Dobbiamo distinguere bene la consolazione che è di Dio, dalle false consolazioni. Nella vita spirituale avviene qualcosa di simile a quanto capita nelle produzioni umane: ci sono gli originali e ci sono le imitazioni. Se la consolazione autentica è come una goccia su una spugna, è soave e intima, le sue imitazioni sono più rumorose e appariscenti, sono puro entusiasmo, sono fuochi di paglia, senza consistenza, portano a ripiegarsi su sé stessi, e a non curarsi degli altri. La falsa consolazione alla fine ci lascia vuoti, lontani dal centro della nostra esistenza. Per questo, quando noi ci sentiamo felici, in pace, siamo capaci di fare qualsiasi cosa. Ma non confondere quella pace con un entusiasmo passeggero, perché l’entusiasmo oggi c’è, poi cade e non c’è più”.

Per questo “si deve fare discernimento, anche quando ci si sente consolati. Perché la falsa consolazione può diventare un pericolo, se la ricerchiamo come fine a sé stessa, in modo ossessivo, e dimenticandoci del Signore”. 




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