Cinema e fede

Atto di fede: il christian film che domenica ha vinto gli Ascolti tv

“Atto di fede” è un film tratto da una storia vera. John sta giocando assieme a due amici su un lago ghiacciato, quando il ghiaccio si spacca sotto ai loro piedi. I compagni si salvano, lui va a fondo. Resta quindici minuti senza ossigeno. Quando la madre arriva in ospedale il figlio è deceduto, ma la fede della donna non si arrende davanti alla morte… (L’articolo contiene spoiler).

Difficilmente guardo la televisione la sera. Non sono molto amante della tv in generale, ma ieri sono stata catturata dal titolo di un film che mi suonava famigliare: “Atto di fede”.

Stavo per andarmene in camera a scrivere (lo so, la gente per rilassarsi legge, la sera, io i libri li scrivo: mi concilia il riposo), ma decido di dare fiducia a quel film: mi sembrava di averne sentito parlare ed ero curiosa.

La storia è ambientata negli Stati Uniti. John è un ragazzino di 14 anni, originario del Guatemala, che vive con i due genitori adottivi, i quali hanno una fervente fede cristiana e fanno parte di una chiesa protestante.

Un giorno, John sta giocando assieme a due amici su un lago ghiacciato (ignorando gli avvertimenti di coloro che temevano la superficie potesse rompersi), quando il ghiaccio all’improvviso si spacca sotto ai loro piedi. 

I tre giovani cadono nel lago. I due compagni di John riescono a rimanere a galla e ad attendere i soccorsi. Lui, invece, va a fondo.

John resta almeno quindici minuti in fondo al lago, senza ossigeno. “Sarà un ritrovamento, non un salvataggio”, dicono i soccorritori, intenti a recuperare il ragazzo. Quando lo ritrovano, infatti, è in arresto cardiaco. Le speranze che si riprenda sono davvero poche. 

Nel frattempo, alcuni vicini avvertono la madre. La donna prega incessantemente per tutto il tragitto da casa all’ospedale. Quando raggiunge il figlio, i medici (che hanno rinunciato a rianimarlo perché ormai non reagisce da ben 45 minuti) le dicono di prendersi tutto il tempo per dirgli addio

Lei, però, non si scompone e non si arrende. 

Di fronte al figlio appena dichiarato morto, inizia a pregare: “Signore, tu puoi ridonare la vita a mio figlio. Spirito Santo, scendi e ridona la vita a mio figlio”.

I medici assistono commossi alla scena, sapendo che la donna sta chiedendo qualcosa di impossibile.

Proprio in quel momento, però, il cuore del figlio ritorna a battere e lo intubano.

Seguono giorni difficili: il ragazzo è ancora in coma, non ci sono altri segnali di ripresa. I medici dicono ai genitori che se anche dovesse riprendersi, resterà per sempre neurologicamente compromesso.

Il padre si fida della loro parola dei medici. La madre, invece, ribatte: “Non credete che, se Gesù vuole, può guarire completamente mio figlio?”

Leggi anche: E voi credete ai miracoli? (puntofamiglia.net)

I dottori rispettano il dolore di lei, ma sanno che si sta aggrappando ad una speranza irreale. Il marito stesso la invita ad “accettare la situazione”, dal momento che nessuno, nelle condizioni del figlio, è mai guarito completamente.

Per tre giorni, la donna chiede preghiere, invita a parlare in modo positivo in camera del figlio, lotta perché non siano interrotti i farmaci che lo tengono in vita farmacologicamente, dice al ragazzo – certa che possa sentirla – di combattere.

Si organizzano veglie. Tutta la comunità di John prega, dai bambini e agli adulti, dai compagni di classe a quelli del basket, dai professori ai vigli del fuoco.

La fede incrollabile della donna, però, compresa e ammirata dal reverendo, ad un certo punto attraversa una crisi: John non accenna a migliorare, anzi, peggiora.

Così, la mamma si prende un momento per parlare da sola con Dio: sono passati tre giorni dal ricovero del figlio e lei “forse si sta aggrappando troppo alla vita di suo figlio”. 

Con un atto di umiltà, chiede che sia fatta la volontà del Signore, certa che Lui solo sa il vero bene di tutti. È disposta a lasciare andare suo figlio… si rimette completamente nelle mani di Dio. 

È dopo questo atto di fiducia che John si sveglia senza riportare nessun danno celebrare.

Sulla cartella clinica del ragazzo verrà trascritto: “paziente deceduto e ritornato in vita a seguito delle preghiere della madre”.

Certo, il film può risultare a tratti un po’ forzato, tanto che dei critici non vicini alla fede possono scrivere su un sito come Movieplayer.it: “Un melodramma a sfondo religioso che vive su una retorica profondamente cristiana, con le preghiere – e non i medici – che salvano le persone e persone atee che scoprono improvvisamente di essere stati chiamati dal Signore per una missione salvifica. Il difetto principale di operazioni di questo tipo, che Oltreoceano sono molte più di quanto si possa pensare, è nel privarsi di qualsiasi ambiguità giacché ogni cosa è già scritta secondo un piano superiore, con tanto di accorati appelli in diretta televisiva e sermoni più o meno sentiti che possono cambiare le cose”.

Di fatto, però, che il film piaccia oppure no, che sia equilibrato o che abbia tratti di fanatismo, è tratto da una storia vera, ispirato a un fatto di cronaca vera del 2015 avvenuto a St Louis. E quanto è successo a Joey Smith e suo figlio è accaduto realmente. La donna ha racconto tutto in un libro dal titolo “The Impossible: The Miraculous Story of a Mother’s Faith and Her Child’s Resurrection”, che è stato scritto a quattro mani insieme a Ginger Kolbaba. Il film rispecchia molto fedelmente ciò che è accaduto sette anni fa.

Certo, i dubbi possono rimanere. 

Tanti, ad esempio, hanno chiesto al vero John “Perché proprio tu?”, “Perché Dio salva alcuni e altri no”?Lui non ha risposta. E non ce l’ha neppure sua madre. Sanno solo che chi crede, chi spera e chi ama, in ogni caso, vedrà miracoli: perché è l’amore la forza più grande del mondo.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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