Scuola
Afghanistan incontra Italia
All’Istituto Comprensivo “Tenente Mario De Rosa” di Sant’Anastasia, nel Napoletano, Afghanistan incontra Italia. La risposta dei ragazzi non si fa attendere ed è subito un tripudio di passione, solidarietà e rispetto. Non è forse questo uno dei compiti della Scuola?
Si è tenuto venerdì 11 novembre nell’aula magna dell’Istituto comprensivo “Tenente Mario De Rosa” di Sant’Anastasia, un comune del Napoletano, il convegno che ha avuto per protagonisti lo scrittore e giornalista di origini afghane, Najeeb Farzad, e la giornalista, Farzana Jafari. L’evento è stato il momento culminante di una settimana interamente dedicata al progetto #Io leggo perché che ha visto coinvolte quattro classi quinte della Primaria e cinque classi prime della Secondaria di primo grado.
Najeeb e Farzana sono un uomo e una donna in fuga dall’Afghanistan, quella terra bella e maledetta in cui, ad opera dei Talebani, si sta consumando un vero e proprio genocidio ai danni dell’etnia hazara a cui entrambi appartengono. Farzana, in modo particolare, mi ha colpito molto. È una giovane donna bella e intelligente. I suoi lunghi capelli nerissimi incorniciano un visino tenero dai tratti leggeri e fragili, forse troppo fragili per portare il segno della negazione, della violenza, dell’arroganza di una cultura come quella in cui ha vissuto e dai cui è scappata. C’è qualcosa di misteriosamente affascinante in lei. Le sue parole sono cariche di una malinconica energia. La sua compostezza lascia trasparire l’afflato del dolore che trae forza dall’onore e si traduce in impeto. Lo stesso vale per Najeeb. Uomini e donne come tanti altri che, tuttavia, non si sono rassegnati a un destino avverso, ma hanno combattuto e combattono per la giustizia anche a costo della vita. L’Istituto De Rosa, capitanato dalla Dirigente, Dott.ssa Adele Passaro, ha voluto mettere a confronto le giovani generazioni con la loro storia tragica ma anche profondamente significativa.
Ci troviamo in un universo dove spesso molti privilegi come lo studio, le opportunità di lavoro, le ambizioni per il futuro, sono finiti nel macero dell’indifferenza, inghiottiti dal vuoto della noia. Molti dei nostri giovani sembrano fantasmi che vagano disperati alla ricerca di una meta. Sull’esempio di Malala Yousafzai, di cui i ragazzi hanno letto un libro nei giorni precedenti, gli alunni delle classi coinvolte hanno imparato a riflettere sul diritto allo studio, sull’importanza dell’istruzione, sul concetto di libertà, sul valore della vita, sulla ricerca del bene. Hanno potuto rivolgere direttamente a Najeeb e Farzana le loro domande in un dialogo tra culture e generazioni che ha appassionato e avvinto tutti i presenti. Opportunamente stimolati da temi così importanti e delicati, i ragazzi, come sempre accade, si sono rivelati in tutta la loro grandiosa bellezza interiore come scrigni d’eternità che nella loro ingenuità indicano a noi adulti la via da seguire. A contatto con Najeeb e Farzana si sono lasciati interpellare, hanno allargato i confini del cuore, abbracciato le vittime, sposato la solidarietà. Non è forse questa la più alta missione della scuola?
In momenti come questo educatori e genitori si ritrovano a scoprire le meraviglie contenute nel cuore dei più piccoli. Le loro espressione attonite e costernate di fronte al racconto di un mondo lontano in cui la violenza, la fuga, la disperazione sono pane quotidiano. L’ebrezza delle loro voci che invocano il rispetto dei diritti umani mentre alzano tra le mani cartoncini colorati in un tripudio di colori ed emozioni, la speranza dei loro occhi che invitano a guardare al futuro con nuovo slancio.
E lì in quel nugolo di dolore e gioia mi è sembrato di vedere la sintesi dell’umanità ferita che incontra i suoi figli ancora intatti. È stata preziosa la presenza delle istituzioni nella persona del Sindaco di Sant’Anastasia, Dott. Carmine Esposito e dell’Assessore all’istruzione Dott.ssa Veria Giordano. Importanti sono state le parole e la guida della Prof.ssa Enza Anastasio che ha organizzato l’evento e guidato gli alunni e le colleghe a preparare le classi nelle settimane precedenti. Un lavoro corale, fatto di impegno, sacrificio e dedizione assoluta perché la scuola è la prima forma di solidarietà umana dove tutto è fatto per il bene comune, quello che passa attraverso i giovani. È stato solo un momento, un granello di sabbia che isolato forse non porterà frutto, ma noi vogliamo credere che questo incontro unito a tanti altri rappresenti la speranza di un domani migliore. Vorrei concludere questo articolo con le parole che il papà di Malala le rivolse quando era ancora una bambina e mentre le riporto immagino che siano gli adulti della terra a rivolgerle a i tutti i figli e le figlie del mondo: “Proteggerò io la tua libertà, tu pensa a coltivare i tuoi sogni”.
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