“Perché vuole andare a convivere se non mi ha mai detto che mi ama?”

Tante persone hanno il desiderio di un amore “totale”, che non assomigli a un contratto a tempo determinato, tanti sognano un amore per sempre. Però si fatica a capire come costruire qualcosa di simile. Sarà solo fortuna? Io credo di no. Amare è come costruire una casa: preparate prima il terreno, poi costruite con attenzione e pazienza.

Mi capita sempre più spesso di vedere amiche, conoscenti o anche solo di ascoltare storie di persone che hanno veramente paura di affidare la propria vita a qualcun’altro. Si innamorano, convivono, magari si sposano, ma c’è diffidenza verso l’amore di coppia, verso il matrimonio.
Si crede che il “per sempre” non esista. Insomma, l’amore è camminare insieme per un tratto di strada, ma non necessariamente tutta la strada. 

Si sta insieme finché dura, non finché morte non ci separi.

Eppure, quando mi parlano, in tante persone scorgo il desiderio di un amore “totale”, che non assomigli a un contratto a tempo determinato, ma che investa tutta la persona, il futuro, i sogni più grande, l’anelito all’eternità. C’è il desiderio di vivere un amore vero, che sia progetto definitivo, non di passaggio. 

Però si fatica a capire come costruire qualcosa di simile. Anzi, a volte sembra impossibile. Anche perché tante storie, intorno a noi, finiscono. Tanti amori apparentemente indistruttibili crollano. 

Cerchiamo, però, di capire come mai una relazione che resista alle prove della vita non è solo questione di fortuna, allo stesso modo in cui non è solo fortuna se la casa in cui abito non crolla.

  1. La preparazione del terreno

Nessuno costruirebbe una casa in mezzo alla palude. Per poter costruire, il terreno deve essere buono. Se nella vita di una persona ci sono delle paludi, ovvero delle ferite affettive non risolte, che portano a riprodurre sempre gli stessi schemi o a non poter davvero aver cura di un altro o un’altra (ad esempio l’abitudine a tradire, a mentire, l’irresponsabilità, l’incapacità di ammettere la propria imperfezione, l’aggressività eccessiva…), ecco che ci troviamo davanti ad un terreno infertile per una vita a due e, invece di portare qualcuno nella nostra palude, meglio bonificare il terreno: con una guida spirituale, un bravo psicologo, degli amici fidati. Il primo passo per costruire una relazione sana è lavorare su di sé.

Leggi anche: Il matrimonio, tenda dell’amore. Appunti per i nubendi (puntofamiglia.net)

  1. I sopralluoghi

Si crede che la convivenza prematrimoniale sia il segreto di una conoscenza profonda. Di fatto, però, conoscersi è fatica, è dialogo serrato, è capacità di mettere a nudo la propria anima. È sincerità. 

Non ci si conosce automaticamente dormendo nello stesso letto (lì, in realtà, ci si consegna anima e corpo!), ci si conosce calando le maschere, mostrando ciò che si ha nel cuore, facendo esperienze di condivisione, raccontando senza fronzoli e omissioni il proprio passato, leggendo insieme i fatti che ci accadono e il mondo che ci circonda. 

Per conoscersi è importante passare del tempo insieme, proprio come è necessario fare i sopralluoghi nel luogo in cui si andrà ad abitare… ma chi si metterebbe a dormire in una casa senza tetto, senza finestre e senza pavimento? La fretta non è una buona consigliera, soprattutto se si tratta di qualcosa di complesso come la costruzione di un edificio. Tantopiù sarà così per la costruzione di un progetto di vita! La calma, la lucidità, l’attenzione sono fondamentali. 

Preoccupiamoci allora di aprirci davvero e di vivere un rapporto alla pari (questo grande sconosciuto… purtroppo, quasi sempre uno sta sopra e l’altro sta sotto, uno avanti, uno indietro… e si va a vivere insieme nonostante queste storture non risolte: che peccato!)

  1. Le fondamenta stabili

Oggi regna l’idea che l’amore si regga esclusivamente sul sentimento. Non è così. Me lo dimostrano amici sposatisi perché innamoratissimi e oggi sull’orlo del divorzio. 

È la fedeltà, è la capacità di mettersi davvero al servizio della felicità dell’altro, dell’altra a far durare un matrimonio. La capacità di ascoltare (quanti fidanzati e sposi non si capiscono… perché non si ascoltano davvero!). La capacità di chiedere scusa. Quante volte siamo assolutamente convinti che noi abbiamo sempre ragione… l’altro ha sempre torto? Ecco, questo atteggiamento porta con certezza matematica a logorare anche l’amore più passionale del mondo…

  1. L’edificazione… prima di andare ad abitare 

Due fidanzati hanno deciso, qualche tempo fa, di andare a vivere insieme. Senza mai essersi detti “ti amo”.

Perché? Perché non sono sicuri di amarsi. Ma intanto fanno una prova. Che è come dire: andiamo a vivere in una casa per vedere se resiste al cattivo tempo o se cade alla prima folata di vento. 

Se la casa non è solida, crolla. E voi con la casa. Abbiamo le risorse, oggi, per fare discernimento. È vero che la Chiesa può migliorare tanto, ma i percorsi per mettere davvero in discussione la coppia, per crescere insieme, ci sono! Sfruttiamoli. Allo stesso modo in cui non andremo mai a vivere in una casa senza aver interpellato ingegneri e costruttori… smettiamola di pensare che per far durare un rapporto bastano i sentimenti e le buone intenzioni. Amarsi è un lavoro. amarsi è fatica. Ne vale la pena? Io penso di sì: c’è di mezzo la nostra felicità vera.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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