Liturgia

Non sciupiamo la bellezza dell’Eucaristia

Eucaristia

La Sacra Liturgia, prima che essere “liturgia” (“azione per il popolo”) è, appunto, “Sacra”, un essere presente dell’eterno nella storia, un kairòs che entra nel kronos. Papa Francesco nella “Desiderio desideravi” ci richiama proprio a questo: rispettare la liturgia.

Mentre a Matera si è celebrato il 27° Congresso Eucaristico Nazionale non si è ancora spenta l’eco dell’ennesimo episodio che ha visto coinvolto un sacerdote in una “irrituale” celebrazione eucaristica. Consacrare il pane e il vino in bicchieri e piatti di plastica, più ancora del precedente “altare materassino” visto questa estate non può non interrogare i fedeli sulla contraddizione tra l’autenticità del Mistero e la faciloneria con cui alcuni sacerdoti invocano lo Spirito Santo nel memoriale – ricordiamolo sempre – della Cena del Signore Gesù.

Al di là delle “buone intenzioni” dei preti e dei fedeli coinvolti, non dobbiamo mai disdegnare il fatto che ciascun cristiano deve evitare di dare scandalo al fratello più debole (1Cor 8, 13). Qui non è in discussione la validità o meno del rito, ma il decoro del rito stesso, ancora più in tempi di “socializzazione” immediata delle scelte contingenti.

Ma ancora di più questi episodi ci interrogano su una problematica più grave e meno episodica: una sorta di “secolarizzazione del rito”.

Se da un lato, infatti, il Concilio Vaticano II ha voluto coinvolgere maggiormente l’Assemblea nella celebrazione consapevole del Mistero (beninteso, scelta “sacrosanta”), sembra quasi che la frenesia dei tempi moderni abbia desacralizzato tanto il rito quanto il mistero. 

La Sacra Liturgia, prima che essere “liturgia” (“azione per il popolo”) è, appunto, “Sacra”, un essere presente dell’eterno nella storia, un kairòs che entra nel kronos.

Papa Francesco nella “Desiderio desideravi” ci richiama proprio a questo: rispettare la liturgia.

Essere frettolosi, distratti, non sottolineare o non scandire i diversi momenti è un fuggire dalla sacralità del rito. In quest’epoca di covid igienizzarsi durante le formule (i sacerdoti) o durante l’invocazione all’Agnello di Dio (i fedeli), rinunciare a pregare anche con il corpo (stare in piedi, in ginocchio o seduti a seconda dell’azione della quale si è partecipi) sono tutti sintomi di questa secolarizzazione del rito.

La celebrazione è partecipazione, canto, comunione, ascolto della Parola e preghiera dei gesti e della parola. È dono pasquale, presenza viva e vera di Cristo, comunione dei Santi, speranza di risurrezione, riattualizzazione del Mistero Pasquale.

Ogni volta. Ogni “santa” volta… Sia nella messa festiva, sia nella messa feriale, sia in un’assemblea di centinaia di persone, sia di fronte a un gruppo di sparute vecchiette. Avere cura della liturgia è un impegno per ciascun battezzato: “Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo” (1Cor 8,12). 

Proviamo a non farlo, non lasciamoci secolarizzare anche il sacro.




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Vito Rizzo

Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”.

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