“Per miei figli sono la madre, per i clienti il divertimento, per la società sono solo una prostituta di cui nessuno si occupa”

strada

Chi non è mai passato davanti ad una di loro facendo spallucce, alzi la mano! Lo etichettiamo come il lavoro più vecchio del mondo e andiamo avanti come se nulla fosse. Ma non è così. La prostituzione nasconde un sub-strato di droga, alcol e malaffare. Lo sappiamo tutti, ma chi combatte sul serio per sradicare questa orribile piaga?

Non c’è che dire, l’Italia è un paese di sana e robusta “prostituzione”, e quando parlo di prostituzione mi riferisco proprio a quella più sfacciata e tradizionale. Da questi microfoni ci siamo più volte occupati dell’argomento, cercando di denunciare il degrado delle donne costrette a battere il marciapiede con le loro storie cariche di sofferenze e di piaghe invisibili al mondo. Chi non è mai passato davanti ad una di loro facendo spallucce, alzi la mano! Lo etichettiamo come il lavoro più vecchio del mondo e andiamo avanti come se nulla fosse. Ma non è così. La prostituzione nasconde un sub-strato di droga, alcol e malaffare. Lo sappiamo tutti, ma chi combatte sul serio per sradicare questa orribile piaga? Abbiamo tentato di colpire i clienti che alimentano il business, abbiamo intervistato quanti si occupano delle vittime di questa tratta l’Associazione Papa Giovanni XXIII ad esempio. Poi un giorno apro il mio pc e mi arriva questa lettera.

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Cara redazione di Punto Famiglia,ho letto che svariate volte avete raccontato storie di donne che si vendono. Donne che spesso hanno perso anche il nome e si chiamano solo “prostitute”. Io sono una di loro. Non sono straniera, perché non tutte quelle che si prostituiscono lo sono. Io, invece, sono nata qui e sono italiana fino al midollo. Anche se non ne vado fiera. Sì non vado fiera del mio paese (con la lettera minuscola e vi chiedo di lasciarlo così). Abbiamo perso l’orgoglio nazionale, quello che sappiamo sbandierare solo quando gioca la nostra squadra ai mondiali. Non ci indigniamo più per quello che la nostra classe dirigente fa e dice; l’importante è avere il carrello della spesa pieno e una bella televisione con abbonamento a Sky. Sono amareggiata perché dopo la laurea ho lavorato diversi anni come libero professionista coniugando lavoro e famiglia avendo messo al mondo un discreto numero di figli. Dopo una separazione molto controversa ho ripreso a lavorare fatturando ogni euro che incassavo (e anche quelli che alcuni clienti non mi hanno mai pagato). Con tutto ciò ho sempre pagato le stesse tasse che paga un collega che non ha prole e magari vive con i genitori. Poi le cose sono cambiate. Ho chiesto un prestito alla persona sbagliata e sono finita per strada, senza un soldo in tasca e con i figli da mantenere. Morale della favola da alcuni mesi ho cambiato lavoro: ricevo uomini su appuntamento. Mi prostituisco insomma. Non potevo fare diversamente. Ero stufa di arrivare a certi week end con i figli in casa, il frigo vuoto e venti euro nel portafogli. Le ho provate tutte ma alla fine mi sono buttata in un lavoro che sicuramente permette guadagni notevoli e tempo libero da dedicare ai figli. E di pagare i debiti che inevitabilmente si sono accumulati nel corso degli anni. Non è facile ma almeno provo l’orgoglio di poter garantire il minimo indispensabile ai miei figli. Quanto a me, talvolta mi faccio schifo anche a toccarli i miei bambini. Solo io so quello che faccio con il mio corpo. Per loro, i miei figli, sono la loro madre, per gli uomini che frequento solo il divertimento smodato, per la società sono solo una prostituta per cui non c’è attenzione, né riguardo”.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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