Affido familiare “Mi presentai nella struttura con una torta e conobbi Michelle” Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 28 Giugno 2022 Nessun commento su “Mi presentai nella struttura con una torta e conobbi Michelle” di Monica Vacca Michelle ha 17 anni, vive in una casa famiglia e, settimanalmente, da circa un anno e mezzo, frequenta Francesca e la sua famiglia. I loro incontri, le loro uscite, non sono solo di svago o piacere, bensì anche culturali. Un valore aggiunto, per questo rapporto. Stimolare questa tipologia di relazioni può aiutare a rendere concreti gli interessi comuni e ad avere una visione diversa degli eventi e delle cose. Tanti sono i ragazzi che, durante il loro percorso di crescita, trascinano sulle proprie spalle bagagli esperienziali contrassegnati da storie difficili e complesse, le cui debolezze son diventate lividi. Sapere di essere importante per uno di essi, di essere un punto di riferimento, la persona a cui ci si rivolge per avere un consiglio, un conforto o anche una carezza, riempie il cuore di gioia. È questo il messaggio che trapela dalle parole di Francesca, volontaria in una casa famiglia, la cui vita si è intrecciata con quella di Michelle, nome di fantasia. «Ho conosciuto la Fondazione “Protettorato di San Giuseppe” grazie ad una mia collega. Siamo entrambe volontarie presso la Croce Rossa ma lei, inoltre, lavora come educatrice presso questa struttura − inizia così il suo racconto −. Mi parlava spesso delle attività che svolgevano con i ragazzi, delle esperienze vissute e dei momenti condivisi. Un giorno, però, aggiunse un dettaglio diverso, che catturò subito la mia attenzione: erano alla ricerca di volontari per le case famiglia. Non avevo idea di cosa aspettarmi ma accettai senza esitare». Leggi anche: Leggi anche: Affiancamento familiare: una ricchezza di tutti «Riuscii ad avere un appuntamento con la psicologa della struttura − continua Francesca − per un colloquio conoscitivo. Successivamente, ritornai per parlare con un’educatrice». A questo punto, i suoi occhi iniziano a sorridere e, con una gioia coinvolgente, afferma: «Ricordo la prima volta che vidi Michelle. Mi presentai in struttura con una torta, credo sia il modo più carino per poter fare una coccola ad una persona, è così che faccio anche con mio figlio, suo coetaneo. Da lì abbiamo iniziato a conoscerci, a vederci: prima con i compiti, poi una passeggiata, una cena…alla fine è venuta con me in vacanza. L’approccio è stato graduale. È una ragazza meravigliosa − aggiunge fiera −, accompagnarla nel quotidiano ed esserle di supporto è per me un gran regalo». Michelle ha 17 anni, vive in una casa famiglia e, settimanalmente, da circa un anno e mezzo, frequenta Francesca e la sua famiglia. I loro incontri, le loro uscite, non sono solo di svago o piacere, bensì anche culturali. Un valore aggiunto, per questo rapporto. Stimolare questa tipologia di discorsi può aiutare a rendere concreti gli interessi comuni e ad avere una visione diversa degli eventi e delle cose. Francesca riprende il suo racconto, questa volta utilizzando un tono di voce di più serio: «L’intento è quello di donare un tempo di qualità, avverto un senso di responsabilità in questo. In ogni caso, tra noi v’è stata fin da subito riconoscenza. Ho imparato tanto da lei a da quest’esperienza: bisogna sapersi rapportare a tutti, essere aperti, bisogna riuscire a capire ciò che è bene per chi abbiamo davanti. Ovviamente c’è un gran lavoro dietro tutto questo. Sono seguita da una vera e propria équipe di operatori. Il lavoro svolto dagli psicologi, dagli assistenti sociali, è profondamente impegnativo. Nulla è lasciato al caso. Ogni progetto ha lo scopo di mostrare ai ragazzi quante possibilità hanno nella vita». «Sono contentissima del rapporto che abbiamo attualmente − afferma serenamente − la continuo a sentire. Non avviene tutto in automatico, ci vuole del tempo, della comprensione e, soprattutto, la volontà di voler costruire un rapporto. Vedere i ragazzi che son contenti di stare con te, che ti riabbracciano, che fanno proprio i tuoi consigli, è per me una soddisfazione. È un’esperienza che voglio continuare a fare e a vivere. Confrontarmi con questi ragazzi è davvero un valore, non bisogna avere nessun tipo di pregiudizio, è un’esperienza di crescita reciproca». Grazie al supporto di persone esterne alle strutture, tanti ragazzi, proprio come Michelle, hanno la possibilità di sentirsi amati, di conoscere il mondo da una prospettiva diversa, di fare delle loro debolezze una forza. Se questa testimonianza ha smosso il tuo interesse verso l’Affiancamento Familiare e vuoi saperne di più o se desideri dare la tua disponibilità per donare un pomeriggio a settimana ad un ragazzo, chiamaci al numero verde 800.66.15.92 oppure clicca qui. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag affido familiare ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: La preghiera sincera ti salva il matrimonio: la storia di Anna e Filippo “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? 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