Il diavolo non vuole l’unione fisica tra gli sposi, Dio invece sì! La storia di Tobia e Sara

Henri Lehmann, Tobias Brings His Bride Sarah to the House of His Father, Tobit (particolare, The Metropolitan Museum of Art - New York

Tobia e Sara sono due giovani che, dopo una serie di difficoltà, riescono a sposarsi. Ciò che colpisce di questo spaccato della Bibbia è che ci presenta due sposi che hanno difficoltà ad avere rapporti coniugali. Il loro esempio ha molto da insegnare alle coppie di oggi. 

Spesso, quando mi capita di parlare di sessualità, castità e affettività mi avvalgo di testimonianze. Credo che raccontare storie vere sia il segreto per chiunque voglia comunicare un messaggio in modo efficace. Se siamo cristiani, però, per comprendere il valore del matrimonio e dell’intimità sponsale, dobbiamo fare anche – scusate, soprattutto! – ricorso alla Parola di Dio. Oggi vorrei parlare del libro di Tobia, contenuto nell’Antico Testamento. Tobia e Sara sono due giovani che, dopo una serie di difficoltà, riescono a sposarsi. Ciò che colpisce di questo spaccato della Bibbia è che ci presenta due sposi che hanno difficoltà ad avere rapporti coniugali. La narrazione è costellata di simboli che vanno letti, compresi e rielaborati con attenzione, perché hanno molto da insegnare sul matrimonio e su quanto sia importante il legame fisico…

Un primo punto che si nota è questo: il diavolo non vuole l’unione fisica tra gli sposi, Dio invece sì!

Sara è già stata data ad altri sette mariti, tutti morti la prima notte di nozze. Asmodeo, il demone della distruzione, dell’ira, dell’impudicizia, non vuole che la ragazza venga amata da un uomo. Odia il vincolo sponsale e, perciò, lo impedisce. Tobia sa che potrebbe fare la stessa fine dei precedenti mariti, per questo si lascia aiutare da qualcuno che è più forte del diavolo: l’Arcangelo Raffaele, messaggero di Dio. Quest’ultimo consiglia al ragazzo alcuni gesti da compiere prima di mettersi a letto con la sposa. Proprio così: la Bibbia – e quindi la Chiesa – ci presenta un uomo che viene aiutato da Dio per potersi unire carnalmente alla sua sposa. 

Leggiamo alcuni passaggi:

Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso. L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. (Tb 8, 2-3) 

Come notano i due sposi Antonio e Luisa De Rosa, nel blog matrimoniocristiano.org, commentando questo brano: “Una simbologia meravigliosa. Il testo ci mette di fronte ad un vero e proprio esorcismo. Un esorcismo che nasce dall’amore coniugale. Dio guarisce attraverso l’amore. Per noi cristiani c’è un significato ancora più chiaro. Il sacramento del matrimonio ci libera dal male e ci permette di amarci da Dio, di amarci come Dio. Non a caso Tobia brucia cuore e fegato. Il cuore e il fegato rappresentano due componenti costitutive di ogni persona, in ebraico néfèsh. Il cuore è il luogo della volontà, del voler il bene o il male, mentre il fegato è l’organo delle sensazioni più istintive e basiche come possono essere la passione, le emozioni e l’impulso sessuale. Offrendo queste nostre due realtà, volontà e passioni, a Gesù, attraverso la nostra promessa matrimoniale, accade il miracolo. Il male viene cacciato dalla nostra casa e viene allontanato da noi. Solo con la nostra volontà non potremmo però impedire al male di tornare. Per questo serve un sacramento. È Dio, in questo caso attraverso l’Arcangelo Raffaele (che significa appunto Dio guarisce), che incatena in ceppi il diavolo, impedendo così che possa tornare a distruggere la nostra unione”. 

Secondo punto essenziale: Tobia e Sara sconfiggono il diavolo perché sono fratello e sorella in Dio

“Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! (Tb 8, 4)”. Il modo in cui Tobia chiama Sara ci apre uno squarcio meraviglioso: Sorella. Perché Tobia chiama così sua moglie? E perché è bene che ognuno di noi chiami il proprio sposo, la propria sposa, fratello, sorella? Perché ci richiama a qualcosa che va oltre l’eros, la passione, l’attrazione… ovvero la dimensione di comunione e di alleanza che è propria del matrimonio. Siamo fratelli e sorelle, nella fede. Sapere questo, ci aiuta ad avere un rispetto e una complicità che, spesso, la concupiscenza vuol farci dimenticare.

Terzo punto: la parola “alzati” indica la resurrezione

Il greco utilizza il termine anastethi, lo stesso termine che verrà usato nel Vangelo per indicare la resurrezione di Gesù! Tobia, amando la propria sposa in modo casto e sincero, nell’intimità della sua casa, sta conducendo la propria sposa ad una resurrezione, ad una nuova vita… è il miracolo dell’amore, fecondo non solo “per la procreazione”, ma ancor prima per l’unione dei coniugi.

Spiegano ancora Antonio e Luisa de Rosa: “Non è Tobia naturalmente ad avere il potere di innescare questo cambiamento incredibile nella vita dell’amata. È l’amore che Tobia e Sara si sono promessi e che stanno per sperimentare nel corpo attraverso l’amplesso fisico. Prima di abbandonarsi all’amore corporeo i due infatti elevano una bellissima preghiera a Dio”. Tobia e Sara, due giovani normali ma ferventi nella fede, mostrano la bontà dell’atto sessuale. Dio ci introduce, attraverso di loro, nella grandezza del matrimonio e nella sacralità dell’incontro intimo degli sposi. Se abbiamo dei dubbi su questo, la Bibbia ci ricorda che il matrimonio passa per la carne! E che l’atto sessuale non è sporco, non è peccato e non è neppure solo un gesto di affetto o di appartenenza: per noi cristiani, è un canale unico della Grazia divina!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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