Carlo Casini, per una spiritualità della Vita
di Marina Casini Bandini
“Carlo Casini ha lasciato un grande patrimonio di pubblicazioni, scritti, interviste, video; un patrimonio da custodire e diffondere. Ma il libro più bello che ha scritto si legge nelle pagine della sua vita che si è realizzata nell’adesione profonda al Vangelo e si è fatta essa stessa testimonianza viva del Vangelo della Vita”. È quanto emerge da questo intervento, che pubblichiamo integralmente, della professoressa Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita, in occasione dell’Annual Conference Heartbeat 2022 che si è svolta a Jacksonville in Florida dal 30 marzo al 1° aprile. Una sessione dei lavori del 31 marzo è stata dedicata proprio alla spiritualità della vita alla luce di Carlo Casini. Offriamo il testo ai nostri lettori in vista del convegno che si svolgerà a Napoli il prossimo 30 aprile e che avrà come tema: “Carlo Casini, testimone di misericordia”, organizzato e promosso dal Forum delle Associazioni socio-sanitarie in collaborazione con il Movimento per la Vita Italiano.
Una genuina e appassionata vocazione civile
Per Carlo Casini, “dal concepimento” non era una formula, e “uno di noi” non era una etichetta, ma l’espressione più alta del principio di uguaglianza, la prima pietra per la costruzione di un umanesimo nuovo, il compimento del moto storico verso una sempre più piena affermazione della dignità di ogni essere umano, l’angolo di visuale che consente di vedere nella giusta prospettiva tutta la convivenza tra gli uomini, la fonte di ogni solidarietà e accoglienza nei confronti di tutti gli ultimi, principio di riconciliazione e di rinnovamento morale, civile e politico, il fondamento dei diritti umani, il punto di forza per comprendere il significato della famiglia, il presupposto della pace, un atto di misericordia.
Carlo Casini era convinto della necessità di ricostruire un concetto vero e nobile di laicità. L’aborto non è soltanto un peccato, diceva, è anche una ingiustizia, una lesione grave della società come tale nella quale il precetto del non uccidere e il riconoscimento dell’eguaglianza di tutti gli esseri umani dovrebbero essere la base del bene comune. Perciò era convinto della laicità del MpV perché esso nella comunità civile deve essere aperto alla collaborazione anche di non cattolici o non credenti, e rendersi capace di essere persuasivo verso tutti. Bisogna partire da argomenti di scienza e di ragione sfidando la modernità sul suo stesso terreno, diceva. Di fronte a un’idea di laicità secolarizzata (laicismo senza laicità), intesa come atteggiamento che contrasta il pensiero religioso e nega la dimensione trascendente dell’uomo, egli sosteneva che la laicità ha come obiettivo primario il rispetto della inerente e uguale dignità di ogni essere umano (questo è il principio base della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e utilizza la ragione come strumento comune di lavoro. Sono innumerevoli le pubblicazioni e gli scritti in cui Carlo Casini sviluppa la riflessione su una laicità intelligente che costruisce il bene comune e muove il cammino delle generazioni, cioè la storia, verso il progresso, cioè verso una sempre più piena affermazione dell’inerenza e dell’uguaglianza della dignità umana. Parlava di “principio di venerazione” e di “mistero laico” della dignità umana per dire che l’autentica laicità non può fare a meno del riferimento a una dimensione “altra” cui l’uomo tende per dare fondamento solido alla propria vita ma anche al vivere insieme. Il postulato laico di una dignità sempre presente con la stessa forza e la stessa intensità in ogni esistenza umana se da un lato è l’antidoto per evitare la barbarie della sopraffazione (homo homini lupus), dall’altro è espressione della ragione aperta ad un “oltre” che svela all’uomo la sua piena umanità. Osservava che la Dichiarazione universale parla di “fede” nei diritti dell’uomo.
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Lo sguardo contemplativo e la spiritualità della vita
Questa genuina e appassionata vocazione laica, che lo ha travolto e che ha travolto anche la sua famiglia, non spiega, però, fino in fondo le ragioni del suo dono totale, della sua immolazione. Lui andava ancora oltre e ancora più in profondità. Oso con trepidazione, affacciarmi appena appena, in punta di piedi, in quella dimensione intima che ha dato senso e motivazione al suo vorticoso e totalizzante impegno sociale, culturale, giuridico, civile e politico, soprattutto nella difesa della vita umana. Senza “meditazione” personale e collettiva sul valore e sul significato della vita umana, sul senso della creazione e sulla prossimità, diventa davvero difficile perseverare nell’impegno a favore della vita nascente in un contesto culturale che promuove la “cultura dello scarto”.
In una lettera a un amico sacerdote scrisse che per lui l’impegno per la vita era «l’impegno per l’amore di Dio che si materializza in ogni nuovo essere umano che compare nell’esistenza, fino alla fine». Ricordo di aver letto in qualche suo scritto che per lui l’impegno per la vita equivaleva a stare in ginocchio di fronte al Padre della Vita. Ha sempre cercato Colui che della vita umana è il donatore, il senso, l’origine e il fine. In una sua relazione tenuta a Buenos Aires nel 1999 ha detto: «Sono certo che non vi è nulla di più profondamente umano del bisogno di infinito e di amore. La disperazione nasce dalla solitudine teologica, cioè dall’eclissi del senso di Dio. Ma Dio di fatto è presente nel cuore di ogni uomo e per scoprire il senso della vita anche nella sofferenza bisogna ultimamente ascoltare la sua voce». Giovane magistrato e sposo, scriveva, nell’ottobre del 1965, in un quaderno di esercizi spirituali: «Tutta la giornata deve essere preghiera, ma ci sono dei momenti in cui il colloquio con Dio non deve essere solo potenziale e incosciente, ma deve divenire effettivo e consapevole. Non è certo tempo perso quello dedicato alla preghiera per chi crede ai destini soprannaturali del proprio essere. Anzi, si può anche pensare che non è possibile un concreto progresso spirituale senza questo quotidiano sacrificio del proprio tempo. E per chi pretende una vera maturità intellettuale e un’ampia capacità apostolica, il “tempus orandi” deve essere qualcosa di esteso e profondo».
Era immerso nella storia e nel tempo con uno sguardo contemplativo. Era pienamente “nel mondo”, ma non era “del mondo”. Era come se fosse abitato da una luce che gli consentiva di vedere la realtà nella sua vera profondità ed essenza, come se vedesse le cose nella prospettiva di Dio («Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona»). Nella vita umana ha visto l’opera di un’«intelligenza creatrice che è amore e chiama all’amore» e nell’abitazione del figlio nel grembo della mamma «il più intimo e duraturo degli abbracci», «segno che tutta la vita umana è posta sotto il sigillo dell’amore». Per questo con tanta naturalezza diceva e scriveva, col tono della meditazione stupita e gioiosa, che ogni figlio che comincia a esistere è «creazione in atto», «il vero “big bang”», «una novità assoluta», «capolavoro della creazione», «senso dell’universo», «frutto della fatica dell’universo, dello spazio e del tempo, dell’evoluzione e delle generazioni», «meraviglia delle meraviglie», «miracolo domestico che si verifica nella ferialità della vita comune», «la scommessa che il bene (la fraternità, la pace universale) è nel futuro, nel destino del mondo», «dono e mistero», «mistero collegato al mistero dell’intera storia umana», «concentrato di speranza», «garanzia di speranza», «freccia di speranza lanciata verso il futuro», «senso della storia», «un miracolo che suscita stupore, rispetto ed amore», «parola d’amore di Dio» e «parola di Dio e degli uomini secondo il disegno di Dio», «mistero dei suoi imperscrutabili disegni», «speranza di Dio. Tutta intera, incontaminata, non tradita»; «ogni figlio garantisce la storia e alimenta la speranza del suo positivo significato». Su questa scia ricordo la dedica all’ “Evangelium Vitae” che donò, il 31 agosto 1996, a mio figlio Giovanni appena nato, per quando sarebbe diventato grande:
«Grazie Giovanni,
Grazie per essere nato,
grazie per l’esperienza del miracolo che tu sei,
grazie perché sei prova che Dio esiste ed è Amore,
grazie perché ci provi a dire che tutto l’universo ha un senso,
grazie per la tua mamma e il tuo babbo,
per la tenerezza e la forza
che tu, già appena nato, gli hai dato.
Auguri perché tu sia sempre nella gratitudine per chi nell’infinito e nel finito
ti ha dato la vita,
ti fa esistere,
ti ama,
ti assicura un meraviglioso futuro».
Questo “canto del cuore” è possibile grazie allo “sguardo contemplativo” da cui sgorga la cultura della vita. Giovanni Paolo II nell’ Enciclica “Evangelium Vitae” scrive: «Urge anzitutto coltivare, in noi e negli altri, uno sguardo contemplativo. Questo nasce dalla fede nel Dio della vita, che ha creato ogni uomo facendolo come un prodigio (cf. Sal 139/138, 14). È lo sguardo di chi vede la vita nella sua profondità, cogliendone le dimensioni di gratuità, di bellezza, di provocazione alla libertà e alla responsabilità. È lo sguardo di chi non pretende d’impossessarsi della realtà, ma la accoglie come un dono, scoprendo in ogni cosa il riflesso del Creatore e in ogni persona la sua immagine vivente (cf. Gn 1, 27; Sal 8, 6). Questo sguardo non si arrende sfiduciato di fronte a chi è nella malattia, nella sofferenza, nella marginalità e alle soglie della morte; ma da tutte queste situazioni si lascia interpellare per andare alla ricerca di un senso e, proprio in queste circostanze, si apre a ritrovare nel volto di ogni persona un appello al confronto, al dialogo, alla solidarietà» (EV n. 138).
La spiritualità della vita nasce proprio da questo sguardo contemplativo che consente una conoscenza più profonda e più vera dell’essere umano. Lo sguardo contemplativo riguarda anche la gravidanza: un “cuore a cuore” unico e irripetibile. E lo sguardo benevolente si rivolge anche alle donne e si fa premura, aiuto, solidarietà, condivisione, amicizia, scommessa sul coraggio tutto femminile di accogliere il figlio, nella libertà dalle pressioni e dai condizionamenti che spingerebbero sulla buia strada dello scarto.
Carlo Casini ha meditato in profondità sull’uomo e lo ha fatto a davanti all’estrema povertà dell’uomo che comincia ad esistere: «Per vedere l’uomo bisogna vedere solo l’uomo», diceva, e ancora «chi è contro l’aborto per amore dell’uomo non può non amare ogni uomo»; «Bisogna agganciarsi ̶ scriveva nel 2009 ̶ forse ripartire dalla meditazione sull’uomo per recuperare quel senso del tutto, quel senso del mistero che circonda l’uomo, in una dimensione religiosa, ma anche profondamente umana». Ricordava spesso il salmo 8 della Sacra Scrittura:
«Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato».
Il babbo questa meditazione sull’uomo l’ha fatta fino in fondo, anche nel tempo della malattia nel corso della quale ho avuto la gioia di aiutarlo nel redigere il suo ultimo libro “La dimensione contemplativa nella difesa della vita umana”. È per la dimensione contemplativa che possiamo dire con Madre Teresa: «Quel piccolo bambino non ancora nato è stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato». Madre Teresa! Una grande donna e una grande santa che è stata nominata Presidente spirituale dei Movimenti per la Vita del mondo e che è riconosciuta come tale da San Giovanni Paolo II. Anche la lunga amicizia con Madre Teresa è stata di grande aiuto allo sviluppo della spiritualità della vita, sin dalle origini dell’impegno civile per la vita nascente. In una pagina di diario dell’8 gennaio 1977, mio padre scrive: «Oggi mi ha colpito il programma televisivo su Teresa di Calcutta: la povertà come libertà, la vita dedicata all’abbraccio con Dio nel prossimo. Questo è un messaggio che tutti capiscono!». Qui c’è il germe della universalità della spiritualità della vita.
Una lotta metafisica aperta alla Speranza
Ma dobbiamo soffermarci ancora su un aspetto. La luce che abitava Carlo Casini gli faceva vedere, come lui stesso ha scritto, che sul terreno della vita umana «il livello della lotta è più alto di quello umano e terrestre, perché il confronto si svolge a livello metafisico, nel cuore stesso del mistero di Dio, dove Cristo si immedesima nell’uomo» e dove si svela che il «mistero dell’Incarnazione è il mistero dell’Infinito che si fa finito; dell’Amore senza limiti che condivide totalmente la condizione dell’uomo». Aveva ben chiaro che insieme alla vita dell’uomo è coinvolta la paternità di Dio con il suo disegno di amore e aveva sperimentato che «chi si impegna per la vita incontra spesso una forza nemica fascinatrice e attentatrice che semina la menzogna nelle menti e la paura nei cuori. Talora essa sembra invincibile. Soccorre anche qui la parola di Gesù: “Senza di me non potete fare nulla; io ho vinto il mondo”». Era, perciò, persuaso che «le parole, le argomentazioni, le prove scientifiche, i dibattiti, le conferenze e i libri, sono utili, ma non sono risolutivi. Il diritto alla vita vincerà nella condivisione, nello “spezzare il pane” di una intera comunità. Ciò richiede una forza, una tenacia, una convinzione, che solo l’Eucaristia può dare».
Era anche uomo di gioia e di speranza. È sempre lui che scrive (esercizi spirituali, ottobre 1965): «La gioia cristiana è come un canto intimo che nasce dalla Speranza. È quindi di natura soprannaturale […] E questa gioia non concerne soltanto la realtà ultramondana, ma concerne le cose di questo stesso mondo, che io vedo con altri occhi […] Sul piano pratico, quindi, ritengo che la mia vita debba avere un volto sereno, gioioso, tanto più quanto più essa sarà immersa nella sofferenza. Si dovrà trattare però di una serenità non fatua, ma consapevole, aperta agli altri e ai loro problemi, pronta a offrirsi agli altri come conforto, pronta al sacrificio e pronta ad accettare e valorizzare la vita nei suoi aspetti positivi e sublimandoli».
Appello al popolo della vita
Questo è l’humus in cui è fiorito l’appello al popolo della vita scritto da Carlo Casini al termine del libro-intervista a cura di Renzo Agasso (Sì alla vita. Storia e prospettive del Movimento della Vita, Cinisello Balsamo, Milano, San Paolo, 2011, pp. 185-186) fondato sulla consolidata esperienza di un autentico servizio alla vita:
«1. L’amore verso la vita si manifesta in primo luogo con la solidarietà concreta verso le persone. È indispensabile anche la parola che salva e che moltiplica la solidarietà, ma, a sua volta, la parola è resa credibile dalla solidarietà concreta.
2. Un autentico amore per l’uomo è indivisibile. Si potrebbe parafrasare San Giovanni “Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Gv 4, 20): non può amare veramente l’uomo non nato chi non ama l’uomo nato.
3. Il valore della vita è la prima pietra di un generale rinnovamento civile e morale.
4. Va affermata la centralità politica del diritto alla vita.
5. Riconoscere il valore della vita dal concepimento alla morte naturale ricostruisce in termini corretti il concetto di laicità.
6. L’impegno per la vita non guarda al passato, ma al futuro: si tratta di portare al compimento un moto storico di liberazione che nel nostro tempo è chiamato a confrontarsi con la dignità umana sulle frontiere estreme della vita.
7. Non rassegnarsi significa accettare l’inevitabile gradualità degli obiettivi di volta in volta perseguiti, nella logica del massimo bene raggiungibile “qui ed ora”.
8. L’impegno per il diritto alla vita non alza barricate, ma costruisce ponti per l’incontro e varchi per il dialogo.
9. Il linguaggio e le azioni per la vita devono suscitare simpatia per la verità, che comunque non deve mai essere taciuta, nella fiducia che il valore della vita è presente, nonostante ogni contraria apparenza, nella mente e nel cuore di tutti.
10. É necessaria l’unità strategica, cioè operativa, di tutti coloro che intendono difendere e promuovere il valore della vita umana».
«Di un amore Infinito possiamo fidarci»
C’è una sua frase che sintetizza il messaggio di tutta la sua vita: «Di un Amore Infinito possiamo fidarci», e questa frase abbiamo voluto far incidere sulla sua lapide. Sono questi alcuni tratti, appena accennati, del suo profilo spirituale, che vanno ad aggiungersi ai più noti profili del magistrato, dell’uomo politico, del leader del Movimento per la Vita. Lui che si è fatto “tutto a tutti” continua a essere per tutti una risorsa. Carlo Casini ha lasciato un grande patrimonio di pubblicazioni, scritti, interviste, video; un patrimonio da custodire e diffondere. Ma il libro più bello che ha scritto si legge nelle pagine della sua vita che si è realizzata nell’adesione profonda al Vangelo e si è fatta essa stessa testimonianza viva del Vangelo della Vita.
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Breve profilo biografico
Ottavo di nove figli, Carlo Casini nasce a Firenze il 4 marzo 1935 da Marina Stacchini e Fiorentino Casini. Nonostante lutti e difficoltà, l’infanzia scorre serena grazie soprattutto alla forza e alla fede della madre. Frequenta la “Chiesina” (Chiesa della Divina Provvidenza, Firenze) e lì stringe amicizie che lo hanno accompagnato per tutta la vita, fa un’importante esperienza di apostolato, si distingue per le sue doti umane e cristiane. Dopo gli studi classici, si laurea in giurisprudenza. Fu allievo di Giorgio La Pira, per il quale è in corso la causa di canonizzazione. Entra in magistratura nel 1961. Presidente diocesano e consigliere nazionale della gioventù di Azione Cattolica dal 1958 al 1964, anno in cui si sposa con Maria Nitti con la quale ha condiviso tutto l’impegno sociale e politico. La loro unione è stata arricchita dalla presenza di quattro figli ai quali ben presto si sono aggiunti due nipoti che sono stati accolti come figli. Nella metà degli anni 70, come magistrato, si imbatte nella tragedia dell’aborto. Di qui la nascita a Firenze del primo Centro di aiuto alla Vita d’Italia e del Movimento per la vita di cui è stato presidente dal 1990 al 2015. Parlamentare italiano dal 1979 al 1994 ed europeo dal 1984 al 2014 (con un’interruzione dal 1999 al 2004 durante la quale è tornato alla sua professione di magistrato di Cassazione). Ha vissuto la politica come servizio.
Tra i fondatori del Comitato Scienza e Vita, ha collaborato attivamente alla costituzione del Forum delle associazioni familiari e del Forum degli operatori sanitari. Membro di organismi come la Pontificia accademia per la vita e il Comitato nazionale per la bioetica. Docente presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Nel 2010 riprende ad esercitare la professione di avvocato per difendere gli obiettori di coscienza e la vita umana nascente o afflitta dalla disabilità o dalla malattia. Numerose le iniziative da lui promosse a favore del diritto alla vita dal concepimento quale conseguenza del riconoscimento dell’uguale dignità di ogni essere umano. Tra esse la più recente è l’iniziativa dei cittadini europei “Uno di noi”. Autore di moltissime pubblicazioni su temi di grande rilevanza e attualità come giustizia, diritti umani, pace, fame nel mondo, droga, pornografia, terrorismo, aborto, procreazione artificiale, famiglia, eutanasia, obiezione di coscienza. “Missionario laico” ed “esemplare figlio della Chiesa”, come lo ha definito il Card. Ruini, Carlo Casini nasce al Cielo il 23 marzo 2020, avvolto dall’amore della sua famiglia, dopo una malattia vissuta con autentico spirito cristiano. La sua eredità culturale e spirituale è un patrimonio da custodire e diffondere.
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