“Vi racconto il mio ministero a servizio dei giovani”
di don Luciano Marotta
Cosa cercano i giovani in una parrocchia? Cosa chiedono a un sacerdote? L’esperienza di don Luciano Marotta, parroco a Caserta: “Sono andato a cercarli nelle piazze e nei bar per farmi loro compagno di viaggio e annunciare così la novità del Vangelo”.
Sono don Luciano, don Lux per i miei giovani, sacerdote della diocesi di Sessa Aurunca (Caserta), felicemente prete da 12 anni e parroco di due comunità: Ss. Giovanni e Paolo in Casale di Carinola e S. Maria in Foro Claudio in Ventaroli e San Donato di Carinola, in provincia di Caserta. Porto sempre nel cuore il motto del santo dei giovani, san Giovanni Bosco: “L’educazione è cosa del cuore”. Ebbene la mia esperienza di questi anni con i giovani è partita da questo obiettivo che mi si è impresso nel cuore sin da ragazzo.
Ricordo l’invito del mio Vescovo dopo due mesi dall’ordinazione nel luglio 2005 quando mi disse: “Ti mando in questa parrocchia e devi occuparti soprattutto dei giovani”. Una bella sfida per me che ero un giovane sacerdote. La prima cosa che pensai di fare fu andare a cercarli nei luoghi in cui più facilmente si riuniscono e dove forse è raro vedere un prete, nei bar, nelle piazze. Mi sono fatto loro amico, per conquistarmi il loro cuore. Non ricordo se ho parlato di Dio o di fede, certo è che dopo un po’ alcuni hanno iniziato un cammino e si sono avvicinati alla parrocchia.
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Avevano bisogno di un luogo dove potersi incontrare, un luogo tutto per loro, dove poter condividere il cammino spirituale e umano. In un piccolo paese come Casale di Carinola, lì dove le opere parrocchiali erano quasi abbandonate, doveva nascere l’oratorio. Per realizzarlo mi sono innanzitutto affidato a Dio e a don Bosco per poi chiedere una mano sia ai giovani che alla comunità tutta. Così, passo dopo passo, il sogno si è concretizzato: l’oratorio è diventato un luogo di aggregazione, di crescita umana e spirituale molto importante per i giovani, i ragazzi e le famiglie. Più vado avanti e più mi convinco che se vuoi conquistare i giovani devi stare con loro, devi esserci e pian piano annunciare la novità del Vangelo. Il sogno del Papa di dare voce ai giovani ha suscitato e suscita in me una grande gioia, consolidando l’idea che Francesco è “‘nu papa frisc” come si dice qui dalle nostre parti.
Con il suo modo di fare, così semplice come uno di noi, ha portato una ventata di freschezza nella Chiesa, spronando me sacerdote a testimoniare sempre con il mio servizio la gioia dell’incontro con il Risorto. Certo, stando con i giovani non sempre è facile avere una risposta, non sempre sono pronti ad accettare una proposta ferma e decisa sulla fede e questo tante volte mi ha portato, soprattutto all’inizio, allo scoraggiamento. Ma ora alla luce della mia esperienza sono convinto che i giovani non vogliono dei pacchetti belli e confezionati di proposte di fede, non vogliono incontri predefiniti, desiderano essere prima di tutto ascoltati, presi in considerazione, responsabilizzati. Ricordo che, appena l’oratorio fu sistemato, proposi nel periodo estivo l’esperienza del Grest, come si vive da tempo in tutti gli oratori. Per i primi anni mi sono dovuto occupare di tutta l’organizzazione e l’animazione. Successivamente ho lasciato che fossero i giovani i protagonisti di tutta la preparazione e la conduzione di questa attività. Ogni anno mi stupiscono per la loro creatività.
Negli ultimi tempi, alcuni si sono impegnati in rappresentazioni teatrali per raccogliere fondi per continuare la sistemazione dell’oratorio. Segno quest’ultimo di come per loro questo luogo sia importante, dove si sentono a loro agio in un bel clima di famiglia, grazie anche al sostegno di un gruppo di adulti che volontariamente e con gioia accompagnano e sostengono le loro iniziative. Talvolta i loro talenti vengono oscurati da noi adulti perché non li rendiamo sufficientemente partecipi e responsabili. Cosa aggiungere? La mia missione non è affatto finita. Ogni giorno mi interrogo su come posso arrivare al cuore di un giovane, soprattutto di quelli che sono fuori dagli schemi della parrocchia, e sento forte l’invito, che come Chiesa mi viene chiesto, di una nuova modalità di presenza e vicinanza. È un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa. È da questo stare accanto ai giovani, che vedi poi spuntare frutti che forse non ti aspetti come è capitato a me in quest’ultimo anno, quando un giovane della comunità, frequentando sin da bambino l’oratorio e facendo tutte le esperienze proposte, mi si è presentato manifestandomi il desiderio di intraprendere il cammino di discernimento vocazionale per il sacerdozio. Un frutto che raccolgo in umiltà, grato a Dio.
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