Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Il commento
“…che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto” (10,30). Nella prima parte del Vangelo appare la solenne dichiarazione di Pietro, nella seconda la risposta di Gesù che promette di dare il centuplo a chi lascia tutto in nome del Vangelo: “cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi” (10,30). Pochi versetti prima l’evangelista ha riportato l’insegnamento di Gesù che presenta le ricchezze come un oggettivo pericolo per la fede (10,25). Di conseguenza non possiamo intendere il centuplo come abbondanza di beni materiali. Avere il centuplo significa poter sempre contare sulla presenza amorevole di Dio che dona la forza di affrontare la vita senza paura. Questa certezza, che dobbiamo considerare il fondamento stesso dell’esperienza di fede, viene accompagnata dalla presenza di fratelli e sorelle che condividono l’amore per il Vangelo e il desiderio di amare e servire Dio. L’amicizia sincera e disinteressata, condita di fede, è il bene più grande che possiamo ricevere in questa vita. Il centuplo appartiene a questa vita. Ciò significa che la vita è attraversata dalla grazia, possiamo sperimentare fin d’ora l’abbraccio consolante e rassicurante di Dio. Se è così, dovremmo più spesso rendere grazie per i benefici che riceviamo. E invece la nostra preghiera frequenta più i sentieri della supplica che quelli della lode. La lamentazione spesso prevale sulla gratitudine. Se sperimentiamo il centuplo perché amplifichiamo le ombre fino al punto da vedere la vita come un intreccio di problemi faticosi e complicati. Certo, non mancano le persecuzioni ma la grazia è molto più abbondante.
A scanso di equivoci, è bene specificare che questa ricompensa va percepita sempre come un dono e mai come un diritto. Si tratta di una grazia immeritata e non una nostra conquista. Teresa di Lisieux insegna che, anche se potesse vivere ottant’anni, non avrebbe niente da offrire: “è proprio questo che fa la mia gioia, giacché non avendo nulla riceverò tutto dal buon Dio” (Ultimi colloqui, 23 giugno). È questa la vera povertà ed è la sorgente della pace.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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