Da quando le agenzie hanno battuto la notizia dell’attacco della Russia all’Ucraina, io non faccio che pensare ai bambini rinchiusi negli internat, istituti dove trovano rifugio tanti figli senza famiglia. Con la mia Fraternità per lunghi anni abbiamo avuto una nostra Oasi nei pressi di Kiev e la realtà dell’abbandono dei minori fu una delle prime cose che ci colpì visitando quella terra. Ricordo ancora il racconto che i miei amici fecero dopo aver visitato quei luoghi. Era rimasto nel loro cuore un senso di impotenza che mi aveva contagiata e che avverto come se fosse ieri.
E ora? Anche se Putin ha dichiarato che non attaccherà le zone abitate dai civili, non credo si fermerà se ne sarà costretto pur di vincere “le sue terre”. Chi sono i bambini che si trovano negli internat? Bambini rimasti orfani, bambini che hanno visto genitori divisi (si separano nei primi cinque anni di matrimonio) o consumati dalla vodka, un male molto diffuso nel Paese. Gli internat sono come i nostri antichi istituti, un luogo dove questi bambini possono dormire, mangiare e magari anche studiare. Ce ne sono nel paese circa 400 e, secondo dati ufficiali, accolgono 130mila ospiti, ma secondo altre fonti sarebbero molti di più.
La maggior parte delle strutture sono al limite della capienza numerica e nelle città maggiori, specie nella capitale, Kiev, sono moltissimi i minori che invece vivono per strada elemosinando o scippando e dormendo nei tombini o negli anfratti della metropolitana. Si tratta di minori orfani o abbandonati. Il governo precedente aveva spesso accennato alla possibilità di chiudere gli internat e aprire case-famiglia, ma è stato fatto poco o niente.
Ho così paura per questi bambini. La vita per loro è stata già così dura, l’esperienza della guerra potrebbe essere devastante. Analizziamo strategie, ci prepariamo al peggio, minacciamo Putin di isolarlo da ogni collaborazione commerciale con gli altri Paesi europei ma intanto di quei bambini chi si interessa? Del loro terrore, della paura del rumore delle bombe, del fatto di non avere le braccia di una mamma e un papà dove rifugiarsi. Dio abbia misericordia di noi perché delle lacrime dei bambini chiederà conto ad ognuno di noi.
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