21 Febbraio 2022
I rapporti prematrimoniali, la gioventù francescana e la felicità dei nostri giovani
È stato molto bello trascorrere la mia domenica pomeriggio con i 250 giovani, o forse più, della Gi.fra Campania convenuti tutti a Napoli presso il Centro don Bosco. Sono arrivata a questo appuntamento con il fiatone, dopo una settimana trascorsa a fare incontri tra percorsi di preparazione al matrimonio, una chiacchierata sul fine vita e una catechesi alla Scuola di evangelizzazione ma devo dire che stare con i giovani mi aiuta molto. Mi piace il confronto serrato, gli occhi quasi di sfida o di diffidenza, le loro domande autentiche, i loro vissuti, il dolore che puoi solo scorgere e poi attendere che venga fuori con pazienza.
Dopo la preghiera iniziale, i giovani sono stati divisi in tre grandi laboratori: inizio e fine Vita; l’omosessualità; e i rapporti prematrimoniali. A me è stato affidato quest’ultimo. Una bella gatta da pelare, un argomento su cui si potrebbe costruire un percorso di anni e anni ma avevo a mia disposizione solo tre ore e in più dovevo guadagnarmi l’attenzione non scontata di quelli che si erano iscritti a questo laboratorio. Non c’era bisogno di fare l’elenco degli insegnamenti della Chiesa sull’argomento. I giovani sanno tutti quello che la Madre pensa e dice. Il problema non è la conoscenza, né le risposte preconfezionate e servite come una lezioncina, quanto piuttosto per noi adulti la scommessa è nel cercare di dare motivazioni di senso, aiutare a leggere questo aspetto della loro vita nell’orizzonte della vocazione, ripulire l’atto sessuale da tutti quei falsi miti che impediscono loro di guardare la bellezza di questo dono.
Da dove siamo partiti? Da Gesù chiaramente. Dagli insegnamenti chiari ma pieni di amore che Egli rivolgeva ai suoi discepoli, i suoi amici. Le Sue parole spesso sono trancianti, chiede di guardarsi bene dall’ipocrisia, chiede uno stile di vita conforme a ciò che si porta nel cuore. Li invita cioè ad accogliere l’amore nella sua pienezza, ad abbracciare la fede nella sua totalità. La fede è un Dio che si piega in ginocchio davanti alla sua creatura chiedendola in sposa. E nel domandare la sua disponibilità, non solo si impegna a donare tutto se stesso ma chiede altrettanto. Chiede una totalità di mente, di cuore, di corpo, di pensieri. Chiede di essere felici.
Ma quando un uomo, una donna, possono dirsi di essere felici? Quando incontrano l’uomo o la donna della propria vita? Quando hanno raggiunto una, due, tre lauree? Quando hanno viaggiato e hanno fatto tutte le esperienze sessuali del mondo? Quando hanno un lavoro fisso, una casa propria, un’auto propria? È felice veramente solo chi risponde alla sua vocazione e la vive con fedeltà e totalità. I surrogati, le mezze vocazioni, lo stare con due piedi in una scarpa generano sposi infelici, sacerdoti infelici, frati infelici, persone infelici…
“Questa è la cornice ideale in cui leggere il tema che mi è stato consegnato oggi e che vi ha spinto ad iscrivervi a questo laboratorio. Vi invito a non avere la pretesa di ricevere delle risposte preconfezionate semplicemente sul perché o sul come la Chiesa dice no ai rapporti prematrimoniali. Sarebbe davvero riduttivo fare della nostra fede una serie di norme da accogliere o meno. Due persone che si amano all’inizio del loro fidanzamento non scrivono un regolamento su come deve funzionare altrimenti salta tutto. L’amore non è un condominio che si basa sulla pacifica convivenza. C’è molto di più. E questo di più noi oggi cercheremo insieme di comprendere…”. Qualcuno ha poi condiviso che era davvero scettico su come questo argomento sarebbe stato presentato ma che aveva compreso che “c’è un di più che nessuno mi ha mai mostrato”. Francesco, il nome di questo ragazzo, ha messo il dito nella piaga. È proprio ciò che manca: adulti che possano mostrare un orizzonte diverso da quello che il mondo propina, un ideale grande a cui tendere con tutte le forze.
È per questo che ho chiesto a due coppie di fidanzati amici di venire con me e parlare della loro testimonianza, è per questo che ho raccontato loro della mia vita e dei colloqui con i giovani fatti in questi anni. L’annuncio del Vangelo dell’amore se non è corredato da scelte di vita concrete rischia di restare solo una pia intenzione o un ideale impossibile. Francesco mi ha detto: “Io voglio essere libero di vivere con la mia ragazza tutte le esperienze possibili perché…” e si è dilungato sulle sue motivazioni. Io gli ho risposto che ero pronta ad accogliere tutte le sue domande e i suoi dubbi ma “tu sei disposto a lasciarti accompagnare?”. È su questo terreno che si gioca la felicità dei nostri giovani.
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