Un libro, un film, una canzone possono salvare la vita ad una persona. Lì dove le parole non hanno la forza di andare oltre l’apparenza, oltre l’ideologia, oltre le credenze, una storia, un’immagine, un verso possono cambiare la direzione dell’esistenza. È accaduto mercoledì 2 febbraio, giornata della luce, la presidente della Dominus Production, Federica Picchi, ha lanciato il film Unplanned in streaming (solo per un giorno per evitare di fare concorrenza alle sale cinematografiche già in sofferenza). Il film parla della storia vera di Abby Johnson e del suo passaggio da convinta sostenitrice dell’aborto a volontaria della vita dopo aver assistito personalmente ad una interruzione di gravidanza.
Il film ha avuto un successo inatteso. In poche ore tutti gli accessi sono stati esauriti. Tantissimi giovani hanno visto il film insieme ai loro parroci, famiglie incollate allo schermo, volontari per la vita che ritrovavano il senso del loro impegno. La fatica è stata triplicata dall’emergenza, come racconta la Picchi, tantissimi operatori della Dominus erano a casa contagiati dal Covid. Ma ecco una luce a rischiarare tutto il lavoro: una ragazza di 25 anni che l’indomani era prenotata per l’IVG vede il film, vede una foto del suo bambino e tra le lacrime decide di aprirsi alla vita. È Federica a condividere questo angolo di speranza: “Fosse anche solo per questo piccolo bimbo salvato, questa nuova vita di cui tutti beneficeremo, allora ne è valsa la pena”.
Certo che ne è valsa la pena. Abbiamo bisogno di strumenti utili e di testimoni tenaci. Da saltuaria volontaria per la vita so quanta fatica c’è dietro ad ogni colloquio. Don Franco Fedullo, scomparso proprio in questi giorni che precedono la Giornata per la Vita, diceva che ci vuole pazienza e perseveranza, rispetto e fermezza. Doti che lui nella sua vita declinava in modo mirabile.
Una sera ero nella sua parrocchia prima del Premio San Martino de Porres, ero arrivata per la Celebrazione Eucaristica. Don Franco mi ha accolta da lontano con un sorriso e poi abbiamo condiviso il mistero con gli altri presenti. Un frammento di Cielo vissuto con calma, senza fretta. Non credo di averlo mai visto agitato, anche quando lo chiamavo a qualsiasi ora della giornata per chiedergli consigli, manteneva la sua paterna fermezza, la sua irresistibile ironia, la sua tenerissima tenacia. Mi dava consigli brevi e decisi. Mi incoraggiava senza mai sostituirsi nelle scelte.
Ridevo a crepapelle delle vignette di Snoopy che amava condividere. Aveva quella mente illuminata e fine che solo gli uomini di Dio hanno. Sul Premio che ha voluto consegnarci il 17 dicembre 2019, a me come rappresentante di tutta l’opera per la Vita che come Fraternità portiamo avanti, è scritto “Lenire dolorem opera divina”. Don Franco è stato questo per me e nella vita di tanti: un’opera di Dio che ha lenito un po’ della sofferenza del mondo cercando di trasformarla in Vita. Grazie don Franco: non avrei voluto perderti ma certamente da lassù potremmo ancora e meglio contare su di te.
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