Immacolata Concezione

Il sorriso della Vergine, un miracolo che si ripete ogni giorno…

Vergine del Sorriso

Nella solennità dell’Immacolata Concezione, vi racconto la storia di un amore speciale: quello che unisce mia figlia, Denise Maria, alla Vergine del Sorriso. La volle a tutti i costi come bomboniera per i suoi invitati nel giorno della sua Prima Comunione. Nel presentarla disse: “Ha la pancia non perché è grassa, ma perché è incinta. E non c’è cosa più bella di una donna incinta”.

“Mamma per la mia Prima Comunione, se proprio dobbiamo fare la bomboniera voglio che sia una cosa importante. Voglio regalare la statuetta della Vergine del Sorriso”. Mi si gelò il sangue nelle vene quando sentii mia figlia pronunciare queste parole. Eravamo a un anno di distanza dal grande evento del suo primo incontro con Gesù Eucaristia. Quella sera dovevamo partecipare a una celebrazione nella Cittadella della Carità ad Angri in provincia di Salerno e improvvisamente mi accorsi che lei non era in sala. Potete immaginare lo sgomento dei primi istanti, Denise Maria non si era mai allontanata da me senza almeno dirmi dove andava. Io e mio marito abbiamo cominciato a cercarla ovunque, per ritrovarla nell’androne che precede la Cappella dedicata a i Santi Luigi e Zelia Martin, dove troneggia una straordinaria statua della Vergine del Sorriso. 

Lei, Denise, piccola piccola, la guardava con quegli occhi ammirati e persi, tanto incantati che per un attimo mi parve di rivedere lo sguardo di santa Teresa di Lisieux nel momento in cui guardando la statua della Vergine, guarì da un male le affliggeva il cuore. Vergine del Sorriso è il nome che Teresina diede a Nostra Signora delle Vittorie, la cui statua campeggiava da sempre in casa Martin. Era il luogo dove la famiglia si riuniva per pregare, il segno visibile di una fede incrollabile che era parte integrante della vita ordinaria di quella casa. Maria per loro era l’amica fedele, la compagna di viaggio, colei che guida, sostiene, consiglia.  

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Nella “Storia di un’anima” Teresa ha documentato con dovizia di particolari il momento della sua guarigione grazie al sorriso della Vergine. Era solo una bambina quando dovette fare i conti con la morte della sua mamma, santa Zelia, e poi dovrà affrontare anche la perdita di quella che considerava la sua seconda madre, la sorella Paolina, che la lasciò per entrare al Carmelo. Teresa, probabilmente assalita da quelli che oggi chiameremo attacchi di panico, il 13 maggio del 1883, a dieci anni dalla sua nascita fu inspiegabilmente guarita dal sorriso della Madonna, che giunse a lei proprio attraverso quella statua. San Luigi Martin, padre di Teresa, l’aveva ricevuta in dono prima di sposarsi e l’aveva posta nel giardino della piccola abitazione a due piani ad Alençon. Dopo il matrimonio la statua della Vergine fu trasferita nella casa familiare. All’indomani della morte di santa Zelia, quando la famiglia si trasferì a Lisieux, la statua fu portata nella casa dei “Buissonnets”. Una figura che ha accompagnato fisicamente tutta la famiglia durante il pellegrinaggio terrestre che li ha portati fino al cielo. La loro patria! 

Ebbene sul volto della mia Denise ai piedi di quella scultura semplice e straordinaria allo stesso tempo, vedevo lo stupore che doveva aver provato Teresa di fronte alla rivelazione della bellezza della Signora del cielo, Regina incontrastata di fede e di grazia, modello di femminilità e di maternità per le donne di ogni tempo e di ogni luogo. Non ebbi il coraggio di farle domande. Rispettai la sua orazione. Quella intimità con cui la mia bambina stava chiacchierando con Maria. Quando salimmo in macchina per tornare a casa Denise, chiese a me e a mio marito di fare costruire una statuetta di quella Vergine. Una grandezza adeguata che risplendesse nelle case degli invitati alla sua festa. Abbiamo dovuto domandare l’aiuto di amici e fratelli nella fede per produrla dato che in Italia non c’era ancora un formato adeguato ad una bomboniera. Hanno lavorato tutti, in maniera indefessa per seguire quella intuizione di mia figlia e quando finalmente le hanno presentato le statue, Denise con gli occhi commossi mi ha detto: “Ora facciamole benedire”. Non potevo non accontentarla!

Il giorno della sua Comunione, poco prima di distribuire le bomboniere, Denise ha presentato la Vergine del Sorriso. “Ha la pancia gonfia non perché è grassa, ma perché è incinta e non c’è cosa più bella di una donna incinta”. Poi non è riuscita a dire altro, mi ha passato il microfono ed è corsa dagli amichetti che la aspettavano. Ma a me sembra che il suo messaggio, per quanto spartano, sia stato incisivo soprattutto oggi dove la poesia della gravidanza nel suo senso più autentico e misterioso sembra diradarsi sempre più fino a perdersi nell’inseguimento di illusorie chimere.

Oggi la statua della Vergine risplende anche nella mia piccola casa. Quando la guardo ripenso ai momenti che abbiamo vissuto durante la Prima Eucaristia di Denise. È passato un anno ormai, eppure sento ancora il potere di quel sorriso dentro di me, un miracolo che si ripete ogni giorno senza squilli di tromba. Perché Maria di Nazaret era così, una donna che parla attraverso i piccoli e che sa illuminare il mondo in una superba mistura di discrezione e fascino, tenerezza e audacia. Grazie all’offerta silenziosa del suo corpo immacolato tra qualche giorno potremo gioire per la nascita del Redentore.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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