Papa Francesco nell’Udienza generale di mercoledì 27 ottobre su richiesta della fondazione polacca “Sì alla vita”, ha benedetto le campane che portano il nome: “La voce dei non nati”. Sono destinate all’Ecuador e all’Ucraina. “Per queste nazioni e per tutti siano segno di impegno in favore della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che il loro suono annunci al mondo il “Vangelo della vita”, desti le coscienze degli uomini e il ricordo dei non nati” ha detto il Pontefice. Un inno di gioia e di speranza.
Parole che scuotono così come il suono delle campane ricorda il tempo della preghiera, della vita che sboccia, della vita eterna che comincia così dovremmo, ogni qualvolta un bambino viene concepito, far risuonare il campanello della vita. Per dire che quel bambino esiste, già c’è nel grembo e chiede solo di essere accolto.
Sembri che per lui non ci sia più spazio. Pochi hanno il coraggio di parlare di aborto. Appartiene alla sfera delle cose private, delle decisioni personali. In questi giorni sentivo Alessandro Cecchi Paone in un talk show su Rete 4 il quale, commentando la sconfitta del ddl Zan, aggiungeva che avrebbero vinto con un referendum così come era accaduto con il divorzio e l’aborto. Mettendo sullo stesso piano il diritto all’amore degli adulti con il diritto di un bambino fragile e indifeso nel grembo materno di vivere. Come è possibile che siamo arrivati a questo silenziamento così radicato delle nostre coscienze?
E questi bambini danno fastidio non solo da vivi ma anche da sepolti. Vi ricordate la vicenda di qualche mese sui nomi delle mamme sulle tombe dei bambini non nati nel cimitero Vantiniano di Brescia? Una mamma nelle settimane scorse è andata per portare un fiore sulla tomba della figlia e non ha trovato più il piccolo loculo. Con un avviso appostato su un albero le piccole tombe sono state “spostate”. Fuori dalla vista, fuori dal problema.
È tempo di vegliarci dal sonno e di far risuonare l’annuncio della vita.
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