Cammino nel pomeriggio per le strade di Assisi ormai sfollate. L’aria è quella frizzante di settembre. Come sempre accade in un posto che particolarmente profuma di santità, mi sento guidata da Francesco, Chiara, Carlo Acutis e i loro amici. Davanti a me un gruppo di giovani spagnoli cammina e canta felice. Il mio cuore è un cesto di desideri, ci sono tante intenzioni di preghiera, alcune affidate, altre più personali.
Ripenso alle volte in cui sono venuta qui con i miei giovani, mi sembra di rivedere i loro volti uno ad uno. Le domande che si portavano dentro, i sogni che scalpitavano nel loro cuore come animali in gabbia. Le lacrime che sgorgavano copiose dopo una catechesi. “Mi sento amata”, mi disse una ragazza durante un corso estivo in questa terra santa. Un’esperienza condivisa da molti. Come allora, vorrei dire ad ogni giovane che “qui si sente chiaramente che la tua storia, il tuo percorso, le tue paure interessano a Qualcuno. Qui si comprende
che la felicità potrai trovarla se accetti il rischio di perdere le tue certezze per un Bene più grande che è Gesù Cristo. È Lui che ti cerca e vuole donarti oggi la pienezza della vita, la tua vocazione, la tua chiamata.
Lui sa che il tuo cuore è “terra sacra” e desidera che tu possa in essa piantare semi di bontà, mansuetudine, purezza, tenerezza. “Vuoi essere amico di Gesù?”, allora fidati di quello che il tuo cuore ti suggerisce. Non perdere tempo a ricercare altri maestri che non sapranno soddisfare il tuo desiderio di pienezza. Rischia tutto e troverai un motivo per cui vale la pena donare la tua vita come hanno fatto tanti prima di te.
Meditando sull’esperienza vissuta da Francesco, Chiara, Carlo, sentirai che non sei solo nel cammino. Sei accompagnato dai testimoni e dagli amici che il Signore ti dona per percorrere insieme la strada della felicità. La solitudine ti indebolisce e ti espone ai mali di questo tempo, insieme agli altri invece, puoi essere una fortezza inespugnabile. Scrive il Papa nella Christus vivit: “Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte «attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci»” (n. 299)”.
I santi sono coloro che hanno imparato presto a correre nella via della santità. Teresa di Lisieux racconta della sua corsa di gigante, Chiara di notte fugge di casa e corre verso la Porziuncola e donarsi tutta a Dio, Francesco corre sulla via della povertà, le donne del Vangelo corrono per annunciare la risurrezione. Insomma bisogna correre e insegnare a correre. Siamo immobilizzati dalla paura. Anche come Chiesa a volte vedo che c’è questa tendenza piuttosto a misurare bene le scelte, a proporre un ideale mediocre di vita.
Sulla strada del ritorno un sole acceso di rosso si può ammirare dalla piazza della Basilica di santa Chiara che affaccia sulla campagna umbra. “Signore ti affido i giovani, tutti i loro desideri di pienezza, accendi il cuore dell’amore per Te e corrano amando Te, servendo i fratelli, con gioia e fiducia”.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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