Kabul
Tommaso Claudi, l’Afghanistan e l’ondata migratoria che rischia di abbattere le poche difese che abbiamo…
di Ida Giangrande
Non tutti sono andati via da Kabul. Alcuni sono rimasti a salvare quante più vite è possibile. Tommaso Claudi, ma anche i carabinieri del Tuscania continuano a sottrarre vittime innocenti alla guerra. Una emergenza umanitaria che avrà ripercussioni su tutti noi.
La foto è diventata virale. Lui, Tommaso Claudi, originario di Camerino, è l’ultimo funzionario dell’ambasciata italiana rimasto all’aeroporto di Kabul dopo il ritorno dei Talebani in Afghanistan.
È impegnato da giorni nelle operazioni di evacuazione dei suoi concittadini nella capitale afghana, ma non sono solo gli italiani a stargli a cuore. I bambini e le donne, la popolazione innocente e inerme: loro sono il centro del suo interesse. Perché quando lavori con passione, la prima cosa a cui guardi è l’interesse della persona.
A Kabul la situazione è veramente seria e il problema non sono solo i Talebani. Nel Paese ci sono anche cellule Isis, antagoniste degli stessi Talebani e per questo più pericolose perché, di fronte ai miliziani dello Stato islamico, neppure le rassicurazioni dei Talebani sono una garanzia di sicurezza. L’aeroporto presidiato in ogni suo angolo, è un bersaglio perfetto.
Dunque la popolazione civile rischia di trovarsi in mezzo ad un fuoco incrociato e l’urgenza è salvarne quanti più è possibile. Per questo Claudi è rimasto. “Abbiamo purtroppo dovuto assistere a scene drammatiche, ma siamo riusciti in condizioni di assoluta emergenza a riportare a casa i nostri connazionali e alcuni dei nostri collaboratori afghani che in questi anni ci hanno consentito di operare in un contesto difficile – ha raccontato proprio il console Claudi all’Ansa – In Afghanistan stiamo assistendo a una grande tragedia umanitaria e tutti stiamo dando il massimo mettendoci tutto il cuore e la professionalità di cui siamo capaci”.
Nel suo curriculum ci sono due lauree, una in Linguistica a Pavia, la seconda in Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano. Superate le prove diplomatiche, nel settembre del 2017 Claudi viene nominato Segretario di legazione in prova alla carriera diplomatica, confermato in ruolo dal 5 giugno 2018. Qualche mese dopo, nel gennaio del 2019, arriva come secondo segretario commerciale a Kabul. In quella stessa Kabul che oggi è diventata un rischio per la sua incolumità.
Il coraggio di persone come lui serve a salvare vite nel vero senso della parola. Nei giorni scorsi i carabinieri del Tuscania sono riusciti a mettere in salvo le attiviste della onlus Pangea imbarcate poi su un volo verso Roma. Una vera e propria emergenza umanitaria che si aggiunge a quella che stiamo vivendo da anni ormai: l’ondata di profughi che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste e che ha messo in crisi già da tempo la tenuta di governi piuttosto solidi in Europa.
Non basta dire “li accoglieremo” ora più che mai è necessario mettere in campo un vero e proprio piano politico strategicamente pensato per tutelare i deboli e intercettare quanti invece ne approfitteranno per intrufolarsi e mettere in atto attentati contro altre vittime innocenti. Non è più possibile accogliere persone senza un adeguato sistema di sostegno e di accompagnamento. Senza mezzi per fasciare le piaghe del corpo e dell’anima. È necessario impegnarsi tutti per fronteggiare l’emergenza che rischia di aggravare la già grave situazione pandemica. Per fare questo però ci sarebbe bisogno di un mondo politico unito, che, al netto di interessi economici, pensi al bene delle persone innanzitutto, sull’esempio di Claudi magari.
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