La Chiesa deve fare i conti con la carenza di vocazioni. Dato di fatto che è possibile analizzare da molti punti di vista storici, culturali e perché no anche economici. Abbiamo bisogno di consacrati, sacerdoti, missionari. Per il proprio status, sono certamente più idonei a dedicare interamente la loro vita all’annuncio del Vangelo in termini di tempo e di disponibilità a partire. Anche se la logica di Dio non coincide proprio con il mio misero ragionamento, non possiamo negarlo: sono essenziali per l’annuncio.

Ma anche la famiglia lo è. Per anni san Giovanni Paolo II si è consumato nel dire, annunciare, scrivere che la nuova evangelizzazione passa attraverso la famiglia. Ma concretamente cosa significa? Perché si fa ancora così poco? Quali sono le forme che possono indicare questo deciso e importante accento che siamo chiamati a dare al matrimonio?

In queste sere sono andata all’Oasi Maria Madre della Vita, poco distante da casa mia. È una casa dove vive una famiglia con i suoi figli e una giovane ragazza, accolta fin dalla nascita. Al piano terra di questa casa c’è una piccola e deliziosa Cappella dove un gruppo di giovani stava pregando con l’Adorazione Eucaristica. Sono salita in casa e i bambini, i nipoti dei responsabili, mi hanno accolto con gioia. In cucina Delfina, la mamma di casa, stava facendo un colloquio con un seminarista; una coppia di fidanzati era nella stanza di Chiara, lei ha la Peg ed è completamente allettata; in terrazza altri giovani apparecchiavano per la cena aspettando gli altri. Tutto questo in un tempo, quello estivo, in cui quasi tutti sono in vacanza.

Cosa ho incontrato? Una Chiesa viva. Preghiera, annuncio, carità, fraternità. Una profezia lontana? Non credo. A pochi kilometri un’altra casa. Questa volta gli sposi si occupano di custodire la vita orante di un piccolo “santuario” dedicato alla famiglia con orari precisi per la preghiera, la Celebrazione e l’accoglienza dei pellegrini. I sacerdoti dove sono? Evidentemente celebrano l’Eucaristia e presiedono i sacramenti ma per il resto è tutto affidato agli sposi.

Quelli che ho citato sono persone che hanno studiato Teologia o si sono diplomati all’Istituto superiore di Scienze religiose? No, sono adulti che hanno preso sul serio il Vangelo e a sera dopo il lavoro non si ritirano nelle loro case in disparte dal mondo ma vivono nel mondo annunciando il Vangelo anche senza farlo con la bocca.

Non potremmo prevedere esperienze simili anche nelle canoniche o in quei luoghi dove non è possibile più garantire la presenza di un ordine religioso o di un sacerdote diocesano? O ancora meglio non potremmo pensare che sacerdoti e sposi condividano insieme la missione di annunciare il Vangelo? Per anni, tanti sposi del Pime, per esempio, si sono formati e sono partiti per evangelizzare i paesi più poveri. Non potremmo pensare ad una missione ad intra nelle nostre diocesi con sposi adulti nella fede? Sono certa che questo tipo di esperienze potrebbero essere il grembo da cui nascono nuove vocazioni. Un segno di speranza certa. Una primavera nuova.

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