Oltre le parole di Speranza | 13 agosto 2021

Con gli occhi della fede

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, tra le pagine di La Stampa rispondendo alla lettera di Mario (nome di fantasia), un 43enne costretto all’infermità dopo un grave incidente, rilancia l’urgenza di una legge in materia di fine vita. Nel solleone estivo, con una pandemia in corso il ministro dichiara che “una persona, qualora ricorrano i requisiti che il comitato etico competente deve verificare, ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l’assistenza al suicidio medicalmente assistito”. Cioè le Asl. In questo modo in mancanza di un quadro normativo scarichiamo tutto sulle Aziende Sanitarie regionali.

Una grande tristezza invade il mio cuore per la lettera di Mario. Ho un profondo rispetto per le sue parole, la sua esperienza e il suo appello. È più piccolo di me, è un padre, ha bisogno di essere aiutato a vivere la sua condizione non essere aiutato a finire i suoi giorni. Le risposte che Mario cerca non le troverà nel sistema sanitario pubblico, né un futuro nell’ordinamento giuridico italiano. Di fronte al dolore, alla sofferenza, al perché di certi eventi che rivoluzionano la vita e mettono in ginocchio uomini o donne nel pieno della loro gioventù bisogna consegnare parole di speranza non di morte. E chi fa spallucce pensando che ognuno può decidere come vuole della sua vita, dovrebbe comprendere che questo modo di fare e di pensare è quanto di più indegno e autodistruttivo l’uomo può pensare di se stesso e degli altri.

 

Perché dovremmo essere tutti d’accordo a concedere a Mario il diritto di morire e non per esempio ad una madre che ha perso un figlio nel fiore dei suoi anni e che da quel giorno non riesce nemmeno più a respirare dal dolore, né a mangiare, né a condurre una vita normale? Chi o cosa stabilisce la soglia del dolore sopportabile? Riusciamo minimamente a comprendere le derive di questa mentalità e alzare un po’ lo sguardo per vedere dove arriveremo se approviamo un certo modo di pensare?

Nella Samaritanus bonus, la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede leggiamo: “La sofferenza, lungi dall’essere rimossa dall’orizzonte esistenziale della persona, continua a generare un’inesauribile domanda sul senso del vivere. La soluzione a questo drammatico interrogativo non potrà mai essere offerta solo alla luce del pensiero umano, poiché nella sofferenza è contenuta la grandezza di uno specifico mistero che soltanto la Rivelazione di Dio può svelare”.

È necessario per Mario e altri fratelli come lui che la società si prenda cura con amore. C’è un’espressione molto bella di Giovanni Paolo II: “guarire se possibile, avere cura sempre” che sintetizza in modo efficace la missione dei medici, degli infermieri e di quanti sono deputati ad accompagnare il malato sottolineando l’importanza delle cure palliative del tutto ignorate dalla politica e dai sostenitori dell’eutanasia. Forza Mario, c’è un’altra strada, c’è una vita da vivere. Lasciati amare.




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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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