Educazione

E voi cosa ne pensate delle storielle estive?

spiaggia

Capita quasi ogni estate quella storiella fugace che si consuma su una spiaggia e poi si torna a casa come se non fosse accaduto nulla. Oggi propongo la testimonianza di una ragazza: “A te che mi leggi voglio dire: È ovvio che si possono fare scelte diverse dalla mia, che si può vivere il sesso in un altro modo. Se sono qui a scrivere non è per fare la morale, ma solo per comunicare qualcosa che mi ha dato gioia”.

Quante volte capita che dei giovani si incontrano in vacanza, stanno insieme in villeggiatura, magari vivono anche delle esperienze sessuali, poi tornano a casa e la vita ricomincia esattamente come prima? Quell’avventura diventa allora un semplice ricordo, da andare a rispolverare nella mente, ogni tanto, quando la routine si fa noiosa o stressante. Cosa pensate di questo modo di approcciarsi al corpo, ovvero dei cosiddetti “amori estivi”, fenomeno che riguarda giovani ma non solo? Credete che sia bello, normale, innocuo vivere relazioni così o in qualche modo ledono la dignità della persona? 

Oggi, per provare a rispondere, vi riporto la testimonianza di C., una ragazza reale:

So bene che nei luoghi di vacanza e nei periodi di svago le occasioni di avere storielle si moltiplicano. Ci sono più sguardi, più serate, più musica, più alcol. So cosa significa trovarsi in vacanza, a 18 o 20 anni, con degli amici, magari in un’isola dove si balla fino all’alba, dove gli appartamenti vicini sono pieni zeppi di ragazzi come te, tanti dei quali sono lì proprio per cercare un diversivo, per fare colpo su qualcuna/o, per vivere legami fisici senza implicazioni. So che tanti proveranno a divertirsi proprio con te e che la tentazione di cedere alle lusinghe, quando si è single, spensierati e con gli ormoni in subbuglio non è poi così remota. Anzi. Lo so, perché ci sono passata. Eppure, quando mi guardo indietro, penso questo: ogni volta che sono riuscita a dire di no, ogni volta che mi sono preservata, ogni volta che sono stata forte quando ogni centimetro quadrato della mia carne mi diceva: “Ma che ti importa? Divertiti…”, ho in realtà rispettato il tempio che è il mio corpo. E sono stata fedele a mio marito, prima ancora di conoscerlo.

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È capitato di sentirmi sciocca, rispetto alle mie amiche. A volte mi sono anche chiesta perché quel senso del pudore con cui mi avevano cresciuta doveva frenarmi, farmi essere tanto diversa dalle altre. Nel mio cuore sapevo che i rapporti occasionali erano “inutili”, che facevano diventare il mio corpo una giostra su cui passare giusto una serata diversa. Sapevo che non aggiungevano nulla alla mia vita. E sono riuscita a non cadere… ma non nego che a volte la mia fedeltà al pudore mi è costata. Eppure, è stata proprio quella mia visione dell’amore e del sesso (“O con l’uomo della mia vita o con nessuno”) che ha attratto colui che poi è diventato mio marito. “Non ho mai conosciuto una ragazza che non abbia baciato nessuno senza essercisi prima fidanzata, che non abbia avuto almeno una storiella”. Ricordo lo sguardo ammirato con cui me lo diceva. In un attimo, tutta la frustrazione per essere stata diversa in molte occasioni è svanita.

Ricordo ancora la sera in cui per la prima volta, io e il mio futuro marito (ancora non eravamo neppure fidanzati) abbiamo parlato di cosa fosse per noi l’amore. “Dare la vita. – gli ho detto io – O quello, o nulla”. Ed è stata questa – mi ha confidato poi – la prima cosa che lo ha fatto innamorare di me. Il senso di pudore, la sete di pienezza, il coraggio di non accontentarmi, che in tante situazioni mi avevano “disturbata”, anche se sentivo che mi proteggevano, hanno permesso all’uomo giusto di bussare alla mia porta. Hanno attratto quell’uomo pulito, onesto, buono, responsabile che avevo sempre sognato: un uomo che guardava nella mia stessa direzione. 

Sia chiaro, non voglio giudicare nessuno né mi sento migliore di altri. Mi ha fatto sorridere la frase di un prete: “Non facciamo in tempo a sentirci migliori di qualcuno, che il secondo dopo dobbiamo già ammettere di essere più poveracci di lui”. Non sono più brava, è che ho avuto il dono di una famiglia dove questi valori erano considerati importanti. E non intendo esprimere condanne di nessun tipo. (Mentre scrivo vengo fuori da un weekend impegnativo, in cui, in più occasioni, ho dato scandalo con la mia radicalità cristiana. A volte le persone rischiano di sentirsi giudicate, vedendoci irremovibili su certi valori. E mi dispiace: perché il giudizio è per l’azione, ma non per le persone, che solo Dio conosce nel profondo). A te che mi leggi, senza giudicarti, voglio solo dire che a volte qualcosa che ti fa sentire “sfortunato” in realtà può essere la tua più grande ricchezza. È ovvio che si possono fare scelte diverse dalla mia, che si può vivere il sesso in un altro modo: se sono qui a scrivere non è per fare la morale, ma solo per comunicare qualcosa che mi ha dato gioia. E poi voglio dirti che lo so: sicuramente ti costa, ma ogni sacrificio fatto per amore – anche di stessi – viene ripagato. A me, anni da single, anni di inviti faticosamente declinati, anni di sguardi schivati, hanno portato l’amore di una persona veramente limpida, che da dieci anni mi tratta come un diamante prezioso, non come il diversivo di una sera.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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