Siamo abituati a pensare che una coppia di sposi santa è costituita da due persone para-monaci. Tutti compiti e dediti alla preghiera e al sacrificio. Potremmo sorprenderci piacevolmente nello scoprire invece leggendo la biografia o gli scritti di sposi santi di come è grande la carica umana ed erotica del loro amore. Sono presenti anche altre dimensioni: quella orante, dialogica, sacramentale ma sempre e tutto in un’armonia che faticosamente cerca Dio in ogni cosa.
Anzi chi spalanca il cuore della vocazione al matrimonio, a Dio che ne è l’autore, fa un’esperienza pienamente umana. Leggete cosa scriveva la beata Maria al marito, il beato Luigi Beltrame Quattrocchi, per esprimere il suo amore in una lettera datata 2 agosto 1905: “Amore santo, vieni, vieni a rifugiarti in me; io t’accoglierò fra le mie braccia, io ti stringerò a me, io ti terrò sulle mie ginocchia, ti carezzerò tanto, amore, che ti quieterai subito”.
E Luigi a sua volta in un’altra lettera indirizzata alla moglie il 27 luglio 1905: “Vi ho stampato un bacio caldo come il mio amore: il pensiero che lo raccoglierai con le tue labbra adorate mi dà un momento di felicità”. Scrivevano tra di loro queste dolcezze cariche di passione in inglese. Forse per celare un certo pudore come notano i coniugi Di Nicola e Danese, loro biografi. Resta la passione, il desiderio, la bellezza di gesti sublimati dall’amore.
Sulla stessa scia anche i santi Luigi e Zelia Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino. In una lettera del 31 agosto 1873 Zelia scrive a Luigi: “Ti seguo con la mente tutta la giornata. Mi dico: «Adesso starà facendo questo». Mi sembra tardi che sarò di nuovo con te, mio caro Luigi: ti amo con tutto il mio cuore e sento raddoppiarsi il mio amore per la privazione che provo della tua presenza; mi sarebbe assolutamente impossibile vivere lontana da te”. E anche Luigi, più compito rispetto all’esuberante moglie, non si esime da espressioni cariche di tenerezza e scrive l’8 ottobre 1863 da Parigi: “Inutile dirti che la tua lettera mi ha dato grande piacere, anche se vedo che ti affatichi troppo. Ti raccomando quindi la calma e la moderazione, soprattutto nel lavoro”.
Sono solo alcuni esempi ma per sottolineare come l’amore si nutre di gesti carichi di passione e di tenerezza verso l’altro. Il cammino di santità di una coppia di sposi passa anche attraverso il modo di amarsi, di parlarsi, di cercarsi, di toccarsi, di vivere l’appartenenza nel corpo e nell’anima. La carica erotica in una coppia che nasce da un cuore che ama e che cerca il bene dell’altro e la realizzazione insieme della propria vocazione, è parte integrante del cammino di fede. Nessuno demonizza la passione se è orientata al Bene ed è al servizio dell’amore. Quando invece è solo ricerca di soddisfacimento dei propri desideri o istinti, allora inquina l’amore e lo rende disarmonico e infecondo. Possiamo imparare dai santi, lascandoci istruire nell’arte di amarsi.
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