CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

I giorni della vita familiare. Tutti vestiti di grazia

2 Agosto 2021

Santa Teresa - Santi Luigi e Zelia

Ripercorriamo oggi la santità di Luigi e Zelia Martin attraverso una interessante e attuale riflessione di don Silvio Longobardi tenuta agli sposi e ai fidanzati in occasione della memoria liturgica dei genitori di Teresa di Gesù Bambino. Un invito a rivestire di fede i giorni della vita coniugale e familiare.

Cari amici, 

sono appena tornato da Lisieux (Francia), la città dove santa Teresa di Gesù Bambino ha consumato i suoi giorni terreni, dando una luminosa testimonianza che ancora oggi risplende in ogni parte del mondo. Teresa descrive se stessa come un “piccolo fiore bianco” nato e cresciuto in una “terra santa”, preceduto “da otto Gigli splendenti di candore”. E definisce i genitori come “due rami benedetti che hanno prodotto questi fiori”. La vita santa di quella famiglia ha avuto un ruolo decisivo nel cammino che ha portato Teresa a vivere la fede con una totalità che sorprende e commuove. A quella famiglia dobbiamo guardare, icona e modello della santità che Dio chiede ad ogni famiglia. Ho pensato perciò di offrire a tutti la riflessione che ho proposto lo scorso 12 luglio, festa liturgica dei santi Luigi e Zelia Martin. Spero che questi appunti siano un buon cibo spirituale per questo tempo di riposo e suscitino il desiderio di approfondire la vita semplice ed eroica di questa famiglia. I testi non mancano. Un caro saluto a tutti.

Don Silvio

 

Per tutti i giorni della mia vita”: con queste parole si chiude la promessa nuziale, la poesia lascia spazio alla prosa: non basta dire: “con te per sempre”, occorre dire: “tutti i giorni”, cioè “ogni giorno”. L’amore non resta un ideale affascinante ma assume la veste della quotidianità, entra nel dettaglio delle singole giornate. Così è stata la vita di Luigi e Zelia. Ma i giorni non sono tutti uguali, hanno un diverso colore. Proviamo a rileggere la concretezza della vita attraverso il brano evangelico.

I giorni della gioia

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea” (2,1): inizia così il brano. Nella vita vi sono giorni speciali, quelli che hanno il timbro della gioia, i giorni in cui la vocazione risplende in tutta la sua bellezza, ci sembra quasi di toccare il cielo. Quando il fratello Isidoro riceve il titolo di baccelliere in scienze, in pratica la nostra laurea, Zelia gli scrive: “…Non ti puoi figurare la gioia che ho provato al ricevere il tuo telegramma.  ho pianto di felicità per la prima volta in vita mia” (LF 3, 12 gennaio 1863).

E quando può riabbracciare il piccolo Giuseppe, che Zelia aveva dato alla balia per il latte, passa una delle giornate più belle: “Ho avuto la felicità di vedere il mio Giuseppe il primo dell’anno. Per festeggiarlo, l’ho vestito come un principe; se lei sapesse come era bello, come rideva di cuore!” (LF 21, 13 gennaio 1867). Segue con particolare amore il cammino delle figlie: “Sono contentissima che Maria, nonostante la sua tenera età, abbia fatto la sua Prima Comunione. Era così ben disposta! Aveva l’aria di una piccola santa. […] Ho passato a Le Mans le due più belle giornate della mia vita, raramente ho provato tanta felicità” (LF 47, 11 luglio 1869).

I giorni della sofferenza

Non hanno vino” (2,3), dice Maria. La vicenda di Cana è l’icona di quello che accade in tante famiglie, ad un certo punto, e senza preavviso, la sofferenza fa il suo ingresso: sono i giorni della prova, quelli in cui tutto si oscura. Nella vita della famiglia Martin è la sofferenza è come una persona di casa, entra ed esce abbastanza spesso. Richiamare i momenti più dolorosi sarebbe una lunga litania di eventi che in gran parte già conosciamo: in primo piano troviamo la morte dei quattro figlioletti; subito dopo, in ordine di importanza, la scoperta del tumore con tutte le inevitabili preoccupazioni in relazione alla famiglia. 

Ma vi sono anche tante altre vicende dolorose, anche se, grazie a Dio, non tutte hanno un esito tragico. Quando Maria, aveva 13 anni, si ammala si febbre tifoidea (in un’epoca in cui non esistevano gli antibiotici), Zelia la cura con tutto l’amore necessario ma la guarigione non arriva, scrive alla cognata: “speriamo che il buon Dio ci risparmia una prova tanto grande come quella di perdere questa bambina. […] Mio marito è desolato: non lascia più la casa, questa mattina si è fatto infermiere. […] Ma sentirla lamentarsi lo fa ammalare e gli toglie tutto il coraggio” (LF 91, 10 aprile 1873).


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I giorni dell’obbedienza

Riempite d’acqua le anfore” (2,7): la parola di Gesù risuona con autorità, i servi accolgono e obbediscono senza chiedersi perché mai compiere quel gesto. Non possiamo evitare i giorni della prova ma abbiamo la possibilità di fari diventare i giorni dell’obbedienza, i giorni in cui impariamo che la sofferenza è una forma di purificazione. Quando muore il nipotino appena nato, lei che aveva goà sofferto per la morte dei figli, scrive al fratello: “Sì, è ben duro. Tuttavia, mio caro amico, non mormorare, Dio è il Padrone, per il nostro bene può lasciarci soffrire tanto e anche di più, ma il suo aiuto e la sua grazia non ci mancheranno mai” (LF 71, 17 ottobre 1871). 

E quando scopre di avere un tumore in uno stadio ormai avanzato che non permette alcun intervento e nessuna terapia, scrive alla cognata: “Checché ne sia, profittiamo del buon tempo che ci resta e non preoccupiamoci; d’altronde sarà sempre e soltanto quello che Dio vorrà” (LF 177, 16 dicembre 1876). Alcuni mesi dopo, quando la malattia fa progressi e non lascia speranze, scrive: “Occorre assolutamente che non perda il poco tempo che mi resta da vivere: sono dei giorni di salvezza che non ritorneranno mai più, ne voglio approfittare. Ne avrò doppio profitto, soffrirò di meno rassegnandomi e farò una parte del mio Purgatorio sulla terra. Chieda per me, la prego, la rassegnazione e la pazienza, ne ho gran bisogno; lei sa che di pazienza non ne ho affatto” (LF 213, luglio 1877)

I giorni della fede

Il racconto evangelico si conclude con queste parole: “i suoi discepoli credettero in lui” (2,11). Sono i giorni in cui Dio manifesta la sua tenerezza e risponde alla nostra supplica. Ma sono anche i giorni in cui, malgrado tutto, rinnoviamo la fede in Dio, certi che fare la sua volontà è ben più sicuro che inseguire i nostri desideri. Luigi e Zelia hanno creduto anche quando le vicende della vita non erano conformi alle loro attese, hanno dato fiducia. Per questo hanno vinto la loro battaglia ed hanno lasciato alle figlie l’eredità più preziosa, quella di una fede che sfida la storia. È questa fede che oggi chiediamo, una fede che fa della nostra vita un pellegrinaggio che trova nell’abbraccio di Dio il suo ultimo e decisivo approdo.

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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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