2 agosto 2021

2 Agosto 2021

Accompagnare i più deboli

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,13-21)
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Il commento

…e guarì i loro malati” (14,14). Gesù cerca un “luogo deserto”, egli potrebbe perciò vedere la folla come un ostacolo che impedisce di realizzare un legittimo obiettivo. E invece l’evangelista lo presenta come il buon Pastore, che guarda con amore e risponde con grande generosità. La compassione di Gesù si traduce in gesti di concreta condivisione. L’evangelista riassume così: “Guarì i loro malati”. In realtà nel testo greco non troviamo il vocabolo usato abitualmente per indicare gli infermi ma árrôstos, un termine che fa riferimento a coloro che sono deboli. Il Vangelo non parla solo dei malati, cioè di quanti portano una ferita nella carne. Gesù incontra una folla debole, stanca e priva di energie. È un’immagine più vicina alla nostra realtà. Noi, infatti, non abbiamo la capacità terapeutica di Gesù ma abbiamo certamente la forza di accompagnare i più deboli, ridare speranza a chi è scoraggiato, confortare chi è deluso, fortificare chi è stanco. A volte basta una parola o un abbraccio. A volte anche solo un sorriso.

La santità passa attraverso la carità quotidiana, come diceva Josemaria Escrivà: “Non dire quella persona mi secca. Pensa: quella persona mi santifica” (Cammino, 174). E suggeriva i passi da fare: “il sorriso amabile per colui che ti annoia; quel silenzio davanti a un’accusa ingiusta; la benevola conversazione con i seccatori e gli importuni; quel non dare importanza quotidianamente a mille particolari fastidiosi e impertinenti delle persone che vivono con te … Tutto questo, con perseveranza, è davvero solida mortificazione interiore” (Cammino, 173). L’agire di Gesù è per noi lo specchio. Lo so, facciamo una grande fatica! Non è mai facile calpestare l’amore proprio. Ma è questa la via della santità. Chi desidera stare con Gesù, deve mettere in conto la gente… fastidiosa. La preghiera non ci chiude nella stanza dell’io ma c’immerge in una storia comune. Oggi chiediamo la grazia di coltivare uno sguardo di benevolenza per imparare ad accogliere tutti con amabilità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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