Giovani

Vincenzo Perna: “La sensibilità è la mia debolezza, ma anche il mio punto di forza”

chitarra

di Ida Giangrande

Ho intervistato il giovane Vincenzo, in arte Zeno. La sua musica è un libro in cui racconta le emozioni e non arretra soprattutto di fronte alle ingiustizie: “Fin da bambino ho sempre avuto a cuore le sorti delle persone più deboli e mi sono fatto coinvolgere emotivamente dalle loro storie e della loro difficoltà. Queste emozioni poi sono diventate canzoni”.

Chi ci legge quotidianamente sa bene che noi di Punto Famiglia apprezziamo e valorizziamo la gioventù buona, quella fatta di ragazzi e ragazze che si impegnano a costruire un mondo migliore mettendo a disposizione i propri talenti, l’ingegno, l’arte, il buongusto e la sensibilità. La cronaca vuole farci credere che i nostri giovani sono tutti scansafatiche, sognatori impuniti, stupratori aggressivi, ma noi non ci crediamo. Crediamo invece che la cronaca racconti solo una piccola parte della realtà e che il nostro bel mondo è pieno di ragazzi brillanti, con tanti valori da esprimere. Sono i giovani che abbiamo cercato di inquadrare anche nel nostro ultimo dossier. “Voi siete il sale della terra”, dedicato proprio a coloro che guardano il mondo con gli occhi del cuore. Per questo ho deciso di intervistare un giovane cantautore napoletano, lui 27 anni, si chiama Vincenzo Perna in arte Zeno e nella vita ha fatto una scelta: dare voce a chi non ha voce. Raccontare il mondo delle emozioni, insegnare ai giovani, suoi coetanei, a rispettarsi per quello che si è e a rispettare l’altro senza pregiudizi di sorta.

Leggi anche: Voi siete il sale della terra  

Come è iniziata la tua grande avventura con la musica? 

La passione per la musica c’è sempre stata fin da bambino, ma perlopiù scrivevo filastrocche. È stato dopo una delusione d’amore, in età adolescenziale, che ho iniziato a scrivere testi più vicini ad una vera canzone e da quel momento non mi sono più fermato. Naturalmente mi hanno aiutato i consigli dei professionisti del settore che mi hanno indicato la via. Credo che il segreto stia nell’allenamento continuo nella scrittura e nell’accrescimento del proprio bagaglio culturale musicale. So che la strada è ancora lunga, ma la passione è tanta quindi sono pronto ad affrontarla. 

I tuoi pezzi hanno spesso affrontato temi delicati come il “bullismo”. Come mai hai scelto di trattare questo argomento alla tua giovane età?

Il mio più grande punto debole, ma anche il mio più grande punto di forza è la sensibilità. Fin da bambino ho sempre avuto a cuore le sorti delle persone più deboli e mi sono sempre fatto coinvolgere emotivamente dalle loro storie e della loro difficoltà. Queste emozioni poi sono diventate canzoni. Un mio brano che però non è mai stato pubblicato raccontava del bullismo. Il brano si chiama “scusaci” e ad ispirarmi è stato un episodio di cronaca in cui un ragazzo preso in giro ripetutamente non è riuscito a sopportare il peso e ha deciso di suicidarsi. Se ci penso ho ancora i brividi e il brano vuole essere appunto una richiesta di scuse da parte di tutti noi e soprattutto da parte di quelle persone che avrebbero potuto difenderlo e non lo hanno fatto. Nel mio repertorio artistico ho affrontato anche tematiche legate a problemi sociali che i ragazzi di oggi si trovano ad affrontare. Parlo a nome di tutti quei ragazzi che soffrono di depressione. Una patologia non sempre riconosciuta. In “bianco e nero” ho cercato di esprimere le difficoltà di questo malessere che spesso viene normalizzato, anzi banalizzato e viene legato ad un normale processo di crescita. In “Daniele” invece ho raccontato di un altro grande problema che è l’ipocondria. Credo che il Covid abbia acuito il problema, ma come espresso anche nella canzone, si può uscire da questo tunnel con l’aiuto degli altri, infatti alla fine il protagonista della canzone riesce a superare il problema grazie all’amore e ad apprezzare la vita. 

Parliamo del tuo ultimo pezzo “Le missioni della Nasa”. Un amore non corrisposto dove spesso si fa riferimento al cielo stellato, ai viaggi spaziali, come mai questo accostamento?

L’accostamento dell’amore alla missione spaziale deriva dall’esigenza di trovare una dimensione ampia che attraversasse i confini della terra, ma che allo stesso tempo avesse con essa un legame. Allora mi sono venuti in mente i viaggi spaziali, dove si attraversa una dimensione terrestre per approdare su un’altra, che nel mio caso è quella del pianeta Marte. La canzone racconta di una storia d’amore che finisce e cerca di spiegare le emozioni che seguono alla separazione. Il protagonista della canzone è ispirato a un mio amico, al quale sono stato vicino in seguito a una delusione d’amore. La sensazione che si prova è quella di stare su un altro pianeta, la mente si annebbia e il cuore non permette agli occhi di vedere la realtà e così il protagonista si ritrova da solo e non può far altro che scendere sulla terra e ricominciare da zero, ma questa volta senza sacrificarsi, senza snaturarsi per un’altra persona. Il messaggio quindi è che dobbiamo circondarci di persone che ci amano e ci apprezzano per quello che realmente siamo. Senza pretendere di cambiarci, di renderci diversi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per ora è uscito il mio primo singolo “Le missioni della Nasa” pubblicato da Visory Indie /VISORY records e distribuito da Believe Italia. per ottobre dovrebbe uscire anche il mio secondo singolo. Inoltre, sto registrando il mio primo EP e la cosa che più mi interessa è arrivare dritto al cuore delle persone affinché si rivedano nelle mie canzoni.

Ascolta qui il brano: Le missioni della Nasa




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