23 luglio 2021

23 Luglio 2021

Qualcosa da togliere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il commento

Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (15,2). Diciamo la verità, questa prospettiva non piace a nessuno: potare o tagliare. Stando al Vangelo non c’è una terza via. Il verbo tagliare fa pensare al giudizio finale, la potatura invece riguarda il tempo presente, occupa tutto lo spazio dei giorni che il buon Dio ci dona in questa vita. Chi accetta di essere potato, partecipa alla gioia definitiva. Chi invece rifiuta troverà chiusa la porta della vita: “chi non rimane in me viene gettato via” (15,6). Le parole del Vangelo hanno una straordinaria forza d’urto, presentano l’esperienza della fede come una continua e necessaria potatura. Non aspettiamoci attestati di buona condotta, ogni volta che facciamo la verifica della nostra vita, se la facciamo con sincerità di cuore, siamo costretti a riconoscere che c’è qualcosa da togliere. A volte, più di qualcosa… Solo in questo modo possiamo continuare il nostro cammino, anzi ma renderlo ancora più spedito. Se invece ci accontentiamo, se pensiamo di aver già fatto abbastanza… rischiamo di diventare rami secchi e dannosi. Un esito triste e purtroppo più diffuso di quello che si crede.

Leggiamo questo Vangelo nella cornice di quella santità che oggi risplende in Brigida di Svezia, una donna vissuta in un secolo oscuro per la vita ecclesiale, segnato da forti contrapposizioni. In questa storia, non priva di ombre, è passata come un raggio di luce. “I santi e le sante sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento nei momenti più difficili della storia della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 16). I santi non sono perfetti ma, sapendo di essere fragili e peccatori, hanno costantemente invocato e accolto la grazia dello Spirito. La Chiesa li offre ai fedeli come modelli di quell’interiore combattimento che deve accompagnare ogni giorno della nostra vita. Fino all’ultimo. Contemplando la loro testimonianza eroica, oggi chiediamo la grazia di custodire l’ideale della perfezione, malgrado le difficoltà e i limiti che sempre sperimentiamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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