In Inghilterra gli aborti continuano a crescere, raggiungendo un numero record nel 2020. Il rapporto annuale presentato nei giorni scorsi dal governo britannico fornisce dati che fanno rabbrividire. Nonostante la pandemia, l’anno scorso 209.917 donne in Inghilterra e Galles hanno abortito, la cifra più alta da quando l’aborto è stato liberalizzato nel 1967. Ma come? Non è stato un tempo in cui sono state sospese tutte quelle cure assistenziali mediche per i malati di tumore o di altre gravi patologie? Come mai le pratiche di interruzione di gravidanza non solo non sono state sospese ma addirittura sono aumentate?
Il rapporto mette in evidenza che più della metà delle donne con più di 30 anni che hanno abortito nel 2020 avevano già fatto prima una IVG. Gli aborti ripetuti sono quindi sempre più frequenti. Un dato inquietante se si pensa che l’aborto è utilizzato come una pratica normalissima di regolazione delle nascite.
Un altro dato preoccupante è l’incidenza dell’aborto nella fascia tra i 20 e i 24 anni. Ma come le grandi aziende farmaceutiche e di rieducazione universale non sono tutte impegnate nella campagna di promozione della contraccezione? Non è vero, dunque, come ci viene sempre ripetuto che la spiegazione e la promozione della contraccezione fa scendere il tasso di aborti!
Al male non c’è mai fine. In Inghilterra hanno recepito una pratica nata negli Stati Uniti: le “buffer zone”, letteralmente spazi cuscinetto, aree attorno alle cliniche dove vengono offerti gli aborti, spazi preclusi agli attivisti del movimento per la vita. Un’idea davvero diabolica perché toglie effettivamente alle donne la possibilità di sapere che ci sono alternative all’aborto e scegliere la vita.
Faccio difficoltà a leggere tutti questi dati come tutela e libertà della donna. A me sembra invece che le donne siano vittime di una cultura che invece di offrire loro la possibilità e i mezzi per aiutarle ad accogliere la vita che già batte nel loro grembo, faccia di tutto per silenziare il bambino e ammorbidire la procedura.
Ieri all’ospedale Gemelli di Roma è nata Giorgia. La mamma aveva contratto la toxoplasmosi in gravidanza e il suo ginecologo le aveva consigliato senza dubbio di abortire. Un colloquio fatto per caso in una mattinata normale dalla sua parrucchiera di fiducia ha ribaltato la decisione. E ieri la piccola è venuta alla luce, sanissima e senza nessun problema rallegrando la vita e il cuore della sua mamma e di tutta la sua famiglia. Nunzia è stata per lei la buffer zone della vita e non della morte. Perché non garantire anche questa possibilità fuori agli ospedali e alle cliniche?
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