13 luglio 2021

13 Luglio 2021

Rimproveri salutari

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Il commento

Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi” (11,20). Le parole che il Vangelo riporta non lasciano dubbi, non si tratta di un semplice rimprovero ma di una radicale disapprovazione che Gesù rivolge alle città di Corazin, Betsaida e Cafarnao nelle quali ha manifestato, con segni e prodigi, la potenza di Dio. Non si tratta però di una sentenza già scritta ma di un ammonimento che ha proprio lo scopo di evitare la condanna definitiva. Le parole di Gesù esprimono l’amarezza e il dolore che egli prova dinanzi allo scetticismo di tanti; al tempo stesso, e proprio attraverso la durezza delle parole, egli intende toccare il cuore dei suoi interlocutori per suscitare un vero desiderio di conversione. Queste parole non sono dettate dalla collera ma dall’amore. 

L’insegnamento evangelico suggerisce una verifica più onesta. Dobbiamo riconoscere che facciamo fatica ad accettare la correzione dei fratelli. Anche quando ci accorgiamo di meritare il rimprovero, tentiamo sempre la carta della giustificazione. Anzi, a volte reagiamo con asprezza, scaricando la colpa sugli altri. Chiudiamo gli occhi e il cuore pur di non ammettere i nostri errori ma, così facendo, non lasciamo entrare Dio nella nostra vita e non gli permettiamo di rinnovarci interiormente. Ci sono situazioni in cui forse non meritiamo il rimprovero ma se accettiamo l’umiliazione diventiamo più simili a Gesù che è stato accusato di essere un mangione e un beone (11,19) o il servo di Beelzebùl (12,24). Con quella saggezza che nasce dall’amore, Teresa di Lisieux consola la sorella per le critiche che ha ricevuto da alcune monache: “quando la mia piccola Madre è guardata di traverso, poiché vedo troppo bene che le sorelle non sono che strumenti posti di traverso da Gesù stesso, affinché la via della piccola Madre somigli a quella che Egli ha scelto per sé, quando era pellegrino in terra d’esilio…” (LT 216, 9 gennaio 1897). È questo l’atteggiamento del cuore che anche noi chiediamo di acquisire.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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