28 giugno 2021
28 Giugno 2021
Cattolici: dove dobbiamo andare e dove vogliono costringerci ad andare | 28 giugno 2021
“Satana non si combatte con Satana”, questo motto che qualche tempo fa un santo sacerdote mi disse in cura ad un atto di palese ingiustizia che avevo subito, mi fece molto riflettere. Dall’alto della sua esperienza e da anni trascorsi più in ginocchio davanti a Dio che in piedi davanti agli uomini, mi invitò a combattere ogni forma di pensiero vendicativo o di reazione di fronte al male “per non inquinare il tuo cuore” mi disse. La sua riflessione partiva dall’evangelico “porgi l’altra guancia” per arrivare all’essenza del mio essere cristiana. Non si può rispondere con la stessa misura. Un cristiano non può agire come il resto del mondo. Cosa non semplice ma un principio condivisibile e illuminato da un altro criterio, imprescindibile dal primo: “Resta aggrappata alla verità. La verità viene dall’amore e l’amore richiede verità”.
È una lunga premessa ma necessaria per commentare l’episodio accaduto a Roma sabato scorso nell’ambito del Gay Pride. Una manifestazione aperta con uno striscione contro il Vaticano, un tizio che irrideva la figura di Gesù con tanto di mantello arcobaleno e corona di spine. I giornaloni hanno taciuto. Se fossero stati derisi o oltraggiati i musulmani e il loro Maometto, credo che ci sarebbe stata una rivolta popolare e invece per i cristiani tutti zittiscono. Anzi vengono gentilmente invitati con un testo di legge, il ddl Zan, a stare in silenzio. La fede per i fautori di queste farse e i promotori di queste leggi, deve diventare un sentimento privato, un’emozione personale da vivere nel proprio cuore o negli spazi ristretti delle sacrestie senza avere la possibilità di incidere culturalmente sull’opinione pubblica e sulla formazione delle nuove generazioni.
In queste sere Vladimir Luxuria per televisione, commentando la Nota del Vaticano sul ddl Zan, dava lezioni sul Vangelo dicendo che Gesù amava tutti e accoglieva tutti. Il giorno dopo su Repubblica Alessandro Zan raccontava la sua esperienza in Aziona Cattolica e di come si era allontanato dalla fede perché non lo accettavano in quanto persona attratta dal suo stesso sesso. Tutto questo mira a mitigare la fede e a ridurla a una serie di buoni consigli su come essere più buoni e più altruisti. Per il resto ci sono loro, che sanno cosa significhi vivere civilmente tra noi e ne danno un ottimo compendio nei Gay Pride.
Ora sinceramente oltre che essere infastidita e a pregare per i loro oltraggi contro la mia fede, sono più preoccupata dell’“orgoglio cattolico”. Non possiamo e non dobbiamo cedere dinnanzi al diritto a professare la nostra fede così come non possiamo rinunciare a considerare peccato l’omosessualità, pur continuando ad amare e ad accogliere i fratelli che hanno attrazione verso lo stesso sesso. E lo facciamo partendo dalla coscienza che siamo tutti peccatori ma nessuno deve gloriarsi né inorgoglirsi del suo peccato. Dobbiamo continuare ad annunciare la verità. È il solo modo che abbiamo per aiutare questi nostri fratelli, per ricordare loro che Dio ama tutti e chiama tutti a salvezza. Ma non può farlo senza la nostra disponibilità.
Il 9 luglio 2000, Giovanni Paolo II durante l’Angelus da piazza san Pietro commentò con forza le provocazioni fatte durante le manifestazioni LGBT, le descrisse come un “affronto” all’Anno Santo e a Roma, un “offesa” ai “valori cristiani” della città. “A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato al Grande Giubileo dell’Anno Duemila e per l’offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male”. Ecco la chiave di lettura dei fatti, c’è un bene e un male, c’è una verità da annunciare e non dobbiamo rinunciare ad affermarla e a testimoniarla. Per amore.
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