26 giugno 2021

26 Giugno 2021

I genitori di Nicola e la loro scelta di vita | 26 giugno 2021

Nicola Tanturli, il bimbo di 21 mesi allontanatosi da casa nella notte tra lunedì e martedì 22 giugno è stato ritrovato nei boschi a qualche kilometro da casa la mattina del 24 giugno. Sono state ore di apprensione per tutti, eravamo con il fiato sospeso ad attendere. Sappiamo che più tempo passa dall’ora della scomparsa più si affievoliscono le speranze e invece il piccolo e vispo bambino ha potuto riabbracciare i suoi genitori. Una grande gioia. Il parroco don Alessandro Marsili, che ha partecipato lui stesso alle ricerche, ha suonato le campane a distesa per cinque minuti. Segno della gioia e del ringraziamento a Dio.

Una vicenda a lieto fine potremmo dire ma non credo che la storia sarà archiviata così facilmente. Leonardo e Giuseppina, i genitori del piccolo Nicola, hanno fatto una scelta fuori dagli schemi comuni e questo l’opinione pubblica non lo tollera. Dopo i virologi, gli esperiti calcistici, i ricercatori dei vaccini più idonei ora è la volta degli esperiti in genitorialità. Agli italiani piace vestire i panni degli opinionisti di turno. 

Leonardo e Pina avevano deciso di andare a vivere nella valle di Campanara, nell’Appenino tosco-romagnolo, per avvicinarsi alla natura. Pina dopo una laurea triennale in Scienze sociali si era avvicinata al mondo contadino. “Mi sembrava assurdo” dice al Corriere della Sera “saper utilizzare un pc e non aver mai piantato un pomodoro, non saper più riconoscere una pianta velenosa da una che cura, calpestare buonissime erbe mangerecce, quale legna usare per dei manici o dei recinti. Così ho conosciuto Leonardo e altri con cui vivere con la tendenza all’autosufficienza”.

“Per avere un po’ di miele per noi, nel 2009, su spinta di un amico ci procurammo una famiglia di api visitata collettivamente; le api che abbiamo adesso provengono tutte da quella lì, il secondo anno ne avevamo 3, poi cinque…”, racconta ancora. “Leonardo, invece, lui voleva fare il contadino già da piccolo. Ha avuto modo di frequentare la campagna andando dai suoi nonni paterni che erano operai agricoli (prima mezzadri) e fin da piccolissimo era appassionato di animali e alberi ma viveva in paese così dai 4 anni metteva da parte i semi e faceva crescere gli alberi che poi piantava e seguiva. Non solo frutti, cipressi querce e anche un ippocastano”.

La coppia ha avuto due figli che condividono il loro modo di vivere nella natura. Lì il telefono non sempre prende e la linea internet arriva a fatica. I bambini sono abituati da subito all’autonomia. Tutto questo disturba. Sembra un’utopia da matti rinunciare alle comodità che il mondo tecnologico offre, o le regole dell’apparenza impongono. Noi genitori ossessivi che trascorriamo più tempo in auto scarrozzando i nostri figli tra la scuola, palestre, feste con gli amici, corsi di musica, baby-sitter e nonni non tolleriamo che ci siano due genitori così. Pensiamo di avere tutto sotto controllo, di essere degli efficienti manager dell’azienda familiare e invece carichiamo delle nostre aspettative i nostri figli. Anche quando sono piccoli e vanno al parco: “attenti a non sporcarvi, attenti a non macchiarvi il pantalone con l’erba, mangiate il gelato senza farlo cadere sulla maglietta!”. Insomma, che stress per un indumento da lavare in più. E invece se stanno seduti sul divano davanti alla tv o al cellulare fin da piccoli siamo più sereni e tranquilli?

La scoperta della natura, specie per i piccoli è un’esperienza meravigliosa che favorisce la crescita e il rapporto con il mondo. Attenzione a giudicare così frettolosamente i genitori di Nicola e il loro stile di vita. Il fatto che non abbiano subito fatto scattare l’allarme, io non ci sarei riuscita perché sono una madre molto apprensiva, non è per forza superficialità. Credevano di ritrovarlo quanto prima. Eventuali responsabilità saranno appurate ma noi cerchiamo di imparare qualcosa per la nostra vita invece di sputare sentenze. 


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