Sessualità

Né sexy né sciatti: il discernimento nel guardaroba estivo

estate

di Pierluigi e Mariagiovanna Beretta

Se un abbigliamento provocante rischia di limitare la reazione di chi ci vede al solo aspetto sessuale, significa allora che il vestito ideale sarebbe uno scafandro con degli stivali? Risponde Mariagiovanna in una lettera a sua figlia: “Carissima bambina mia, la tua vera bellezza non viene da come ti vesti, ma dal fatto di essere amata, di essere unica e irripetibile”.

Pianura Padana, metà giugno: dopo una primavera insolitamente fresca, sono finalmente arrivati i primi caldi afosi, e una mamma si aggira per un grande negozio di abbigliamento alla ricerca di un paio di calzoncini estivi adatti a sua figlia di quasi sei anni. La ricerca però non dà i frutti sperati, e la mamma arriva a chiedersi se non abbia sbagliato reparto: «Ho forse confuso il reparto “Bambina” con il reparto “Intimo”?». Da questa esperienza concreta è nata la nostra riflessione di questo mese, incentrata sulla relazione tra abbigliamento e persona.

L’abito come carta d’identità

Uno dei postulati della psicologia moderna in merito alla comunicazione dice che “è impossibile non comunicare”: la semplice presenza o assenza di una persona è di per sé un messaggio. E la comunicazione include sempre due livelli: uno esplicito (verbale) ed uno implicito (non verbale). Il corpo stesso, con i suoi gesti, la sua postura ed il suo l’abbigliamento, è parte integrante della comunicazione non verbale.

In molte epoche della storia ed in diverse parti del mondo, l’abito è stato visto come una “carta d’identità” della persona, comprensibile da tutti ed immediatamente. Nelle società caratterizzate da legami sociali e familiari “forti”, Il ruolo sociale, l’appartenenza ad un ceto, il periodo dell’anno solare o liturgico, lo stato di vita della persona, hanno sempre trovato la loro espressione in un codice di abbigliamento specifico.

In una società consumistica ed individualistica come quella in cui viviamo, buona parte di questa componente relazionale dell’abbigliamento è venuta a mancare: l’abbigliamento è sempre più un prodotto di consumo, e ci si veste sempre più secondo la moda imposta a livello globale da grandi gruppi dell’abbigliamento, che non secondo criteri relativi alla realtà concreta di ciascuna persona.

Tuttavia, anche se a livello sociale non siamo più abituati a decifrare questo tipo di comunicazione, essa rimane lì, immutata. Anche se non ne siamo coscienti, il nostro outfit è sempre un messaggio che mandiamo a chi incontriamo.

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Il pudore a servizio della persona

Gli animali non si vestono; l’essere umano sì. Il vestiario sembra quindi una caratteristica essenziale dell’essere umano, che lo rende profondamente diverso dagli altri animali. Il racconto contenuto nel libro della Genesi è valido per qualunque gruppo umano, a qualunque latitudine e longitudine: l’abbigliamento nasce inizialmente dalla necessità di coprire gli organi legati al sesso. Anche nei luoghi più caldi, gli organi sessuali sono comunque coperti, o al più dissimulati da accessori dedicati. 

Ancora il racconto della Genesi, in particolare nell’interpretazione che ci è stata tramandata da Karol Wojtyla, ci rivela la motivazione: il nascondimento dei “valori sessuali” nasce come difesa della dignità della persona. La vista degli organi genitali, infatti, se ad uno sguardo “educato” richiama al desiderio di amore e di comunione per cui ogni essere umano è creato, a uno sguardo superficiale si limita a stimolare l’impulso sessuale. E l’impulso sessuale è talmente potente da portare facilmente la mente dell’osservatore a concentrarsi solo al suo soddisfacimento, dimenticandosi della persona nella sua totalità.

La bellezza è un’esigenza della vocazione all’amore

Ma come coniugare la necessità di difendersi dall’essere fatti oggetti passivi degli impulsi di un altro, rispetto alla vocazione all’amore e al dono di sé? Se un abbigliamento provocante rischia di limitare la reazione di chi ci vede al solo aspetto sessuale, significa allora che il vestito ideale sarebbe uno scafandro con degli stivali? 

Evidentemente no! «Questo pudore non può limitarsi alla fuga dalla reazione nei confronti dei valori sessuali; bisogna considerare il desiderio di provocare l’amore, reazione al valore della persona degli altri, e di viverlo noi stessi» (Karol Wojtyla, Amore e responsabilità).

La necessità del pudore deve andare a braccetto con la vocazione alla bellezza e all’essere “amabili” come persone. Il vestiario più degno della vocazione all’amore è quello che mette in primo piano il valore e la bellezza della persona “a tutto tondo”, senza tralasciare la sua femminilità o mascolinità, ma senza attirare l’attenzione primariamente su di essa.

Da mamma a figlia

Alla nostra figlia ancora bambina, Mariagiovanna lo spiegherebbe così:

Carissima bambina mia,

ti scrivo perché vorrei dedicarti una riflessione su una cosa che so che ti sta a cuore già ora, e probabilmente lo sarà molto di più man mano che crescerai. Vedo già da ora come scegli con cura i vestiti che metterai, gli accessori da abbinare, come ti guardi allo specchio per vedere quanto stai bene. Vedo tutta la tua gioia e la tua freschezza nel fare questo, che ora è per te ancora un gioco.

L’altro giorno sono andata in un grande magazzino per cercare un paio di pantaloni corti per te. Ce n’erano di tanti colori, con fantasie molto belle, a buon prezzo. Quello che mi ha fatto desistere dal prenderli è stato immaginarti con indosso questi pantaloncini, cortissimi e attillati, praticamente in grado di coprire la biancheria intima e poco più. Mi sono venute in mente le ragazze e le signore che spesso vedo camminare lungo la ciclabile vicino a casa nostra: con pantaloni succinti dai quali debordano glutei e cosce (magari nemmeno troppo toniche). Ti ho immaginato tra qualche anno, vestita così, per non essere da meno delle tue amiche, con i jeans tagliati corti, così corti da far uscire la fodera delle tasche. E così mi sono posta alcune domande: che cosa cerchiamo noi donne quando ci vestiamo così? Che cosa c’è di male nel girare con le gambe completamente scoperte? Nel mostrare orgogliosamente i propri glutei? Si tratta forse solo di un modo efficace per sfuggire al caldo?

Ricordati sempre che ogni ragazza vorrebbe essere considerata bella, vorrebbe attrarre e sentirselo dire. Però attenzione a dove cercherai questo genere di attenzioni. Molte persone che hai attorno ti diranno che non sei abbastanza bella, che hai dei difetti, e si concentreranno solo su quelli. E allora tu cercherai il vestito più alla moda, il trucco più appariscente, la gonna più corta… e loro continueranno a paragonarti alle altre. Già adesso lo stai sperimentando, con quei compagni che fanno i bulli e che ti prendono in giro perché hai messo gli occhiali.

Ricordati che le loro parole non sono che vento, o, come dice la Bibbia, vanità. La tua vera bellezza non viene da come ti vesti, ma dal fatto di essere amata, di essere unica e irripetibile. Se ti paragoni ai modelli che ti propone il mondo ne uscirai sempre perdente, perché per il mondo non sarai mai abbastanza. Guai a chi ti paragona agli altri! Troppo alta, troppo bassa, troppo secca, troppo grassa, sempre troppo o troppo poco…

Se resti impigliata nei loro ragionamenti non riuscirai mai a dare il meglio di te. Sarai sempre schiava della moda, che altro non è che uno strumento del potere per manipolare le coscienze e incrementare i consumi. E questo ti ruberà la gioia. Non avere paura di accogliere Colui che solo sarà capace di tirare fuori il meglio di te.  Diamo il meglio di noi stessi quando siamo amati. Diventiamo più belli. Non essere sciatta, sii elegante, ma ricordati che non dipende solo dal vestito che hai, dipende dai tuoi gesti, da come parli, se usi la tua lingua per ferire o per guarire. Tu vuoi attrarre a te le persone, in una parola vuoi sedurre, ma ricorda che alla fine le persone che scegliamo per la vita sono le persone sincere, gioiose, amabili.

Con un vestito puoi attirare l’attenzione superficiale di qualche marpione che passa per strada o al bar, ma se tu cerchi l’amore vero allora devi passare dalla porta stretta dell’amicizia che si costruisce giorno per giorno. Ma a questo punto mi chiederai: “Mamma, ma allora come mi devo vestire?”.  Il tuo vestito sia segno della tua dignità, del tuo immenso valore, della tua forza. Devi risplendere, tesoro: “Risplendete come astri nel mondo” dice San Paolo. Vestiti come una persona che sa a quale destino è chiamata. Tu sei fatta per la gloria, per l’eternità, per la verità, per la bellezza, per il bene. Tutto questo deve risplendere nel tuo abbigliamento. Vestiti in modo da ispirare nelle menti degli altri pensieri belli, profondi, puliti.

Il tuo volto sia sempre raggiante di gioia, la gioia di sapere che c’è qualcuno che ti attende perché come te non c’è mai stato nessuno, né mai ci sarà. Questa consapevolezza non te la regalerà nessun make-up.

Hai un destino da regina, che tu ci creda oppure no. Non intendo le principesse delle fiabe, intendo proprio una regina, di quelle vere. E se proprio vuoi cercare un’influencer, ti consiglio di cuore di guardare a Maria, che in apparenza era una ragazzina probabilmente non appariscente, vissuta duemila anni fa in una zona periferica dell’impero (un villaggio decisamente poco in), che per aver detto Sì a Dio è diventata regina, è divenuta la Donna vestita di Sole. Auguro anche a Te, piccolina mia, di vestire un giorno l’outfit di Maria: non c’è garment più fashion di quello.

Con amore, la tua mamma




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1 risposta su “Né sexy né sciatti: il discernimento nel guardaroba estivo”

Grazie del bell’articolo da mamma. Anche gli uomini padri possono fare molto. Un giorno mio padre disse sorridendo a mia sorella Isabella che era bella:” Oh, come sei vestita oggi…” Mia sorella capi’ subito e non mise più quella gonna. Ora sono entrambi in paradiso e penso che si ricorderanno…..

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