DDL Zan

Quei cattolici fieri di essere diversi

Giubileo

di Don Silvio Longobardi

Con una nota verbale inviata il 17 giugno, la Segreteria di Stato vaticana chiede al Governo italiano di modificare il disegno di legge contro l’omotransfobia, attualmente all’esame della Commissione giustizia del Senato. Una preoccupazione da parte della Chiesa fondata che nasce dal dovere di custodire la Libertas Ecclesiae, cioè la libertà di annunciare il Vangelo così come lo ha ricevuto e annunciato nei duemila anni della sua storia.

Che strano! La tutela della diversità viene perseguita con l’esplicito intento di soffocare e, se possibile, eliminare ogni diversa opinione contraria. La rivendicazione della libertà di genere diventa l’arma per togliere la libertà di parola. Ogni essere umano è libero di scegliere il genere sessuale che più gli aggrada, in barba al buon senso. Per promuovere questa discutibile libertà si sopprime la libertà di criticare, usando leggi ad hoc, proprio come oggi avviene in quei Paesi, come la Cina, in cui l’apparente democrazia è sostituita da una sempre più rigida autocrazia. Eh sì, perché di questo si tratta. È questa la posta in gioco. La libertà di pensare e di manifestare. 

La Chiesa Cattolica non ci sta! La Santa Sede lo ha detto chiaramente con una Nota ufficiale inviata qualche giorno fa al nostro Ministero degli Esteri. È assai probabile che, secondo le migliori consuetudini diplomatiche, prima di arrivare a redigere un documento di questo tipo, che manifesta preoccupazione e inquietudini, la Segreteria di Stato abbia cercato i contatti riservati con il mondo politico al fine di evitare una pubblica sconfessione. D’altra parte, nei mesi scorsi non erano mancate le posizioni sempre più critiche di numerosi vescovi. Non conosco e non frequento i Palazzi del Potere ma sono certo che questi canali sono stati attivati. Nessuno dei soggetti istituzionali desidera arrivare allo scontro diplomatico, tanto meno la Santa Sede, da sempre e più degli altri Stati, abituata a cercare compromessi che salvaguardano i diritti di tutti. In questo caso, evidentemente, i passi felpati della diplomazia hanno incontrato o, per meglio dire, sono andati a sbattere contro il muro granitico di quella politica che difende il disegno di legge Zan come se fosse un dogma inamovibile e immodificabile della civiltà giuridica. 

La presa di posizione del Vaticano esprime nella forma più eloquente la libertà di custodire e coltivare un’antropologia sessuale sostanzialmente diversa da quel Pensiero Unico che il Potere vuole imporre per Legge. È una buona notizia nel contesto di un relativismo etico che, con la complicità dei mass media, trova spazio ed appare sempre più radicato anche nella comunità ecclesiale. In soldoni, la Chiesa rivendica la Libertas Ecclesiae, cioè la libertà di annunciare il Vangelo così come lo ha ricevuto e custodito nei duemila anni della sua storia. Un principio al quale non può in alcun modo rinunciare se non vuole diventare una Chiesa di Stato, cioè una Chiesa che si allinea con le posizioni dominanti del Potere. Una Chiesa non più eco della Parola eterna ma cassa di risonanza della cultura mondana. Una Chiesa che misura la sua dottrina con la verità statistica della maggioranza. 

A quei cattolici affascinati e sedotti dalla cultura arcobaleno, la Santa Sede dice che è necessario distinguere il rispetto rigoroso per ogni persona, indipendentemente dalle sue scelte, da quella cultura sessuale che nasconde o calpesta la reciprocità maschile–femminile. A quei politici che si presentano come cattolici e che abbracciano toto corde la proposta gender o sono remissivi, la Chiesa fa sapere che hanno tradito la loro identità e non hanno fatto abbastanza per promuovere la vera dignità della persona. La Nota del Vaticano è un messaggio che incoraggia vescovi e preti a proclamare senza paura il valore della reciprocità sessuale come pilastro essenziale di una società che rispetta la grammatica fondamentale dell’umana natura. Non è un reato dire che la famiglia è fondata sul legame che unisce un uomo e una donna; e difendere il principio che un bambino ha diritto di crescere con un padre e una madre. 

Agli uomini di cultura che si professano cattolici e sono i più accaniti promoters della civiltà gender, la Nota ufficiale della Santa Sede non dice proprio nulla, sono così convinti di aver ragione da non permettere a nessuno di modificare le proprie idee. Anzi, useranno l’intervento della Segreteria di Stato per rivendicare la loro libertà di pensiero. 

Scrivo questo editoriale a ridosso della notizia che corre sui social ma, posso già immaginarlo, i mezzi di informazione faranno a gara nell’intervistare i cattolici adulti, quelli che, ça va sans dire, guardano alla cultura gender come la vera salvezza dell’umanità. Ai loro occhi l’intervento della Santa Sede appare come una sterile battaglia di retroguardia che non avrà effetti significativi sulla Legge e servirà soltanto a mostrare che la Chiesa è diventata sempre più irrilevante. Questi Signori fanno finta di non sapere che il Vangelo è tanto più fecondo quanto meno si allinea al Potere. Hanno dimenticato che il cristianesimo è come un seme gettato nella terra, nascosto o calpestato. Una Chiesa che non ha il coraggio di essere differente, anche a costo della marginalità sociale, finirà per diventare indifferente, sale insipido e inutile. 

La Nota della Santa Sede può essere una rondine solitaria ma può anche diventare il segnale di un cattolicesimo fiero della propria diversità e perciò capace di offrire alla società un contributo originale che, insieme alle altre voci, concorre a costruire una famiglia dal volto umano.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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1 risposta su “Quei cattolici fieri di essere diversi”

Libera Chiesa in libero Stato, come dice il Concordato.il bambino / bambina appena viene alla luce è un cittadino che ha pari diritti, dunque ha dei diritti. Il diritto di un bambino è di essere accudito e di avere vicino che lo ha procreato, cioè padre e madre. E’ un suo diritto. non li ha solo l’adulto che “vuole” un bambino. Il gender elimina il diritto del bambino. Che ora partono dal 7mo mese di gravidanza come recita l’assegno unico universale.

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