Tra le tante cose nel tempo della pandemia che non ho potuto fare, viaggiare è certamente una delle più grandi mancanze. I viaggi nella mia vita sono per lo più pellegrinaggi, incontri, storie da raccontare attraverso il mio lavoro. L’era digitale non potrà mai sostituire l’ebbrezza di un incontro, la risposta dei sensi a quell’aria nuova, alle narici che si aprono per accogliere quegli odori che ti restano appiccicati addosso dopo giorni dal tuo rientro.

Un pellegrinaggio non è solo conoscere un luogo, rievocare fatti storici, arricchirsi culturalmente. È molto di più. È la possibilità di entrare in una storia che ha il profumo di Dio, è contemplare quanto il Signore opera nella vita di chi si lascia da Lui accompagnare e trasformare, è comprendere che gli anni dell’esistenza passano ma chi ha scelto Dio lascia agli uomini dei secoli futuri il profumo della santità. Attraverso i testimoni che hanno abitato quei luoghi, il cuore attento incontra Dio, il vero protagonista.

Agli sposi consiglio vivamente di recarsi in pellegrinaggio ad Alençon in Normandia. Qui è possibile visitare e sostare in preghiera nella casa della santa famiglia Martin, Luigi e Zelia e i loro nove figli tra cui la grande Teresa di Gesù Bambino. Qui si può fare esperienza di una disarmante normalità. Non si trovano maestose Cappelle, aurei dipinti, ricche opere d’arte ma aghi per intessere il merletto più prezioso del tempo, canne da pesca per lo svago, ceste di bambole e cubi di legno per il gioco dei bambini.

Chi cerca insomma miracoli o prodigi particolari non li troverà al n. 34 di via Saint-Blaise. È più simile alle nostre case di quanto possiamo pensare. Certo tutto con lo stile degli ultimi anni dell’Ottocento ma è proprio qui che Dio ha scelto di mettere la sua tenda e Luigi e Zelia lo hanno accolto come l’ospite prezioso, il primo servito, il re indiscusso. Visitare la loro casa significa fare un tuffo nell’ordinarietà. Tutto qui è stato pensato, il tintinnio dei piatti durante la preparazione del pasto, il rumore della punta del calamaio sui fogli ruvidi che raccoglievano le confidenze di Zelia nelle sue corrispondenze, la voce di Teresa che chiamava la mamma dalle scale, per ricordare al pellegrino la liturgia domestica che ogni giorno si celebrava nella casa.

I santi ci indicano Dio, ci conducono a Dio, fino a far diventare la loro stessa vita il luogo, la tenda dove abita il Signore. Dopo l’annuncio della loro beatificazione nell’ottobre del 2008, nella casa dei Martin è stata abbattuta la parete che divideva la Cappella dalla stanza nuziale di Luigi e Zelia. A me è sembrato un segno bellissimo: il fiume della grazia di Dio irrompe nella vita di una famiglia e tutto viene rivestito di grazia. Che bello se anche gli altri potessero riconoscere dopo la nostra morte che la fede ha rivestito di gioia tutta la nostra vita. Cosicché ogni pellegrinaggio diventa l’emblema di un altro viaggio, quello che dura tutta la nostra vita e che ci condurrà un giorno nell’eternità.

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