Coppia
Attentato a Giovanni Paolo II: quelle parole che non riuscì a dire…
di Pierluigi e Mariagiovanna Beretta
Possiamo affermare che l’attentato a Giovanni Paolo II, con tutti i segni soprannaturali che l’accompagnano, rimanda ad uno scontro tra forze del bene e forze del male, tra chi sta con Dio e chi gli è contro? Sì, e il campo principale nel quale si svolge questa battaglia è proprio la relazione uomo-donna.
È ricorso pochi giorni fa il quarantesimo anniversario dell’attentato a papa Giovanni Paolo II. Per l’occasione, tutti i principali mezzi di comunicazione, nazionali ed internazionali, hanno ricordato la cronaca di quel lontano pomeriggio del 1981, con foto o filmati originali, e con le parole di qualche testimone, a partire dell’allora segretario del Papa, Stanislaw Dziwicz.
In molti, soprattutto tra le testate di matrice non cattolica, si sono soffermati sulle retrostanti trame politiche, ancora non dipanate, che partono dalla Turchia di Mehmet Ali Agca e arrivano ora alla Bulgaria, ora all’Unione Sovietica. Sul fronte cattolico, è stato ampiamente ricordato il legame tra l’attentato al Papa e le apparizioni della Vergine a Fatima: i fatti descritti nel terzo segreto, e la convinzione del Papa riguardo all’intervento provvidenziale della Madre celeste a deviare la pallottola.
Un dettaglio trascurato, ma fondamentale
Decisamente meno pubblicizzato è invece il contenuto dell’Udienza che il Wojtyla si apprestava a tenere in quel mercoledì di quarant’anni fa: tale contenuto lo si può ritrovare nell’archivio online del sito ufficiale vaticano (vatican.va). Come sa chi segue i nostri articoli, le Udienze del mercoledì negli anni compresi tra il 1979 ed il 1984 sono state la cornice nella quale Giovanni Paolo II ha consegnato alla Chiesa e a tutta l’umanità uno dei suoi più importanti contributi, quello sull’ “amore umano nel piano divino”.
Per mercoledì 13 maggio era in programma un doppio, rilevantissimo, annuncio: «Desidero ora annunziarvi che… ho ritenuto opportuno istituire il Pontificio Consiglio per la Famiglia […] Ho deciso inoltre di fondare presso la Pontificia Università Lateranense, che è l’Università della diocesi del Papa, un Istituto internazionale di studi su matrimonio e famiglia, il quale inizierà la sua attività accademica col prossimo ottobre …» (Giovanni Paolo II, Udienza del 13 maggio 1981 – testo non pronunciato).
Quel pomeriggio Giovanni Paolo II avrebbe quindi pubblicamente “fondato” due istituzioni di capitale importanza per l’evangelizzazione del Matrimonio: il Pontificio Consiglio sarebbe stato il braccio operativo della Santa Sede per tutte le proposte ed iniziative inerenti la famiglia di lì in avanti. L’Istituto Internazionale invece, poi noto come Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia, sarebbe diventato il centro nevralgico per il recepimento, lo sviluppo e la divulgazione di tutta la riflessione wojtyliana sull’amore umano, quella Teologia del Corpo di cui anche a noi è stato chiesto di farci divulgatori.
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Lo scopo di questo istituto, a detta dello stesso Pontefice, era quello di lavorare per scoprire e testimoniare la verità circa il bene inscritto nella relazione uomo-donna: non doveva essere un luogo di scambio di opinioni, né un luogo dove definire il lecito e l’illecito. Ma un luogo in cui il centro della riflessione fosse la ricerca della verità inscritta fin dal Principio nella creazione stessa dell’uomo (un’antropolgia adeguata), a partire dal significato della corporeità nella sua differenza sessuale: «Quando l’uomo è di fronte alla donna, sorge allora la persona umana nella dimensione del dono reciproco, la cui espressione – che è l’espressione anche della sua esistenza come persona – è il corpo umano in tutta la verità originaria della sua mascolinità e femminilità» (Giovanni Paolo II, catechesi di 9 gennaio 1980).
Carlo Caffarra e l’Istituto Giovanni Paolo II
L’incarico di preside del neonato Istituto universitario era stato affidato ad un teologo emiliano poco più che quarantenne, don Carlo Caffarra, che già da alcuni anni si dedicava alla riflessione sulla sessualità umana e sul matrimonio.
Anni dopo, Caffarra stesso renderà pubblici alcuni fondamentali retroscena delle vicende di quei primi anni ‘80. Narra infatti che, nei primi turbolenti anni di vita dell’Istituto, con ancora nel cuore lo stupore per le misteriose coincidenze del 1981, si decise a contattare l’unica veggente di Fatima superstite, suor Lucia dos Santos, chiedendole preghiere per l’opera che stava portando avanti. Suor Lucia, inaspettatamente, non si limitò ad offrire preghiere, ma rispose alla richiesta di Caffarra con un lungo manoscritto, che si concludeva con la seguente profezia: «Verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il matrimonio e la famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa» (Suor Lucia dos Santos, lettera a don Carlo Caffarra, circa 1983-1984).
Una battaglia contro la creazione stessa
Per chiarire i contorni di questa profezia, prendiamo a prestito le parole che chi scrive ha udito dal Card. Caffarra stesso, nell’ambito di una conferenza tenutasi a Pavia cinque anni fa: «Se leggiamo il capitolo secondo di Genesi, vediamo che la costruzione della creazione si fonda su due colonne: il rapporto tra l’uomo e la donna, e il lavoro umano. La battaglia attualmente verte esattamente su questi due […]. È una vera provocazione. Satana sta dicendo a Dio creatore: “Io ti faccio vedere che sono capace di costruire una creazione che contraddice la tua, e gli uomini e le donne diranno: come si sta bene! I diritti fondamentali delle persone sono rispettati! Ma guarda com’è bella questa creazione! E avrò vinto io”. È una vera provocazione, questa. Il metodo è quello solito: la menzogna. Far apparire bene ciò che è male; luce ciò che è tenebra; rispetto dell’uomo e della donna ciò che non è rispetto né dell’uomo né della donna… né del bambino!» (Card. Carlo Caffarra, Pavia, 20 maggio 2016, trascrizione da audio registrato).
Possiamo quindi affermare che l’attentato a Giovanni Paolo II, con tutti i segni soprannaturali che l’accompagnano, rimanda ad uno scontro tra forze del bene e forze del male, tra chi sta con Dio e chi gli è contro. E il campo principale nel quale si svolge questa battaglia è la relazione uomo-donna e, ancor più radicalmente, l’umanità dispiegata nella sua duplicità, maschile e femminile.
La battaglia è nel vivo, qui ed oggi!
Ma ciò che è successo nel 1981 è soltanto un fatto storico? La pervasività con cui le istanze inerenti la “fluidità sessuale”, per esempio, stanno occupando ogni possibile spazio sociale e comunicativo negli ultimi anni e mesi, è segno che questa battaglia per una “creazione alternativa” sta aumentando di intensità, oggi, nel 2021. Dietro alla rassicurante perifrasi “nuovi diritti”, si cela in realtà un’intenzione che non dobbiamo esitare a definire al contempo blasfema e anti-umana, tesa all’autodistruzione dell’umanità.
La scelta che ci attende
«La Chiesa è sempre chiamata a fare ciò per cui Abramo pregò Dio, e cioè avere cura che vi siano abbastanza giusti per tenere a freno il male e la distruzione» (Benedetto XVI, Luce del mondo, 2010). Siamo impotenti davanti a questa opera distruttiva? Il messaggio di Fatima ci rivela che tale scontro è a livello superiore rispetto alle pure strategie umane; la risposta dovrà quindi adeguarsi a questo livello, nel quale anche le più potenti e raffinate strategie politiche e sociali sarebbero insufficienti. Ecco dunque la strategia che la Vergine ha proposto ai tre pastorelli di Fatima: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, 1, 162). Giovanni Paolo II ha risposto affermativamente a questa proposta e, prendendo su di sé la sofferenza fino all’offerta della propria vita, ha voluto porsi come argine al dilagare della distruzione. Suor Lucia, Giovanni Paolo II e Carlo Caffarra hanno già offerto le loro sofferenze quando erano in vita. Ora tocca a ciascuno di noi decidersi per questa offerta.
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